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Lampedusa, un modello in fumo

Le fiamme, la rivolta, la tensione: nell'isola il fallimento della procedura di accoglienza ed espulsione.

di Franco Bomprezzi

La rassegna stampa oggi si occupa anche di:

 

LA REPUBBLICA titola “Rivolta a Lampedusa, brucia il Ctp”:  guerriglia fra 900 immigrati e polizia nell’isola. Incidenti e 50 feriti da entrambe le parti. L’incendio ha provocato una nube tossica. «Maroni non ha fatto nulla e abbiamo assistito a un episodio drammatico che poteva trasformarsi in tragedia» dice il sindaco De Rubeis. Dopo l’apertura in prima (in taglio centrale, il titolone è per “L’addio di Veltroni: chiedo scusa”), la cronaca a pagina  15. Riferisce l’inviato Francesco Viviano del clima di tensione nel centro praticamente diventato prigione, dopo essere trasformato in centro di identificazione e di espulsione. La giornata è partita con uno sciopero della fame per protestare contro la lunga detenzione, poi è andata deteriorandosi. Dice un volontario del Cie: «ho avuto molta paura… il centro è una polveriera e non può sopportare più a lungo una situazione del genere, ma tutti fanno finta di non vedere»; «quello che era stato definito il “modello Lampedusa” è andato letteralmente in fumo» ha commentato Laura Boldrini, portavoce in Italia dell’Alto Commissariato Onu per i rifugiati.

Alla rivolta di Lampedusa il CORRIERE DELLA SERA riserva la fotonotizia di prima pagina. Nell’immagine si vedono le fiamme e il fumo appiccato dai clandestini tunisini in attesa di rimpatrio. I servizi alle pagine 20 e 21. Il sindaco De Rubeis: la struttura deve essere evacuata. Minniti del Pd: situazione fuori controllo, l’isola è in ostaggio. La cronaca è affidata alla testimonianza della pediatra di Lampedusa Marinella Congela, che era in servizio al poliambulatorio quando i primi due tunisini sono arrivati davanti al suo studio quasi boccheggiando: «Gli occhi spiritati, graffi e ustioni alle braccia. Come i due poliziotti sorretti poco dopo dai loro colleghi. Poi altri contusi. Medicine, ossigeno, cerotti…Paura, tanta paura…Viviamo il dramma di questa povera gente sulla nostra pelle. Mesi fa me li sono trovati in cucina a rubare cibo». Parla anche Laura Boldrini, portavoce in Italia dell’Alto commissariato Onu per il rifugiati: «Quanto si sta verificando negli ultimi tempi è qualcosa di inedito nella storia del Centro ed è la conseguenza di disposizioni che hanno fatto saltare un equilibrio basato sul fatto che la struttura di Lampedusa fosse un luogo di accoglienza e di transito».

IL GIORNALE ha un richiamo in prima e l’approfondimento a pag. 17: “Guerriglia a Lampedusa: il centro di accoglienza bruciato dai clandestini”. Gaetano Ravanà scrive «Non è stata una sorpresa. I lampedusani sapevano che la brace covava sotto la cenere e temevano che prima o poi quella polveriera sarebbe esplosa». Il servizio ricorda un precedente, solo un mese fa quando fuggirono in 1300 forzando i cancelli d’ingresso mentre in Paese si svolgeva lo sciopero generale della popolazione che protestava contro la creazione di un nuovo centro nella ex base navale della guardia costiera. IL GIORNALE riporta le dichiarazioni di Angela Maraventano, Lega Nord, – che tra l’altro è moglie di un vigile del fuoco che lavora proprio a Lampedusa e che ieri ha partecipato alle operazioni di spegnimento dell’incendio – «da oltre un mese non ci sono più sbarchi nell’isola e questo per la determinazione del nostro ministro dell’Interno. I clandestini devono ritornare a casa, chi lavora nel nostro Paese non deve temere nulla». E al sindaco di Lampedusa De Rubeis che chiede le dimissioni di Maroni la Maraventano risponde «per rispetto della sanità dell’isola De Rubeis se ne deve andare».

