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L’Aquila: terremoto tasse

Nel provvedimento milleproroghe non c’è il rinvio per il recupero delle imposte congelate per il sisma

di Lorenzo Alvaro

Dal 1 gennaio gli aquilani riceveranno una nuova doccia fredda. Da quel giorno infatti cominceranno a rifondere lo Stato delle tasse che non hanno pagato per 14 mesi all’indomani del 6 aprile 2009, quando il terremoto rase al suolo la città.

La reazione del sindaco Massimo Cialente non si è fatta attendere. A Radio24, raggiunto telefonicamente si è detto «molto preoccupato e allibito».

«Siamo stati abbandonati. Da gennaio pagheremo le tasse raddoppiate. Abbiamo sempre chiesto un trattamento uniforme alle altre zone d’Italia colpite da sciagure come la nostra. Invece ci troviamo dal 2011 ad essere i cittadini italiani che pagano più tasse in assoluto» continua Cialente.

Si perché i cittadini abruzzesi, che avevo usufruito della sospensione della tassazione, pagano ormai da mesi le imposte. La proroga, che non è arrivata, serviva per evitare che alla tassazione ordinaria si sommasse quell’importo, di 14 mensilità, che il governo aveva temporaneamente sospeso. Anche per quanto riguarda la restituzione c’è polemica. «Siamo un caso unico se si guarda agli altri grandi terremoti italiani e al trattamento riservato a quelle popolazioni», spiega Cialente, «sia in Irpinia che in Friuli restituirono le tasse al 40% dopo 12 anni e in 10 anni. Per Alessandria addirittura lo Stato pretese solo il 20%. A noi invece è chiesto di restituire il 100% a un anno e mezzo dal disastro, in 10 anni. È inaudito».

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