Quando gli amici del Csv dell’Aquila, lo scorso 8 luglio, scrissero in redazione affinché Vita e Communitas aiutassero a raccontare, e perciò a leggere, la realtà dell’Aquila e degli sfollati, ci trovammo di fronte a un terzo settore in piena afasia, e a un volontariato terremotato tra i terremotati o inglobato nella potente macchina della Protezione civile. A distanza di sei mesi, forse anche grazie alla narrazione sul terreno, il volontariato ha ripreso parola, esprime giudizi, aggrega gli altri soggetti di terzo settore e interpella le istituzioni. Esprime ipotesi progettuali come quella della Casa del volontariato, luogo di nuova comunità e di ripresa di parola. Se L’Aquila è, come è, un laboratorio di costruzione di comunità, il volontariato merita di giocare un ruolo non secondario.
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