“Poveri ma ribelli” titola IL MANIFESTO in prima pagina a sfondare su una foto del centro di Lampedusa in fiamme. “A Lampedusa esplode la rabbia dei migranti richiusi in condizioni disumane nel centro di detenzione, in sciopero della fame contro i rimpatri. Cinquanta feriti negli scontri con la polizia e un edificio distrutto dalle fiamme. Maroni nella bufera”, riassume il richiamo ai servizi delle due pagine interne. Sempre in prima Alessandro Dal Lago firma un commento dal titolo “Rivolta annunciata”. «Prendete poco meno di novecento persone e stipateli in un centro che al massimo ne potrebbe contenere un terzo. Teneteli lì per due mesi e più in condizioni igieniche facilmente immaginabili, in attesa di mandarne cento alla volta in Tunisia oppure di essere deportati chissà dove. Nell’ansia, nella paura e nella solitudine. In una situazione tale che da mesi il sindaco di Lampedusa definisce il Centro di prima identificazione e espulsione un “lager”. Che vi aspettate se non una rivolta? (…)» E prosegue «Se uno affronta i tanti rischi della morte in un deserto, che volete che sia l’incendio di un centro in un’isola di quel Mediterraneo su cui hanno appena rischiato la vita? (…) Prime crepe nel muro della fortezza, di cui l’Italia d’oggi costituisce il perimetro più sgangherato. Piccoli annunci di futuro. Le tante destre del nostro paese, i tanti suoi ragionevoli moderati, tutto questo non lo capiscono. Non dovrebbe suggerire qualcosa almeno a ciò che resta della sinistra?».

“A Lampedusa è rivolta, scontri e centro in fiamme” è il titolo del SOLE24ORE per il pezzo di cronaca, con richiamo in prima pagina. Più interessante è il commento di spalla, di Francesca  Padula, dal titolo “Se l’espulsione resta sulla carta”. In sostanza vi si dice che i decreti di espulsione delle prefetture sono carta straccia, benché abbiano raggiunto cifre enormi, e il Viminale non le diffonde perché «non vuole che i numeri siano noti». Sarebbe interessante invece, per il SOLE, conoscere il gap tra decreti ed espulsioni effettive. Ma perché i decreti restano aria fritta? Per molti motivi, sintetizzate dalle questure in «difficoltà quotidiane»: la legge dice che il clandestino deve essere accompagnato alle frontiere, e se si facesse per tutti… Dunque che succede? Lo straniero espulso esce dalla questura e ricomincia la vita di prima, poi viene ancora fermato, una notte in cella, una condanna non esecutiva, l’invito a presentarsi di nuovo in Questura per ricevere un altro decreto e così via. Il sistema quindi evidentemente non funziona, anche perché – si nota giustamente – colpisce nel mucchio, senza distinguere tra il clandestino che delinque e quello che lavora.

Richiamo grande in prima con foto in alto: così AVVENIRE affronta il caso Lampedusa. Nei servizi interni, spazio al sindaco che attacca il governo per aver trasformato il «centro in un lager». La Cisl siciliana attacca il governatore Lombardo per «l’assordante silenzio». AVVENIRE dà spazio a una presa di posizione di Caritas e Migrantes molto dura nei confronti del governo: «Basta confondere immigrati con delinquenti». Molto dura anche l’Udc: «Lampedusa è la tragica testimonianza del fallimento delle politiche del governo in materia di immigrazione».

