Famiglia

L’appello di padre Cullen: aiutatemi

Una rete di ong contro la rete di pedofili. Nelle Filippine sono 300mila i minori finiti nel giro della prostituzione, padre Shay Cullen li raccoglie nelle strade.

di Emanuela Citterio

Gli italiani? Sono tra i maggiori consumatori del turismo sessuale che alimenta la prostituzione infantile nel Sud del mondo. Si piazzano al terzo posto, dopo inglesi e tedeschi». è diretto e indignato il modo di parlare di Nicoletta Bressan, membro del direttivo di “Aquilone blu”, un’associazione che lotta per i diritti dei minori. Un’indignazione e una franchezza frutto di un impegno quotidiano contro quella “aberrazione umiliante”, e quello “scandalo intollerabile” – come lo ha definito Giovanni Paolo II nei giorni scorsi – che è “lo sfruttamento di donne e bambini per un commercio sessuale senza scrupoli”.
Si tratta di un mercato che fattura ogni anno 10 mila miliardi di lire sulla pelle di due milioni di bambini. Solo quello che gira intorno alla prostituzione infantile e alla pedofilia nel mondo.
Lo sfruttamento e la violenza nei confronti dei bambini nei Paesi del Sud del mondo, e soprattutto nel Sud-est asiatico, ha mete, strutture e complicità ormai collaudate.
Si tratta di un mercato che per anni è stato alimentato dalle agenzie turistiche a uso e consumo del cliente occidentale, rifornito dalle reti di procacciatori locali e tollerato da governi e politici conniventi.
«Quando le reti di pedofili vengono scoperte in Italia l’opinione pubblica reagisce con sorpresa e con orrore. Ma il fenomeno del turismo sessuale, che sfrutta migliaia di bambini nel Sud del mondo, per anni è stato avvolto dal silenzio e da una certa tendenza a giustificare e minimizzare», ci dice Mara Gattoni, presidente di Ecpat-Italia, una delle associazioni che ha lottato per l’approvazione della legge italiana del 1998 contro lo sfruttamento sessuale dei minori. «Sembra quasi che i bambini degli altri abbiano meno diritti dei nostri. Si dice che “loro”, dopotutto, hanno tradizioni e costumi sessuali diversi, ma è un atteggiamento ipocrita, che contiene una buona dose di razzismo».
Nelle Filippine, dove sono 300mila i bambini finiti nel giro della prostituzione infantile, fa eco a queste parole padre Shay Cullen, un sacerdote irlandese che per la sua lotta in difesa dei bambini è candidato al Nobel per la pace. «In Europa come nelle Filippine solo la forza dell’opinione pubblica potrà davvero portare all’eliminazione degli abusi sui minori», ci dice padre Cullen. «I governi possono fare qualcosa ma alle radici di ogni cambiamento sta solo il diffuso e concreto rifiuto di ogni tolleranza verso questo fenomeno». Nelle Filippine Padre Cullen è tra i fondatori di “Preda” (People’s Recovery Empowerment and Development Assistence), un’associazione nata nel 1974 a Olongapo, vicino all’ex base militare Usa. In quegli anni lo sfruttamento di donne e bambini aveva lo scopo di intrattenere i marinai che combattevano la guerra del Vietnam e più di 16mila adolescenti erano già vittime del giro della prostituzione e della tossicodipendenza. Il gruppo di persone che si è raccolto attorno a padre Cullen ha cominciato ad assistere i minori e a fare prevenzione dell’Aids. Ma soprattutto a lottare per estirpare le radici del problema attraverso la lotta ai pedofili e il recupero psicologico delle vittime, cercando alternative di lavoro per i giovani e diverse possibilità di sostegno economico per le famiglie.
Oggi nei centri nati dall’iniziativa di Preda ragazzi ed ex prostitute producono oggetti venduti in tutto il mondo grazie ai circuiti del commercio equo e solidale. E le famiglie vengono aiutate con piccoli prestiti ad iniziare attività di auto sostentamento. In seguito al diretto intervento di Preda molti pedofili sono stati condannati. Soprattutto, il lavoro di questa associazione e di altre simili sparse nel mondo ha sfidato la potente rete della pedofilia internazionale.
«Padre Cullen si è fatto molti nemici in questi anni», dice preoccupata, Mara Gattoni. «Di continuo subisce minacce di morte e accuse infamanti che cercano di screditarlo. Ma in trent’anni, da quando ha visto morire la prima bambina per le conseguenze di una violenza, non si è mai fermato».
Hanno deciso di sostenerlo anche alcune associazioni italiane, fra quelle, sempre più numerose, che si battono per fermare la violenza nei confronti dei bambini. «Altre mete si stanno aggiungendo a quelle classiche del turismo sessuale nei confronti dei minori», rivela Nicoletta Bressan. «Diversi Paesi dell’Africa ma anche gli stessi Paesi occidentali, Italia compresa, stanno diventanto i nuovi luoghi di destinazione dell’industria del sesso, che fa soldi sulla pelle dei bambini».
Pochi mesi fa, le associazioni italiane hanno unito le forze ed è nato il Coordinamento europeo per la tutela dell’infanzia. Una rete contro altre reti, quelle dei pedofili e della criminalità internazionale, ma anche di chi pensa che non sia poi tanto grave comprare e usare donne e bambini, in Italia o, a buon mercato, nei Paesi poveri. E ancora, non sono pochi.

info: www.ecpat.it,
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