Mondo
L’ananas ghanese fa scuola al Sana
Da un piccolo villaggio africano ai banchi dei supermercati di casa nostra: così liniziativa di un immigrato è diventata business (equo)
di Chiara Sirna
Quarantenne, ghanese, ha fatto l?operaio edile e metalmeccanico, l?autista, il magazziniere, poi ha fondato una cooperativa per sostenere un progetto di sviluppo e lavoro che fa da ponte tra Modena e il Ghana. Thomas McCarthy, da 18 anni in Italia, è da sempre attivo sul fronte del volontariato, prima a livello parrocchiale, poi associativo e sindacale, tanto da diventare collaboratore dell?Ufficio stranieri Cisl, ma anche presidente dell?associazione nazionale del Ghana di Modena. E da ultimo presidente di Ghanacoop che, più che una semplice cooperativa, è una delle prime esperienze in Italia di cooperazione allo sviluppo e creazione di imprese sociali da parte di immigrati. A gestirla, al momento, è solo lui, ma dietro le quinte ci lavorano, a titolo del tutto gratuito, decine e decine di ghanesi. In cosa consiste l?avventura? Ghanacoop fa da tramite con un?azienda agricola creata ad hoc in Ghana, gestita da una cooperativa in loco, per importare frutta esotica, soprattutto ananas. L?azienda si estende su 100 ettari in un piccolo villaggio a 95 chilometri dalla capitale, Gomoa Simbrofo, e tra soci e dipendenti la cooperativa conta già 13 persone, ma presto saranno 60 i ghanesi a coltivare le terre. I primi Ghanananas, con marchio Transfair, sono stati messi in vendita nei supermercati di Bologna e Modena a marzo, poi negli ipermercati Coop Estense di Modena e Ferrara. Ma presto la rete potrebbe allargarsi. E il modello sembra funzionare, tanto che anche a Sana, la fiera del naturale di Bologna, se ne parla in un convegno ad hoc.
«Ho iniziato», racconta McCarthy «come consigliere in parrocchia in una frazione di Modena, poi ho collaborato con l?Ufficio stranieri della Cisl, fino a diventare dirigente Anolf e poi ho sempre rappresentato i ghanesi nella nostra associazione nazionale. Sono tutti canali attraverso i quali nel tempo costruisci una rete di contatti e rapporti. Avere a che fare poi con realtà associative e cooperative mi ha un po? aperto gli orizzonti. L?Oim, l?organizzazione internazionale delle migrazioni, per il progetto cercava comunità organizzate. E ha trovato noi che in associazione, da anni, siamo non solo rappresentativi, ma anche ben inquadrati operativamente parlando». Il modello associativo è entrato sin da subito nel dna di Ghanacoop: «È vero che è un?azienda », dice McCarthy, «ma è anche vero che nasce da percorsi di impegno fatti in passato. Poi certo c?è il versante economico, che comunque non va sottovalutato, ci sono i finanziamenti da trovare, per quali ancora ci stiamo muovendo, c?è la commercializzazione e la vendita da curare. Ma tutto resta legato a un discorso di cooperazione. Nei 100 ettari che abbiamo acquistato ci andranno a lavorare 60 ghanesi. Nella cooperativa in Ghana ci lavorano già 3 dipendenti e 10 soci. Qui a Modena tutta l?associazione è coinvolta nel progetto gratuitamente. Senza contare che portiamo avanti un grande lavoro di promozione e sensibilizzazione culturale per far conoscere la nostra tradizione in Italia. Il volontariato in una ditta profit sarebbe impensabile». La logica dei piccoli passi, per Mc- Carthy, può portare lontano: «Ci stiamo muovendo ancora con le banche e le associazioni, ma quando entreremo in pieno regime produttivo arriveremo fino a mezzo milione di euro di investimento. Poi anche la commercializzazione si incentiverà con reti di supermercati come Conad e Sigma».
www.ghanacoop.it
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