Non profit

L’asilo per mio figlio? L’ho trovato in fattoria

Il boom degli agriasilo, a 450 euro al mese

di Chiara Cantoni

Impastare morbidi panini alla farina di mais e poi gustarli ancora caldi di forno. Non prima, però, di aver pigiato l’uva e foraggiato gli animali nella stalla. L’aria di campagna, si sa, mette appetito. E, se ci scappa una fantasia agreste, tanto meglio, bucce di ortaggi e polpa di frutta sono ottime materie prime per bucoliche composizioni floreali o laboratori di collage. Si chiamano agriasilo, agrinido per i più piccini, e sono il frutto di un tessuto agricolo che si reinventa in chiave polifuzionale nel solco dell’imprenditoria femminile, che interpreta i bisogni del territorio e qualche volta genera servizi. La rivoluzione viene da alcune pioniere di Donne Impresa della Coldiretti, che in diverse regioni d’Italia hanno trasformato le loro fattorie in vere e proprie scuole materne. Con tanto di strutture a norma e personale qualificato per classi di 6-15 bambini, da 13 mesi a 6 anni.
Un fenomeno nato in sordina ma che si appresta a rivoluzionare il panorma nazionale della scuola per l’infanzia. Un centinaio le esperienze oggi in cantiere, oltre la decina le realtà già operative: Veneto, Trentino, Friuli e Piemonte in testa. «Dall’Agrinido Il Cavallo a dondolo di Mezzocorona (TN), aperto nel settembre 2007, al Cucu Bebe dell’Azienda agricola Cenzon Tatiana a Soave (VR), inaugurato nel 2008, all’agrisilo La piemontesina di Chivasso (TO)», elenca Silvia Bosco, coordinatrice nazionale Donne Impresa. «Alcune di prossimo debutto, come in Liguria o il Settimomiglio a Settimo Torinese (TO); altre già consolidate, come l’agrinido Fattoria casa mia di Ospedaletto di Pescantina (VR), dove l’unico ingrediente chilometrico è la lista d’attesa. Il resto, tutto locale, con appetitosi menù a base di cibi freschi e stagionali, approvati dalla Asl di zona».
Complice del boom, «la carenza di strutture per l’infanzia che genera tentativi di risposte dal basso, a prezzi concorrenziali di circa 430-450 euro al mese». Ma anche il ruolo attribuito alla natura nei percorsi formativi: secondo un’indagine Coldiretti/Swg, il sogno di una “palestra verde” dove crescere i propri figli, farli giocare all’aria aperta con piante e animali, gustando merende genuine, appartiene al 78% dei genitori italiani. E il metodo educativo degli agriasilo, calato nel mondo rurale, ha subito trovato largo consenso. Le opportunità didattiche variano dalla Pet therapy all’orto sensoriale, dall’aromaterapia alla fitoterapia, dal teatro all’agriludoteca. Se l’esperienza diretta è il metodo migliore per imparare, gli agriasili – dove il pane si fa e non si compra e le uova si recuperano nel pollaio – hanno una marcia in più.


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