“Immigrati in rivolta. Inferno a Lampedusa”. LA STAMPA dedica un primo piano con richiamo in prima pagina alla rivolta scoppiata ieri nel Centro di identificazione ed espulsione di Contrada Imbriacola dove sono ammassati da ormai due mesi quasi 900 clandestini. Oltre alla cronaca LA STAMPA riferisce i commenti delle organizzazioni umanitarie riunite nel “Tavolo Asilo” – da Amnesty International a Medici senza frontiere all’Arci – che hanno lanciato un appello al presidente della Repubblica, al presidente del Consiglio dei ministri, al ministro dell’interno. Le associazioni esprimono «profonda preoccupazione» e rilevano che «la scelta messa in atto dal governo, che ha voluto concentrare a Lampedusa tutti i migranti che giungono presso le sue coste, qualunque sia la loro condizione giuridica, ha creato nell’isola una situazione di grave e crescente tensione». Le associazioni propongono che l’isola sia solo «sede di un primo soccorso e accoglienza» e chiedono che gli immigrati siano «immediatamente trasferiti in altre strutture idonee, ove siano svolte le procedure amministrative, in particolare quelle di asilo». Intanto, nel consiglio dei ministri di domani, potrebbero essere reintrodotte nel decreto legge le misure bocciate al senato, fra cui quella che prevede che i clandestini possano rimanere nei Cie per sei mesi. Il ministro dell’interno Maroni ha affermato che proseguirà con i rimpatri e che i primi di marzo potrebbero entrare in azione i pattugliamenti misti italo-libici.

 

E inoltre sui giornali di oggi:

 

VELTRONI

LA REPUBBLICA – Anche oggi molto spazio al discorso di commiato dell’ex segretario (notando l’assenza di D’Alema e di Rutelli) e alle reazioni. Tra cui quelle della Lega, forse l’unico partito della maggioranza seriamente preoccupato. Non per generosità ma perché ammette il senatore Bossi «non sappiamo più chi nel Pd è legittimato a parlare». L’ansia della camicia verde è legata al federalismo fiscale. Per capire la posizione di Rutelli, Carmelo Lopapa intervista Linda Lanzillotta: “Bersani non va bene e ora guardiamo all’Udc”. «Il Pd deve essere un partito forte, autonomo, lontano dalle logiche del secolo scorso», dunque «si sono rivelate un disastro tanto le alleanze che hanno dato vita all’Unione quanto quella con Di Pietro… con l’Udc condividiamo molti obiettivi e una certa sensibilità: su giustizia, economia, immigrazione».

CORRIERE DELLA SERA – “Veltroni. Non ce l’ho fatta, scusate” è il titolo di apertura di oggi. In prima pagina anche i richiami di tre interviste sul tema. A due esponenti cattolici del Pd, Marini: «L’errore: nuovismo senza cultura» e Follini. «Svolta o un centro modello Kadima». E a Fedele Confalonieri che dice: «Attento Silvio, l’opposizione serve». Ma, come spesso accade, la disamina più lucida arriva dalle parole di Umberto Bossi: «Veltroni? Ci credeva, ma gli è mancato il popolo». È «fallita una certa idea di costruire un partito in quel modo lì, quella fusione un po’ artificiale di teste diverse».

IL MANIFESTO – Dedica due pagine all’addio di Veltroni e a quanto sta avvenendo a sinistra con un titolo che vale mille parole “A fari spenti nella crisi” e un occhiello “Democrack”. Si analizza poi il discorso d’addio in chiave anti dalemiana «Per dire che la premessa è “me ne vado senza sbattere la porta”, ieri nel discorso d’addio Walter Veltroni si è tolto parecchi sassolini dalla scarpa». E sulla posizione di Di Pietro il cui partito è in crescita si osserva «Visto il caos nel Pd e a sinistra, ora l’ex pm non mette limiti alla provvidenza».

ITALIA OGGI – L’analisi verte sul futuro del Pd e su chi potrebbe essere il traghettatore fino al prossimo Congresso. Secondo il pezzo firmato dai Pierluigi Magnaschi, Rosy Bindi si è dichiarata indisponibile. Bersani, sembra che non abbia più fretta di prendere la guida del partito. Tutti in compenso, corrono ad offrire il posto a Dario Franceschini.  «Era da anni che nel Pds-Ds-Margerita e poi nel Pd, non si vedeva una tale generosità nel cedere il passo a qualcun altro» ironizza Magnaschi. «La fuga dalla carica di segretario del Pd è dovuta al fatto che il Pd, oggi, non ha bisogno di un traghettatore come si sta dicendo, ma di un cireneo. E nessuno dei big del PD vuol fare il cireneo, cioè farsi spegnere sulla pelle i mozziconi delle politiche incompiute, di una periferia del partito che è in subbuglio e di un elettorato che latita.  Se il Pd», conclude  il pezzo, «vuol assomigliare al partito democratico americano, Veltroni dovrebbe adesso ritirarsi dalla politica attiva, lasciando il posto ad altri. Come dovrebbe prepararsi allo stesso gesto anche D’Alema. Il Pd avrà un futuro solo se  cambierà, non solo proposte, ma soprattutto le facce. Che sono sempre le stesse da troppo tempo».

