Welfare

L’arte degli esclusi esce dalle carceri

Al Leoncavallo 300 opere,manoscritti e dipinti,di autori che vivono in condizioni di reclusione:in prigione o negli istituti psichiatrici.

di Federico Cella

Le chiamano istituzioni totali, sono non-mondi a trecentosessanta gradi, dove spazio e tempo si dispiegano in forme irreali. Queste sono le carceri, i manicomi criminali, le istituzioni psichiatriche o analoghe condizioni apparentemente libere, ma di abbandono e solitudine. Luoghi dove i reclusi, ormai inconsapevoli anche del concetto di espiazione che lì li ha portati, si creano dei nuovi mondi, da dove il reclusore è escluso e dove i reclusi esprimono quella relazionalità che non è loro più concessa. Le forme espressive di questi mondi, manoscritti e poesie, schizzi su carta e pitture su tela, sono da venerdì 5 marzo esposte nella mostra ?Luoghi senza tempo e senza forma?, ospitata fino al 28 del mese presso il centro sociale autogestito Leoncavallo di Milano. L?esposizione propone oltre 300 opere di circa 90 autori, molti dei quali appartengono ai più significativi laboratori di creatività sorti presso diverse istituzioni carcerarie e psichiatriche, dal S. Maria della Pietà di Roma, al carcere Secondigliano di Napoli, a Rebibbia, fino ad arrivare alle opere di Fernando Eros Caro, recluso da anni nel braccio della morte del carcere di San Quintino in California. Il materiale esposto è raccolto nell?archivio di Scritture, scrizioni e arte ir-ritata della cooperativa Sensibili alle foglie con l?intento di promuovere questi linguaggi, ?ir-ritati? perché nati in condizioni estreme di vita. «Si tratta di espressioni, e non di espressioni artistiche, che abbiamo raccolto da persone recluse sia dentro che fuori dalla società», ci spiega Nicola Valentino della cooperativa Sensibili alle foglie, curatore dell?Archivio. «Sono delle risorse vitali, un prodotto che consente a queste persone di tenersi in vita, tramite la creazione di un mondo simbolico all?interno del quale riescono ad avere una personalità anche al di là del luogo spersonalizzante della reclusione». Un lavoro che nasce come un?esigenza da parte dei soci della cooperativa, proprio a seguito dell?esperienza in carcere vissuta da alcuni di loro in prima persona. Perché sui luoghi di reclusione si è sempre scritto molto, a opera di intellettuali e operatori, «ma ciò che è veramente importante per noi, è portare il punto di vista di chi la reclusione la subisce ogni giorno», continua Valentino. «Anche per aiutare a far capire questi meccanismi di risorse e reclusione a chi è fuori, o almeno pensa di esserlo». E, infatti, alla mostra sono affiancati dei seminari formativi aperti, tenuti dallo stesso Nicola Valentino e da Renato Curcio, l?ex terrorista , co-fondatore della Cooperativa (il giorno 14 marzo, alle ore 13, presso il Leoncavallo). E significativo è proprio il luogo della mostra, il Centro sociale per antonomasia, quel Leoncavallo luogo di antagonismo all?istituzione che ha sempre combattutto la sua battaglia culturale zizzagando tra i meccanismi reclusivi della società (sui membri del centro sociale milanese sono ancora pendenti qualcosa come 3 mila denunce). «Noi vogliamo portare avanti un discorso che va al di là delle diverse forme di esclusione, perché il disagio è sempre più diffuso e trasversale, soprattutto nelle metropoli», ci spiega Melina Miele, storica rappresentante del Leoncavallo. «Il disagio è sempre legato alle condizioni sociali in cui si vive, e può toccare chiunque: un immigrato, per esempio, arrivato in Italia, molto facilmente può essere portato a una condizione di esclusione psichica dalla società che lo ?accoglie?. Le risorse creative di queste persone recluse sono come degli anticorpi per combattere le istituzioni totali. Nei centri sociali da sempre esiste questo binomio creazione-trasgressività: creare per cercare di rompere gli schemi imposti». Csa Leoncavallo, via Watteau 7, Milano, tel. 02 6705185; cooperativa Sensibili alle foglie, via Empolitana km 2,3, Tivoli (RM), tel. 0774 411232-311618-411514.


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