Cultura
L’arte crea comunità
Nel quartiere di Santa Teresa, Cagliari, un progetto di Street Art per rigenerare il territorio attraverso percorsi di arte partecipata che partono dal basso. L’operazione, da 12mila euro, ha un valore sociale inestimabile…
di Anna Spena
È partito il tre novembre scorso, e si conclude oggi, il progetto “Is muruso de Santa Teresa”, promosso dall’associazione Urban Center Cagliari, sotto la direzione artistica dello street artist ManuInvisible, e con la partnership della fondazione Domus De Luna e del comune di Cagliari.
«L’idea del progetto non è nostra», spiega Daniele Gregorini, rappresentante del consiglio direttivo dell’associazione Urban Center e responsabile di tutto il progetto. «Noi, come associazione, abbiamo sviluppato tutta la realizzazione del progetto che è però di Manuinvisible, street artist locale, che per riqualificare il quartiere di Santa Teresa ha deciso di realizzare quattro murales su alcune facciate delle case popolari del quartiere».
Zona periferica, sconosciuta anche alla maggior parte degli stessi abitanti del capoluogo sardo, Santa Teresa vive da anni situazioni di disagio non solo strutturale ma anche sociale. L’operazione è costata complessivamente 12mila euro; è stata finanziata per l’80% dal comune di Cagliari e il restante 20% delle spese sono state coperte dalla fondazione Domus De Luna.
«Abbiamo portato avanti un processo che ci piace definire “partecipativo”. La realizzazione dei murales è durata circa dieci giorni ma il contatto con i cittadini del territorio è partito molto prima: siamo letteralmente andati casa per casa, abbiamo bussato alle porte delle persone e abbiamo detto loro “c’è la possibilità di fare questo progetto. Che ne pensate?”. Sono stati tutti d’accordo fin dall’inizio, così abbiamo selezionato gli street artist, due per ogni facciata, e gli abbiamo chiesto due bozzetti diversi. Poi la scelta definitiva dell’opera è stata degli inquilini dei palazzi».
Insieme a ManuInvisible, hanno lavorato alla realizzazione delle opere Warpix-Duo, Davide Medda e Kofa, artisti locali; Frode, arrivato da Milano e Dzia dal Belgio per un lavoro che va oltre la Street Art o il semplice “abbellimento” del quartiere.
«Per il quartiere di Santa Teresa questo è stato un progetto importate», spiega Stefano Gregorini, presidente dell’associazione Urban Center. «L’obiettivo è attivare attraverso l’arte processi di cambiamento sociale. Si ridà linfa vitale a quei quartieri abbandonati e, in un certo senso, così vengono anche riscattati».
Le periferie riaffermano così la loro identità. «La cosa più bella di questa esperienza», ha concluso Stefano Gregorini, «è stato vedere come i cittadini del quartiere hanno fatto rete tra loro, piano stanno iniziando a fare comunità. A conclusione di questi giorni, tantissimi ci hanno chiesto “facciamo anche qualche altra facciata?”».
Fotografie di Fabrizio Dessì
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