AVVENIRE – Intervista a Lorenzo Dellai, l’unico vincente del centrosinistra nelle ultime tornate elettorali. «Esiste la necessità di dare visibilità alla matrice popolare del centro-sinistra in una prospettiva neo degasperiana» . «Del popolarismo degasperiano oggi ci sono solo spezzoni. Abbiamo bisogno di una formazione che abbia confini a sinistra molto precisi. Vedrei difficile la riproposizione di alleanze che non abbiano confini».

LA STAMPA – “Veltroni chiude con tante scuse” è il titolo che apre la prima pagina, e al post-dimissioni del leader del Pd è dedicato molto spazio all’interno, le prime sette pagine. «Candidato unico» scrive nel “Retroscena” LA STAMPA «è Dario Franceschini» che sarà leader, questo è vero, fino all’autunno quando ci saranno le primarie del Partito democratico, «ma intanto gestirà Europee e amministrative di giugno senza vincoli di mandato». Un tragitto, sottolinea il quotidiano di Torino, che non è stata ostacolato da Pierluigi Bersani, sostenuto da Massimo D’Alema anzi tra le due correnti c’è un’intesa a prendere tempo per far lievitare le due candidature in vista della sfida di ottobre. Ma in Coordinamento due tra i più convinti veltroniani, Goffredo Bettini e Giorgio Tonini, hanno proposto di fare subito le primarie. E all’assemblea di sabato verrà presentato un documento per le Primarie-subito «contro la lunga lunga transizione che premierebbe la logica oligarchica» dice Stefano Ceccanti. Intanto “I militanti sognano l’Obama bianco”, titola in un altro primo piano LA STAMPA. Il popolo del Pd si sfoga su Internet e nelle sezioni e vuole un segretario fuori dai nomi attuali.

 

STUPRO

IL GIORNALE – “L’abbiamo stuprata per dispetto” apre in prima pagina e poi servizi da pagg. 14, 15 e 16. La cronaca del fermo e la raccolta delle reazioni della gente che vive nel quartiere che dice «Adesso buttate via la chiave». E da qui partono tutti gli altri servizi che ribadiscono “Liberi di delinquere con la benedizione dei giudici”. Massimo de Manzoni ricorda il caso dello stupro di Bologna del 15 gennaio, il carnefice era a piede libero dopo che il tribunale aveva revocato la custodia in carcere. A Bologna, al palazzo di giustizia, è stato inviato Gabriele Villa per un “viaggio nel tribunale che lascia liberi gli stupratori”. Oltre alla cronaca intervista a un giudice Ilaria Simi De Burgis che commenta «A volte basta un atto non tradotto per farli uscire». Numeri in un’infografica, tra cui: 1600 clandestini hanno ricevuto provvedimento di espulsione su 5300 (dati questura Roma); di questi 420 sono stati rimpatriati, 300 si trovano nel cpt di Ponte Galeria, 246 sono recidivi. Gli stranieri in Italia sono 3.432.651.

CORRIERE DELLA SERA –  «L’abbiamo stuprata per dispetto», titola il giornale di Mieli in cover. La dichiarazione è tratta dalla deposizione del più giovane dei due romeni arrestati: «Non so come è successo, volevamo solo rapinarli, poi tutto è cambiato. Perché l’ho fatto? Per dispetto», ha detto il 20enne. Il CORRIERE cavalca l’onda dell’emergenza sicurezza . E così i titoli di appoggio riferiscono che il giovane era già stato “Fermato 9 volte e graziato – Ma il giudice: non pericoloso” e “Ora quel criminale deve soffrire come la nostra bimba”, come si augura la nonna della vittima.

