Formazione

Lanciata a Lucca l’alleanza tra scuole e monumenti

Lubec e Vita hanno lanciato oggi lanciato oggi a Lucca la proposta un protocollo che permetta alle scuole di “adottare” un monumento della città o un bene artistico e culturale. D'accordo anche il ministro Giannini presente all'evento

di Giuseppe Frangi

Adottare un monumento non significa solo conoscerlo ma anche prenderlo sotto tutela spirituale e  dunque sottrarlo all’oblio e al degrado, averne cura, tutelarne la conservazione, diffonderne la  conoscenza, promuoverne la valorizzazione». Così già nel 1992 a Napoli venne lanciata un’iniziativa pionieristica su iniziativa della Fondazione Napoli Novantanove: La scuola adotta un monumento.  La Fondazione ha poi ha attivato la costituzione di una rete a livello nazionale con il coinvolgimento di tante città per promuovere ed ampliare la positiva esperienza realizzata nel capoluogo partenopeo che ha visto il coinvolgimento di centinaia di studenti in un’operazione di promozione del patrimonio storico, artistico e culturale attraverso l’adozione da parte delle scolaresche di un monumento.

Oggi in occasione del LuBeC, il salone dei Beni culturali che si tiene come ogni anno a Lucca, l’idea viene rilanciato, con la proposta di elaborare un protocollo che faciliti il rapporto tra gli istituti scolastici e le sovrintendenze. L’appuntamento è stato anche l’occasione per far emergere le esperienze di chi ha fatto più strada su questa idea. In pole position c’è senz’altro Torino, grazie al Comune che ha fatto proprio il progetto. Al Liceo Alfieri, ad esempio, hanno ormai 10 anni di esperienza alle spalle. «Il nostro liceo» racconta il preside Riccardo Gallarà, «ha scelto di adottare il Borgo Medievale del Valentino perché si trova a poca distanza dalla scuola e soprattutto perché, se pur frequentatissimo dai torinesi, si è compreso da un’indagine fatta sul territorio che molti non lo conoscono veramente (alcuni pensano risalga al Medioevo!) oppure non lo apprezzano in quanto lo vedono solo come un falso».  Il senso dell’adozione è quindi quello di ristabilire una percezione storica più corretta: «Lo scopo è quello di far capire il perché di un Borgo Medievale a Torino, di far conoscere meglio la sua storia, le sue caratteristiche, l’occasione e le finalità per cui fu progettato e realizzato».

Lo strumento attravero il quale Torino ha portato avanti il progetto è l’Iter (Istituzione Torinese per una Educazione Responsabile). «È importante che l’educazione si incontri con il patrimonio culturale del territorio in cui abitano i soggetti in formazione», spiega Mariagrazia Pellerino, presidente di Iter oltre che assessore alle Politiche educative. «Il patrimonio costituisce il vero capitale su cui si basa lo sviluppo della comunità ed ogni generazione deve esserne consapevole, conoscerlo e tutelarlo».

Ovviamente tra i monumenti da adottare non poteva mancare il museo simbolo della città, Palazzo Madama: ogni anno a maggio gli studenti del Liceo Massimo D’Azeglio organizano una visita offerta alla città al monumento con una presentazione generale dell’edificio nel contesto storico-urbanistico della piazza Castello, dall’epoca romana a quella barocca, per poi continuare con una lettura analitica della facciata juvarriana, proseguire con la visione dello splendido scalone monumentale.

Anche a Napoli le esperienze continuano. La scuola media Orsola Benincasa ha adottato la Certosa di San Martino (che è situata nei pressi dell’istituto) con un progetto per conoscere storia e sviluppo del monastero e proporre ai visitatori percorsi studiati che aiutassero la comprensione del luogo.  Ma non si adottano solo grandi monumenti. A Salerno, ad esempio all’Itis, si è scelto di concentrare l'attenzione sull’Edicola di Maria del Carmine importante nella storia popolare del centro storico.

La ministra Stefania Giannini presente all’evento ha così reagito alla proposta di Lubec e Vita: «È un’idea molto bella, ma se posso permettermi da lucchese oltre che da ministro in carica dell’Istruzione, perché non pensate oltre all’adozione di un museo, anche all’adozione di un talento. È una proposta che qualche anno fa avevo lanciato, da rettore. Giusto che la scuola adotti un pezzo del patrimonio tangibile che ci sta tanto a cuore e che è sempre più difficile immaginare gestito e ben conservato solo dallo Stato; ma la scuola, e con lei tutta la comunità, deve porsi un obiettivo congiunto e condiviso di valorizzare anche il patrimonio intangibile, vale a dire i nostri ragazzi dar loro la possibilità di esprimere intelligenza creatività e capitale umano, perché si trasformi in capitale sociale, in Italia e non altrove».


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