“Ma’, che si mangia oggi?”
“Non lo so, tesoro. Tra poco me ne occupo. Finisco soltanto un pezzo e arrivo”.
“Mi fai la carbonara?”
“Stai mangiando troppe schifezze, non è meglio se ti cucino qualcosa di più leggero?”
“Ma’, ti prego…Lasciami almeno la carbonara…”.
Ecco, è andata più o meno così, soltanto qualche giorno fa, tra me e mio figlio.
Mi ha domandato cosa avessi intenzione di cucinare e al mio tentennamento di fronte alla richiesta di una carbonara ha risposto con parole che hanno un peso specifico mica da poco: l-a-s-c-i-a-m-i-a-l-m-e-n-o-l-a-c-a-r-b-o-n-a-r-a.
Un po’ come “toglietemi tutto ma non quell’orologio là”.
Il problema vero è che questa volta l’adolescente del mio cuore non ha messo su uno spettacolo alla Mario Merola, di quelli che peraltro gli riescono benissimo, senza sforzo alcuno.
No, era proprio sincero e affranto. Maledettamente sincero e dolorosamente affranto.
Nell’implorarmi quella carbonara lui non voleva farmi “pena” e indurmi a dirgli sì. Non, tanto per intenderci, come quella volta che, a cinque anni, di ritorno da una festa di carnevale organizzata a casa del suo amichetto Edo, strizzato dentro il suo vestito da Spiderman, aveva osato dirmi testuali parole: “Mamminaaaa (allora mi chiamava ancora mammina, n.d.m.), me lo compri il camion dei vigili del fuoco della Playmobil, come quello che ha Edo? Lo desideravo tanto già quando ero piccolo, in Cambogia…”. N.d.m, dimenticavo, sta per “nota della mamma”.
No, questa volta era drammaticamente sincero.
Non perché gli manchino il cibo o altri beni primari. No, l’adolescente del mio cuore ha una famiglia, affetti, cibo, bevande, device di tutti i tipi, linea Internet che va più veloce della luce, e chi più ne ha più ne metta. Ha perfino i Giga illimitati sul telefonino. Quella cosa che – almeno così ho pensato fino a qualche settimana fa – dovrebbe far decidere a un adolescente se conduce uno stile di vita per cui vale la pena stare al mondo. Sbagliavo. Sbagliavo di grosso.
E ha ragione, l’adolescente del mio cuore.
Ha ragione da vendere, perché è dal 21 di febbraio che non vede più i suoi compagni di scuola e i suoi amici. Non è questa la sede per dibattere se sia giusto o meno così, tanto più che non ho gli strumenti per fare valutazioni di qualunque tipo.
Sono solo una mamma, io.
E proprio perché sono una mamma penso che farò spaghetti alla carbonara tutte le volte che me lo chiederà.
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