Lavoro sociale

L’anacronistica visione della riabilitazione come confine per il profilo dell’educatore

Continua a far riflettere (e discutere) la nuova legge che istituisce un albo per educatori professionali socio pedagogici e pedagogisti, separando definitivamente il profilo dell'educatore sociopedagogico da quello sociosanitario. Un educatore lettore di VITA interviene per ribadire che è anacronistico vedere nella riabilitazione fisica il confine tra le due professioni e che al contrario in una equipe multidisciplinare l'educatore deve sempre sviluppare la parte che gli è propria, di lavoro sul e nel contesto

di Andrea Gualandi

fisioterapia disabilità

Il professionista dell’educazione non si prenda come depositario di un sapere e di un saper fare esclusivo: educare è ciò che accadde sempre nel rapporto tra persone, tutte. Educare come professione, dopo studi, approfondimenti, aggiornamenti formativi, esperienze sul campo, è l’applicazione di idee che si fanno pratica, con azioni progettuali, in collaborazione con altri professionisti, con e per altri soggetti, lavorando sul contesto in cui le persone vivono o andranno a vivere. Sono azioni orientate alla ri-abilitazione dell’altro e del contesto, (diremo poi qualcosa di più sul concetto di riabilitazione) accompagnando l’altro ad ottenere e mantenere nel tempo una condizione di salute fisica e psichica, commisurata al suo stato e contesto di vita, ma necessaria a fargli preferire e desiderare un’esistenza attiva, piuttosto che un lasciarsi andare verso l’interruzione di essa. La progettualità e le tecniche della professione non sono conseguenti al senso dell’agire ma sono l’ossatura di quel senso. 

Nei presidi socio-sanitari psichiatrici oggi non è la guarigione l’orizzonte ultimo del trattamento: il faro che guida il progetto educativo è la funzionalità del soggetto nelle varie aree di vita, anche se qualcuno comincia a ritenere che l’orizzonte del funzionalismo vada superato, che lavorare sulle autonomie e le competenze delle persone non sia sufficiente. Tenere conto e intervenire sul contesto, ristretto o allargato, in cui il soggetto vive e si muove, è imprescindibile e forse preminente oggi nell’attività di un educatore. 

Il faro che guida il progetto educativo è la funzionalità del soggetto nelle varie aree di vita. Tenere conto e intervenire sul contesto, ristretto o allargato, in cui il soggetto vive e si muove, è imprescindibile e forse preminente oggi nell’attività di un educatore

La funzione dell’educatore nei testi normativi

Il DM 520/1998, definì la funzione educativa nei servizi socio-sanitari come parte integrante di un disegno organico (progetto terapeutico, elaborato da un’equipe multidisciplinare) finalizzato ad accompagnare la persona a compiere un percorso verso la possibile autonomia personale e sociale. Il decreto 520 colloca l’educatore socio-sanitario come soggetto che interviene sulle problematiche della persona all’interno di una equipe multidisciplinare che comprende figure professionali come: OSS, Infermieri, medici generici, psichiatri, psicologi, fisioterapisti, fisiatri, terapisti della riabilitazione, assistenti sociali, logopedisti, dietisti, nutrizionisti, l’elenco potrebbe continuare. La formula contenuta nel decreto 145/2018, che prevedeva l’impiego degli educatori professionali socio-pedagogici, “limitatamente agli aspetti socio-educativi” anche in ambiti socio-sanitari, ripetuta nella recente L. 788, prova a mettere al sicuro da eventuali accuse di abuso di professione quei tantissimi educatori che già lavorano. Formula che risulta pleonastica anche per gli stessi educatori socio-sanitari, dato che nella prassi oggi sono parte di quel disegno organico che è il progetto terapeutico, che prevede per altri professionisti dell’equipe multidisciplinare l’attuazione delle azioni progettuali prettamente sanitarie, anche se poi sarà l’educatore che verifica l’andamento del progetto ne constata i limiti, propone revisioni, sempre però coadiuvato e supportato da personale strettamente sanitario. 

