Cultura

L’Arci: no all’emendamento che mette a rischio 92 giornali

di Redazione

Sono 92 le testate “di idee, di cooperative e di partito” interessate dall’emendamento inserito all’ultimo minuto nel maxiemendamento alla Finanziaria, che è in palese contrasto con gli impegni assunti dal Parlamento e dallo stesso governo. L’articolo 53bis  cancella infatti, a partire dal 2010, il diritto soggettivo di queste testate a percepire i contributi diretti dello Stato. Si tratta di un vero e proprio colpo di mano, che ne mette a rischio la possibilità di   sopravvivenza, con ricadute gravissime sul pluralismo dell’informazione e sui livelli occupazionali nel settore.

Il contenuto del provvedimento stabilisce  l’esatto contrario di quanto contenuto nel regolamento per l’editoria predisposto dal sottosegretario Bonaiuti, già lungamente discusso in Parlamento e in attesa del parere del Consiglio di stato per entrare in vigore. Il diritto al contributo certo e discendente dalla legge viene trasformato in un eventualità e per un importo stabilito di volta in volta dal governo, esponendo gli organi di informazione a discrezionalità e incertezza. Di sicuro si limita enormemente la libertà se la possibilità di stampare dipende dalle decisioni del governo. E questo in un panorama già molto preoccupante, segnato dal conflitto di interesse e dalla concentrazione in pochi grandi gruppi economico-editoriali della maggior parte dei media e delle risorse pubblicitarie. Di fronte alle proteste, anche di  molti esponenti della maggioranza, il governo avrebbe promesso di ripristinare il diritto soggettivo ai fondi pubblici nel decreto milleproroghe che verrà approvato entro la fine dell’anno.

Di certo c’è che questo governo, di fronte alla più grave crisi economica del dopoguerra, continua ad agire “a vista” , senza una strategia complessiva e con misure per lo più estemporanee volte solo a far cassa. E così può capitare che sotto la mannaia del Tesoro finisca anche la libertà e il pluralismo dell’informazione.

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