Un tappeto sonoro che occhieggia ai Caraibi e al Nord Africa, atmosfere estive e la voce calda di Luca Zaliani che ci si adagia sopra. Gli ingredienti base de IL CAIRO sono questi. Il risultato è Posto di blocco, il terzo singolo del progetto del 23enne milanese, che si propone a prima vista come una classica hit pop vacanziera. Se non fosse per il testo, che invece ha sfumature più cupe e meno rassicuranti. Una dicotomia di cui abbiamo parlato con l'autore che ci ha concesso il video del nuovo singolo in anteprima.
Sbrighiamo subito le faccende burocratiche. Chi dobbiamo ringraziare per il video e la musica diPosto di blocco?
Per quanto riguarda la parte visual il lavoro è del gruppo A8, che sono Paolo Lobbia, Elia Tombacco, Marcello Merletto e con l'aiuto di Andrea Vecchio. Per la musica invece Giuliano Dottori (cantautore, polistrumentista e produttore discografico, ex chitarra degli Amor Fou ndr) e, per la pre produzione, Luca Vecchio.
Questo è il tuo terzo singolo uscito come IL CAIRO. Come mai Luca Zaliani, come solista, si chiama come la capitale egiziana?
Sì è il mio nome d'arte. Sono pezzi molto personali che quando sono nati non erano adatti alla mia esperienza musicale precedente, all'interno di una band. I vecchi pezzi, costruiti insieme ai miei compagni di viaggio, erano pensati in un'ottica collettiva, che teneva presente le esigenze artistiche di tutti. Questi invece erano evidentemente non adatti a quel contesto. Così ho pensato di fare la mia strada
E perché IL CAIRO?
Ci sono due motivi superficiali: mi piace il mondo africano e se prendiamo un righello e partiamo da Milano andando dritti dall'altra parte del Mediterraneo seguendo lo scheletro dell'Italia si arriva dritti dritti a Il Cairo. È il posto più diretto dall'altra parte del mare
E ci sono anche motivi più profondi?
È da quei luoghi che le persone vengono in Europa, attraverso il mare. Io voglio fare un movimento inverso. Penso che ce ne sia bisogno.
Questa passione per il mondo nord africano ha una forte ricaduta sonora…
Si amo molto la musica etnica. Ci sono percussioni, ritmi, fiati che richiamano quel mondo ideale. Penso all'Africa, ma anche all'universo caraibico. Guardo molto sia ai suoni che all'estetica orientale, mi affascina.
Il focus dei tuoi pezzi, a parte il mare, però è a km zero. Il centro di gravità, esplicito è Milano. In Posto di blocco si parla del quartiere Isola, il singolo precedente si chiama San Siro e nel primo Clio 2006, tra pioggia e discoteche i riferimenti sono chiarissimi…
Sì, mi rendo conto che ho una grande tendenza di andare altrove con la testa. Sono un fanatico del mare. Però vivo qui. E non riesco a scrivere e raccontare cose che non vivo. Ho questo slancio verso qualcosa di più esotico e naturale ma che si nutre del cemento di Milano. Mi muovo su questa dicotomia. Nel mio processo di scrittura casa mia, la mia città, le mie strade sono sempre molto presenti.
Tu vivi a QT8, zona 8, periferia ovest. Che relazione ha questa geografia con la tua musica?
Fortissima. Vivo, come tanti, ai margini di Milano. È una città strana questa che, essendo concentrica, se non si è dentro, al cuore, si è margine. Milano è una città che si muove lungo i bordi, per citare i Massimo Volume. È forse per questo che sono sensibile ai muri, alle frontiere ai posti di blocco, anche dell'anima. Tutto quello che scrivo nasce da quello che vivo. Non riesco a mettermi a tavolino e inventare favole.
Questo ascoltando Posto di blocco e guardando al video risulta evidente. C'è un piano, letterale e didascalico, che parla di una relazione difficile. Ma poi c'è un altro livello di lettura, in cui si vedono muri e staccionate che distinguono una città dall'altra, una Milano da un'altra…
La cosa bella è che il video lo abbiamo girato in un giorno solo. Abbiamo cominciato con un tempo cupo, nuvoloso, carico di pioggia inespressa. Poi è diventata una giornata bellissima per poi virare di nuovo su un cielo plumbeo e carico di nuvoloni. Questa dicotomia atmosferica si respira nel video, e ci ha aiutato a far vedere, anche a livello emotivo, queste sfaccettature.
E dire che la tua estetica di riferimento è abbastanza mainstream, afferente al mondo indie di oggi. Un'estetica pop rassicurante. Il tutto però è percorso da queste ombre. Un po' come se ci fosse una tempesta in arrivo, qualcosa di minaccioso in arrivo…
Mi piace dare questo distacco tra la musica e il contenuto. Io voglio fare canzoni che all'ascolto siano molto pop, per tutti. Con dei testi che invece siano destabilizzanti e demoliscano la comfort zone che la musica genera. Non so dire quanto sia cosciente e quanto mi venga in modo istintivo. Di certo è qualcosa che mi caratterizza.
Recentemente ti sei esibito a Mare Culturale Urbano. Prossimamente dove possiamo sentirti?
In calendario ho due date. Una al circolo Arci del Quartiere Olmi il 25 luglio e invece il 30 luglio ho una data a Varese, che però è ancora da definire. Tutte le informazioni le troverete sulla mia pagina Facebook.
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