Cultura
Lapierre in autostop
Ha pubblicato in un libro i resoconti del suo primo viaggio. 30mila chilometri con 30 dollari in tasca, da Parigi a New Orleans e poi verso Lamato Messico
Chi pensa che la sua unica rotta sia Parigi-Calcutta si sbaglia. Dominique Lapierre è una grande viaggiatore sotto ogni latitudine. Racconta a Vita: «A fare da detonatore della mia vita è stata un?avventura incredibile che a 17 anni mi ha portato ad attraversare da solo Stati Uniti, Messico e Canada. Avevo in tasca solo 30 dollari. Ma il senso di libertà che ho sperimentato allora mi ha fatto capire che niente avrebbe mai potuto fermare la mia voglia di scoprire il mondo».
È un Dominique Lapierre inedito quello che parla di Un dollaro mille chilometri, il suo primo successo, pubblicato in Francia nel 1949, ma tradotto solo ora in italiano. «È la scoperta magica del mondo da parte di un ragazzo appena uscito dalla guerra», racconta di sé Lapierre. «Mi sembra una buona intuizione proporlo ora, in un?epoca come la nostra in cui i giovani hanno la possibilità di beneficiare di tutti i vantaggi della globalizzazione, nelle tasche una carta di credito e un cellulare per esplorare il mondo senza fatica».
Il libro è infatti il resoconto di un viaggio in cui intraprendenza e spirito di adattamento sono state le componenti decisive. «Avevo vinto un concorso per una ricerca su un tema storico. In palio, 30 dollari. Una miseria per realizzare il mio sogno di studiare la civiltà azteca del Messico». Ma Lapierre parte per un?avventura che da Parigi lo porta a New Orleans, e poi da New York a Chicago fino a Città del Messico. Trentamila chilometri in tutto. «Per pagarmi la traversata dell?Oceano mi sono imbarcato come marinaio», racconta. «Tre settimane dopo sbarcavo a New Orleans, la grande capitale del sud degli Usa. La vera sfida del mio viaggio cominciava. All?età di 17 anni ero in America, solo, con trenta dollari e una valigia». Per raggiungere il Messico e cominciare l?inchiesta sulla vita azteca, il giovane Lapierre fa di tutto, dal lavamacchine al giardiniere. Ora ti racconta divertito episodi e incontri, come se li avesse ancora tutti davanti agli occhi.
«A New Orleans, appena arrivato, camminavo sul viale principale chiedendomi come fare. La mia attenzione è stata attratta da un grande edificio. Era un convento di suore domenicane. Sono entrato implorando la madre superiora di darmi qualsiasi lavoro. E così mi sono trovato in cima a una vertiginosa scala occupato a pulire le vetrate della cappella del convento. Un?esperienza indimenticabile. Ogni due ore una suora mi portava un hamburger e una coca cola, una bevanda ancora sconosciuta in Europa. Le suore furono così impressionate dalla mia presenza lì che chiamarono i giornali locali. Il giorno dopo sul bus mi sono accorto che la gente leggeva con passione un articolo in prima pagina, con la mia foto stampata sopra!». E poi ci sono i tanti trasferimenti in autostop: «Una volta si fermarono due commercianti messicani a bordo di un?imponente Ford blu. Erano molto stanchi per la loro notte di festa a New Orleans, così mi hanno lasciato il volante. Si può immaginare la mia esaltazione nel trovarmi su quella strada americana, guidando quella Ford che mi apriva le porte della libertà. Credo che fu in quel momento che capii che niente poteva mai fermare la mia volontà di scoprire il mondo».
Scritto nel 1949, appartiene
alla stagione pionieristica
dello scrittore francese.Un
euro per ogni copia venduta
va a favore dei piccoli ospiti
di Uda-yan, una casa per la
riabilitazioni dei bambini
malati di lebbra che si trova
a Kolkata, in India.
Un dollaro mille chilometri
Il Saggiatore, 14 euro
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