Sostenibilità

L’antidoto liberalizzazionicontro la corsa del carovita

L'anno dei consumatori

di Redazione

Sotto l’albero dei consumatori i doni non mancano: ci sono quelli infiocchettati dalle tre lenzuolate delle liberalizzazioni Bersani (un risparmio di 2,8 miliardi secondo le valutazioni del governo), il recepimento delle direttiva Ue sulle pratiche commerciali sleali, l’introduzione di mister Prezzi e l’arma di difesa della class action, che seppur strapazzata dalle pressioni di Confindustria dovrebbe approdare nell’ordinamento italiano.
Tante novità, ma i portafogli restano a dieta. Con le buste paga più leggere d’Europa e la mannaia dell’inflazione in agguato, i consumatori italiani scarteranno i regali di Natale sorridendo amaro. A brindare a champagne saranno davvero in pochi. Così almeno dice la Confcommercio, che prevede un Natale grigio per milioni di cittadini, mentre il Censis parla addirittura di un 74% di italiani che si sentirebbe povero.

Le famiglie danno i numeri
La tredicesima? Altro che viaggi e cenoni, i 51 miliardi del doppio stipendio finiranno a coprire le spese. Solo una minima parte, 187 euro a famiglia, servirà a far festa. Perché il conto è davvero salato. E sul 2008 rischia di abbattersi una stangata tra 800 e 1.600 euro in più per nucleo familiare. A novembre l’inflazione è salita al 2,4%, il livello massimo dal 2004. Un dato allarmante che potrebbe spingere la Banca centrale europea ad aumentare i tassi di interesse e ad infiammare ancora il costo dei mutui per l’acquisto della casa (oggi l’Euribor è ai massimi degli ultimi sette anni, oltre quota 4,8%). Tra crisi subprime, Borse in discesa e stretta del credito ci pensa poi il supergreggio a far lievitare le bollette: 11 euro in più per la luce (2,5%) e 30 euro per il gas (4,6%) è la contabilità di Nomisma Energia per il prossimo anno. Tirati per le tasche da tutte le parti, con un potere d’acquisto in picchiata, gli italiani che se ne fanno delle liberalizzazioni? Si tratta di un flop o una rivoluzione ancora in rodaggio? Gli osservatori parlano di liberalizzazioni a metà, un processo che muove i primi passi e che sconta la crisi della congiuntura economica. L’unica certezza è che senza le riforme il conto sarebbe stato davvero salato. Anzi un salasso insostenibile anche per la fetta di cittadini che si considerano benestanti.I prezzi s’illuminano di più
La concorrenza potrebbe tagliare i prezzi del 10 – 15%. Lo dice il Ceris – Cnr, ma utilizza il condizionale. Perché ad oggi, a sei mesi dall’apertura del mercato elettrico, le tariffe non si sono ridotte affatto. Anzi, è previsto un aumento generalizzato come suggerisce Nomisma e confermano i prezzi di vendita all’ingrosso dell’Acquirente Unico (+30% a novembre). L’effetto liberalizzazioni però c’è. Almeno sul fronte dell’ampia rosa di venditori, pronti a contendersi uno spazio nella fornitura di luce all’utenza. E secondo l’istituto Bruno Leoni, il mercato elettrico italiano vanta la maglia rosa: «uno dei più liberalizzati d’Europa».
«Sul fronte delle tariffe, tuttavia, c’è ancora molta strada da fare», spiega Ovidio Marzaioli, responsabile Energia e Ambiente di MC. «Non dico che esista un cartello tra le imprese, ma la rigidità delle offerte lascia piuttosto perplessi. Invito però a guardare oltre, perché i rincari dipendono dalle tensioni internazionali. E l’unico sistema per darci un taglio è investire sulle energie rinnovabili. Il governo lo sta facendo, bisogna incoraggiarlo a spingere ancora di più sull’acceleratore». Intanto l’Authority per l’energia si muove nel paludato mondo delle offerte della luce per fare chiarezza e pretendere maggiore trasparenza. La scarsa adesione al mercato libero in fondo la dice lunga: dal primo luglio meno dell’1% dei cittadini ha cambiato fornitore elettrico.

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