Famiglia

L’assalto all’ambulanza della Croce Verde

Il presidente della sezione Ampas di Buccinasco invece di punire la baby gang vuole coinvolgerla nell'attività dell' associazione

di Gabriella Meroni

I ragazzi che ci hanno tirato i sassi? Non li odiamo, anzi. Ci piacerebbe che venissero con noi in ambulanza. Come volontari». Corsico, hinterland di Milano, a pochi chilometri da Buccinasco. A parlare è Gianmarco Nigretti, 41 anni, presidente della Croce Verde cui appartenevano i quattro volontari – due ragazzi e due ragazze, studenti lavoratori, età massima 25 anni – che la notte di venerdì 1° giugno sono stati attaccati da un gruppo di 15 teppistelli che prima li hanno attirati in un?imboscata, e poi gli hanno tirato sassi e bottiglie. Nigretti ha avuto un?idea, e la annuncia a Vita. «Stiamo pensando a un invito a venire in Croce Verde», continua, «rivolto proprio a quelli che ci hanno attaccato forse senza rendersi conto della gravità della loro azione. Sia chiaro, non li scuso né li giustifico. I quattro aggrediti erano sconvolti, sono stato con loro due giorni. Ma non si esce da questa storia con il muro contro muro. E poi, in quella zona ci dobbiamo tornare. Di più, ci siamo già tornati». L?episodio accaduto nel quartiere ?Musicisti? di Buccinasco ha destato grande impressione sui giornali, in città e tra le associazioni che si occupano di volontariato sanitario d?emergenza. Forse perché è stata la realizzazione dell?incubo esorcizzato col detto ?non sparate sulla Croce Rossa?. O forse perché ha mostrato cosa potrebbe succedere ai 400mila volontari che in Italia gestiscono il 90% dei servizi del 118. Sicuramente, ha costretto tutti a riflettere sul ruolo di questi giovani (età media 30 anni), che da qualche tempo si sentono mandati allo sbaraglio. Forse più di prima. «Nel nostro lavoro siamo preparati alle intemperanze di persone fuori di sé, ubriachi, disabili psichici», racconta Alberto Corsinovi, responsabile sanità per le Misericordie d?Italia. «È il nostro lavoro, e lo accetto. Accetto meno il fatto che i nostri automezzi vengano danneggiati da gruppi di tifosi fuori dallo stadio, o da certi manifestanti. Ma se a sfasciare le ambulanze sono ragazzi che non hanno di meglio da fare allora no, non riesco a concepirlo. E non vorrei mai ritrovarmi, da responsabile di equipaggio, a restituire alla famiglia un volontario ferito, invalido o peggio». Volontari che sono sempre più decisivi, anche per gli interventi in campo sanitario, e sulle cui spalle gravano responsabilità sempre più pesanti. È di qualche tempo fa la decisione di permettere l?utilizzo dei defibrillatori cardiaci, in grado di rianimare persone ai confini tra la vita e la morte, anche al personale ?non medico?. E pensare che la loro figura manca ancora di un preciso inquadramento giuridico? «Ai volontari in ambulanza è chiesto sempre di più», conferma Ezio Mori, direttore delle Pubbliche Assistenze lombarde. «C?è indubbiamente una tendenza alla professionalizzazione del soccorritore. Tanto che qualcuno azzarda l?ipotesi che un domani questa figura possa essere incompatibile con il volontariato del tempo libero». Forse non si arriverà a questo punto. Anche perché molti volontari sono fieri di conciliare attività lavorativa, studio e servizio in ambulanza. Come i quattro di Buccinasco. «Chiediamo solo di fare il nostro lavoro senza rischi», conclude Nigretti. «Abbiamo una grande risorsa, che è il rispetto della stragrande maggioranza della gente, che collabora con noi. Gli altri speriamo di conquistarli presto». Un?occasione potrebbe essere vicina: il 23 giugno la Croce Verde di Corsico farà una festa con gli abitanti del quartiere, tre dei quali hanno già regalato loro altrettante ambulanze nuove e un?auto ausiliaria. Un bel modo per dire: resistete, siamo con voi.


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