Mondo
L’Arca dell’accoglienza sui confini selettivi
Alla frontiera con l'Ucraina a Medyka, Polonia orientale, se di là non ci fosse le guerra, l'Europa sembra l’Arca dell’alleanza in cui tutto il mondo vorrebbe poter vivere. Associazioni e volontari aiutano, si affannano a spingere i carrelli, sorridono a profughi e animali. Ma c’è un tarlo che rode: meno di due mesi fa, la Polonia ha dato notizia di aver avviato la costruzione di uno dei muri più lunghi della storia di Europa, 186 chilometri per “difendersi” da migranti afghani, siriani, africani, famiglie agli stessi confini e che fuggono da guerre altrettanto tremende
Medyka, Polonia – Se non fosse per le immagini a cui assistiamo attoniti da settimane, le scene di “sbarco in Europa” a cui si assiste alla frontiera di Medyka, Polonia orientale, sembrerebbero le normalissime fotografie scattate al terminal di un aereoporto qualunque. Ci sono carrelli della spesa al posto dei classici carrelli portavaligie, ci sono volontari e poliziotti di frontiera al posto degli steward e una fila lunga di bancarelle che offrono cibo e servizi gratis in luogo del duty free, ci sono autobus pronti all’uscita che portano in ogni dove e gratis. I movimenti sono inversi in base al sesso ed all’età.
Gli uomini attraversano la frontiera dalla Polonia verso l’Ucraina, con zaino in spalla e plasticamente pronti per andare a combattere accanto alla resistenza, mentre gruppi di donne, bambini, anziani e persone disabili, con grande compostezza, attraversano il varco nella direzione opposta, trovando accoglienza in Europa. Che il mondo sia diventato un luogo pet friendly è ormai chiaro anche nei volontari che spingono carrelli in cui sono affastellati decine di gabbiette da viaggio di animali domestici, cani e gatti innanzitutto, e tra gli shop gratuiti non manca l’offerta di pet food e gadget. Se di là non ci fosse le guerra, questa immagine “di qua” sembra l’Arca dell’alleanza in cui tutto il mondo vorrebbe poter vivere.
La World Central Kitchen sforna pizze ogni minuto e le offre gratis ai bimbi ed alle mamme che arrivano, dagli USA arrivano i volontari dell’Operation Blessing a distribuire bevande calde, ed accanto a loro ci sono gli inglesi di Siobhan Dowd Trust che offrono caramelle e snack, un passo più in là uno chef barbuto di religione Sikh prepara panini a nome della United Sikhs, il cui banner gigante appeso alla rete verde dice forte e chiaro che la loro organizzazione “Recognize the Human Race as One”, riconosce che esiste solo la razza umana. Nel mezzo del corridoio di capannine ci sono anche i volontari di ispirazione buddista della Go Dharmic, pronti ad offrire un pasto caldo cucinato sul momento.
All’ingresso dell’improvvisato supermercato della beneficenza si vedono dei guasconi che dietro al banco del cibo gratuito mettono allegria con la loro stazza, il cappello di Napoleone, la barba finta da pirati ed una bandiera francese appesa sulle spalle ed in fondo a tutto, proprio davanti al cancello di ingresso in Europa, c’è un simpatico giovane israeliano che con la bandiera di Israele messa a mo’ di mantello offre a tutti i profughi il primo lecca lecca nella nuova terra. Un po’ isolato, ma persistentemente presente con il suo cartello fissato su un bastone e tenuto stretto tra le mani, c’è un signore che avvisa di essere lì per conto dei Testimoni di Geova. Non mancano alcune multinazionali della telefonia, Orange e Laika, che offrono servizi gratuiti di ricarica telefonica e delle batterie, certamente una delle prestazioni più gradite. E non mancano neanche le new entry della galassia internazionale del non profit: un roll up ben esposto, senza nessun volontario accanto, pubblicizza operazioni di recupero e salvataggio in Ucraina e voli charter gratuiti verso New York e SudEst Asiatico, con tanto di qrcode, contatto telegram ed offerta di cibo e pernotto gratis prima della partenza. Ad offrire questo importante servizio è la “Rule of Law Foundation”, con sede nella grande mela, la cui vision è ben indicata nella loro homepage: “permettere alla popolazione cinese di vivere in un sistema di diritto indipendente dal sistema politico”. E nel mezzo di questa Arca i militari e poliziotti polacchi sono tutt’altro che indifferenti, aiutano, si affannano a spingere i carrelli, sorridono a profughi e volontari. Non c’è nessuna organizzazione governativa dell’accoglienza, ma tutto funziona. Il volontariato di tutto il mondo si è organizzato da solo ed ha uomini, donne e beni in abbondanza.
Mentre non puoi non essere felice di questa grande festa dell’accoglienza e sorridi di gioia nel vedere quel bimbo che, appena varcata la dogana, si riempie le mani di caramelle, fino a non riuscire a contenerle tutte, così come provi una grande tenerezza per quella signora ben vestita ed elegante nel portamento, alta e snella, che accetta di buon cuore un pasto caldo. Ma non riesci nemmeno a mentire a te stesso, c’è un tarlo che ti rode.
Il 25 gennaio di questo stesso anno, meno di due mesi fa, la Polonia ha dato notizia di aver avviato la costruzione di uno dei muri più lunghi della storia di Europa, 186 kilometri, dal valore di 340 milioni di euro. Il motivo del muro non era certamente una difesa da una forza militare incombente, che come sappiamo arriva con droni e missili e se ne infischia dei muri, ma una difesa dai migranti disarmanti afghani, siriani, kurdi, africani, famiglie che chiedono di entrare nel vecchio continente e che fuggono da guerre altrettanto tremende. Il 17 novembre 2021, quando da queste parte il freddo iniziava a far sentire le sue morse, la polizia polacca ha finanche sparato gettiti di acqua potentissimi contro i migranti che cercavano di varcare la frontiera dal confine bielorusso, noncurante del fatto che ci fossero bambini tra quelle poche migliaia di persone. Non è successo il secolo scorso, ma solo pochi mesi fa. I profughi dei mesi precedenti erano meno di 2000, qualcuno parla di 800 in tutto, in queste tre settimane la grande macchina dell’accoglienza ne ha accolti milioni.
Quel tarlo mi pone una sola domanda: non è che l’accoglienza in Europa si sta trasformando nella vera guerra ideologica? Ha lasciato i contorni dell’umanità e del sogno europeo dell’uguaglianza e della fraternità per tornare ad essere solo la dimostrazione di un rapporto di forze tra chi accoglie e chi viene accolto, tra narrazioni diverse del mondo, diviso in bandiere nazionaliste più di ieri?
C’è un dato di fatto, a meno di quattro ore di auto da quella arca in festa, i profughi che fuggono da altre guerre stanno ancora aspettando un cenno di umanità da un’Europa che tanto composta non è.
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