Nel testo di preparazione per concorsi pubblici, la funzione specifica dell’educatore socio-sanitario è quella di “sviluppare gli esiti della riabilitazione fisica al fine di creare le condizioni che consentano di svolgere al meglio il personale progetto di vita (DM 520/1998)”. Il tono ricorda un decreto del 1984, che ancorava la figura dell’educatore ad una “funzione specifica alla cura di portatori di menomazioni fisiche, per il loro recupero e reinserimento nel sociale”.

Funzione socio-educativa e socio sanitaria, la riabilitazione come discrimine?

Dunque il principale discrimine tra funzione socio-educativa e socio sanitaria è la competenza o meno sul come sviluppare gli esiti di una ri-abilitazione di un trauma o di un handicap fisico? Occorre quindi davvero fare i conti con l’onnipresente concetto di riabilitazione. Già dalla fine del secolo scorso inizia la buona prassi dell’equipe multidisciplinare nella redazione e messa in atto dei progetti educativi, per il miglioramento delle pratiche riabilitative-funzionali dei problemi fisici da parte di professionisti quali fisioterapisti ortopedici ecc. Non suona anacronistica (se mai sia davvero esistita) la necessità di una funzione esclusiva dell’educatore socio-sanitario, a sviluppare gli esiti della riabilitazione fisica? Il concetto di riabilitazione apre praterie interpretative e la pratica sarà diversa se si tratta di un soggetti con psicopatologie psichiatriche, con dipendenza da alcool piuttosto che da droghe, di minori, o di traumatizzati resi inabili totalmente o parzialmente da un incidente stradale o sul lavoro, di persone con disabilità motoria o sensoriale, neonatale o perinatale, anche per il contesto in cui potrà esitare questa riabilitazione. 

Non suona anacronistica (se mai sia esistita) una funzione esclusiva dell’educatore socio-sanitario a sviluppare gli esiti della riabilitazione fisica? Il concetto di riabilitazione apre praterie interpretative e la pratica sarà diversa se si tratta di un soggetti con psicopatologie psichiatriche, con dipendenza da alcool o da droghe, di minori, o di traumatizzati

Anche senza competenze dirette di riabilitazione fisica, l’educatore fa affidamento ad un medico, ad esempio del fisiatra, opera in équipe con altre figure mediche o non mediche: l’ortopedico, il neurologo, il reumatologo, lo psicologo, il chinesiologo, il terapista occupazionale, il podologo, il fisioterapista, il logopedista, lo psicomotricista, il neuropsicologo, il tecnico ortopedico, il tecnico di neurofisiopatologia. L’approccio multidisciplinare, la collaborazione con altre figure preparate dal punto di vista sanitario, consente all’educatore di svolgere quella parte progettuale e pedagogica che gli è davvero propria, gli consente di liberare tempo ed energie per il lavoro con il contesto del soggetto e con il soggetto nel contesto, anche nel contesto sanitario. 

L’approccio multidisciplinare consente all’educatore di svolgere quella parte progettuale e pedagogica che gli è davvero propria, gli consente di liberare tempo ed energie per il lavoro con il contesto del soggetto e con il soggetto nel contesto, anche in ambito sanitario

A che pro quindi questa separazione degli albi tra educatori socio sanitari e socio pedagogici? Non sarebbe più sensato stabilire a un unico ordine, un unico albo che dia il massimo di mobilità alle persone che vogliono lavorare come educatori professionali? Evitando primazie o privilegi dell’uno e dell’altro campo che – pur mantenendo distinzioni, ma solo come sfumature di uno stesso colore di fondo – non hanno ragione di esistere.

Andrea Gualandi, educatore cooperativa Proges

Qui gli articoli usciti su VITA dopo l’approvazione – il 9 aprile – del Disegno di Legge su “Disposizioni in materia di ordinamento delle professioni pedagogiche ed educative e istituzione dei relativi albi professionali:

Educatori e pedagogisti, l’Ordine è legge, di Vanna Iori
Albo, ordine, titolo: cosa cambia per gli educatori e per le cooperative, intervista a Massimiliano Malè
Educatore professionale, sancita l’insensata separazione dei due profili, di Francesco Crisafulli
I due profili per l’educatore professionale, sul campo, non esistono, di Andrea Rossi
Basta scontri sull’educatore professionale o i lavoratori fuggiranno, di Fabio Ruta

Foto di Ortopediatri Çocuk Ortopedi Akademisi su Unsplash

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.