Mondo

L’Aquila, un mese dopo

Oltre 65mila sfollati, 4000 volontari

di Carmen Morrone

È passato un mese da quel 6 aprile, quando alle ore 3.32 la città dell’Aquila ha cambiato fisionomia. A causa del terremoto che ha colpito la provincia, sono morte 298 persone e 1500 sono stati i feriti. Ecco gli altri numeri dell’emergenza:

Gli assistiti sono 65.704 ospitati in 503 alberghi, 2.138 case private (32.247 persone) e le 179 tendopoli (33.457). In provincia di Teramo ci sono 22.331 persone delle quali 15.380 ospitate in 230 alberghi e 6.951 in 1.613 case private; nel pescarese ci sono 5.729 persone di cui 4.252 presso 67 alberghi e 1.477 in 455 case private; nel chietino ci sono 3.081 persone di cui 3.020 ospitati in 188 alberghi e 61 in 70 case private; nell’ascolano gli sfollati sono 1.106 tutti in 18 alberghi.

I volontari delle associazioni aderenti al sistema di Protezione civile sono fra i 3.500 e i 4.000.

Le tende nell’area aquilana sono 5.545, servite da 101 cucine da campo, e assistite da 31 posti medici avanzati: sono stati impiegati 12.040 lenzuola, 7.587 termosifoni a olio, 57 pozzetti frigo e 25 mila metri cubi di ghiaia – ossia una collina alta 32 metri e lunga 780 metri.

Procede il censimento di agibilità nei 103 Comuni abruzzesi che lamentano danni provocati dal sisma, dei quali 49 inseriti nel decreto Abruzzo sui provvedimenti per la ricostruzione: finora sono stati visionati 22.460 strutture private, 645 pubbliche, 38 ospedali, 108 caserme, 422 scuole e 1.130 attività produttive. Il 53,1% risulta agibile – anche se tale cifra dovrà necessariamente diminuire visto che finora sono rimaste fuori dalle verifiche le zone rosse, quelle a rischio di crolli, come ad esempio il centro storico del capoluogo – il 15,2% è temporaneamente inagibile, ma agibile con provvedimenti di pronto intervento, il 3% è parzialmente inagibile, l’1,2% temporaneamente inagibile, ma da rivedere con approfondimento della verifica, il 23,6% è inagibile e il 4% risulta inagibile per rischio esterno. Secondo le verifiche risultano agibili il 69,4% delle caserme, il 52,6% degli ospedali, il 58,4% delle attività produttive, il 54,6% delle strutture pubbliche, il 52,7% delle case private e il 53,8% delle scuole. Sono invece completamente inagibili il 2,8% di caserme, il 10,5% degli ospedali, il 18,6% delle attività produttive, il 20,6% degli edifici pubblici, il 28,6% delle case private, il 14,5% di scuole.

In base al censimento danni finora effettuato dal Dipartimento della Protezione Civile, oltre il capoluogo risultano più danneggiati i Comuni di Fagnano Alto (L’Aquila) con 325 edifici inagibili su 596 visionati, Lucoli (L’Aquila) con 97 su 202, Colledara (Teramo) con 35 su 54, Villa Santa Lucia (L’Aquila) con 43 su 99.


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