Non profit
L’Angola molla Gbagbo
Il presidente autoproclomato abbandonato dal suo più stretto alleato africano
Luanda dice addio a Laurent Gbagbo. Dopo aver sostenuto sin dall’inizio il presidente autoproclomato della Costa d’Avorio, l’Angola manda all’aria la sua alleanza con una figura politica diventata con il passare del tempo sempre più insostenibile.
Secondo le rivelazioni di Radio France Internationale, l’Angola avrebbe deciso di “allinearsi sulle posizioni dell’Unione Africana” che preconizza “la formazione di un governo di unità nazionale con alla sua guida Alassane Aouattara”, riconosciuto vincitore delle ultime elezioni presidenziali ivoriane dalle Nazioni Unite e dalle potenze occidentali.
L’Angola era l’ultimo paese del continente africano a riconoscere Laurent Gbagbo come unico capo di Stato leggittimo della Costa d’Avorio. Ma tra le sanzioni imposte dall’Onu, dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti, oltre alla presa di posizione assunta dall’Unione Africana a favore di Ouattara, il regime di Luanda è stato costretto a rivedere la sua strategia diplomatica.
Per Gbagbo l’abbandono angolano suona come una sconfitta pesante. Primo produttore petrolifero in Africa, l’Angola possiede uno degli eserciti più potenti e meglio organizzati del continente africano. Il ministro degli Esteri angolano, George Chicoty, ha dichiarato che il suo paese “è d’accordo con la posizione del Consiglio di sicurezza”. Di fronte alle tensioni crescenti che si stanno accumulando a Abidjan, Chicoty si è dichiarato convinto “della necessità di non dover peggiorare la situazione in Costa d’Avorio, già pessima di per sé”. Il paese “ha bisogno di ritrovarsi, e nessuno ha il diritto di inviare delle armi, né di uccidere”.
Detto questo, Lunada non ha mai evocato una rottura diplomatica tra i due paesi. “Abbiamo ancora delle relazioni fraterne con Laurent Gbagbo, e intendiamo mantenerle” ha concluso il ministro angolano.
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