E’ stato annunciato il tema del nuovo anno europeo: lotta alla povertà e all’esclusione sociale. Circolano diversi documenti, per una issue tutta da terzo settore. Peccato che nel documento nazionale non ci sia molto spazio: solo richiami generici alla concertazione / consultazione tra le parti sociali e neanche una citazione, ad esempio, del lavoro come strumento di inclusione (a differenza del masterplan EU). Eppure le esperienze di terzo settore non mancano, come dimostrano recenti progetti. Forse qualcosa è andato storto in sede di divulgazione, soprattutto rispetto ai policy maker. Ma prima di lanciarsi in critiche e controproposte, meglio tirare le somme rispetto all’anno che sta per finire. E che era dedicato – udite, udite – a creatività e innovazione. Proprio in questi giorni si sta tenendo, a Stoccolma, la conferenza di chiusura, oscurata (comprensibilmente) da Copenhagen. Dunque, quale contributo all’innovazione da parte dei soggetti sociali? Ci si può fare un’idea anche solo guardando il programma (in attesa di valutazioni più puntuali). Escludendo le plenarie iper istituzionali si potrebbe parlare di impresa sociale e terzo settore in tutte le sessioni tematiche: cultura, creatività, imprenditorialità, formazione, ecc. Il problema è che poi, spulciando tra gli eventi (anche solo quelli italiani) sono pochissimi quelli organizzati da organizzazioni non lucrative che hanno provato a rielaborare e diffondere l’innovazione sperimentata o magari già “messa a sistema”. E qui il cerchio si chiude, perché è forse anche per questo motivo che quando è statto redatto il piano d’azione del nuovo anno, al Ministero si sono “dimenticati” di assegnare la necessaria visibilità ad associazioni, cooperative, fondazioni, nonostante le esperienze non manchino.
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