IL MANIFESTO – “Presi gli stupratori Fn invoca i pogrom” è il titolo scelto (a pagina 4) per raccontare l’arresto dei due romeni accusati dello stupro romano e i manifesti xenofobi dell’estrema destra. Dopo il racconto dell’arresto si passa all’estrema destra che continua soffiare sull’odio xenofobo. «Forza nuova tappezzerà in questi giorni i muri di Roma con dei manifesti che mostrano una donna senza volto coperta da un lenzuolo, sporca di sangue dalla vita in giù. Accompagnati dalla scritta: “Stupratori immigrati è giunta la vostra ora: se capitasse a tua madre tua moglie o tua figlia? Chiudere i campi nomadi espellere i rom subito». Il partito in un comunicato ha annunciato poi per sabato prossimo una mobilitazione in cento città italiane allo scopo di chiedere “la sospensione del trattato di Schengen verso la Romania e l’espulsione di tutti i clandestini nonché di tutti gli immigrati che abbiano precedenti penali nel loro Paese  o in Italia”. Tanto per capire l’antifona», conclude Stefano Milani che firma l’articolo.

 

RONDE

IL MANIFESTO – Mentre a Roma se  ne parla a Brescia le fanno ed è pronto l’albo della “guardie civiche”. «Non avranno più nulla da temere d’ora in poi le avvenenti fanciulle bresciane. A vigilare sulla loro sicurezza messa in pericolo da orde di barbari invasori venuti da paesi lontani ci penseranno baldi carabinieri in pensione, aitanti paracadutisti (rigorosamente over 65) con tanto di folgore tatuata sull’avambraccio. E a breve anche in nerboruti giocatori di rugby di una squadra locale. Ma non chiamatele ronde per carità e non pensate alle guardie padane (…) A Brescia, la “Leonessa d’Italia” governata dal Popolo della libertà. A pattugliare strade e parchi ci pensano gli “assistenti civici”». A breve arriverà poi l’albo delle “guardie civiche” e come si sottolinea nell’articolo in questo modo si aggira la norma che non prevede l’utilizzo di singoli cittadini, ma in questo caso il vicesindaco lumbard con l’albo crea «un’associazione di volontariato. Posto padano, tradizione italica. Come dice quel vecchio proverbio? Passata la festa, gabbato lu santo. O meglio, fatta la legge (tra l’altro già benvoluta dal “padanume” locale), trovato l’inganno. Con tanti saluti a Giorgio Napolitano».

 

CHIESA E STATO

LA REPUBBLICA: “L’Italia, la Chiesa e una laicità positiva”, lettera al direttore di Gianfranco Fini, presidente della Camera che partendo dalla ricorrenza degli 80 anni di Concordato e dal discorso alla Camera di Papa Giovanni Paolo II (che aveva sottolineato la necessità di solidarietà e coesione, all’interno di una politica della centralità della persona umana) sottolinea come solidarietà e coesione debbano essere una bussola per attraversare globalizzazione e mutamento della società legato all’immigrazione. Riprende il concetto di “laicità positiva” enunciato da Sarkozy e lo ravvisa nel Concordato: «una laicità dello Stato che deve però tenere conto che viviamo in un paese la cui storia è inestricabilmente intrecciata alla vicenda del cristianesimo e della Chiesa romana». Nella stessa pagina 8, Marco Politi: “Con il Vaticano totale identità di vedute”. Le relazioni del premier con le gerarchie vaticane sono al massimo. Berlusconi: «Assoluta identità di vedute da parte di tutti i rappresentanti della Santa Sede c’è un riconoscimento entusiasta che mai si era verificato un clima come quello attuale».

 

FINE VITA

AVVENIRE – La pagina 3 è dedicata all’incontro tra Nancy Pelosi e il Papa. La speaker della Camera, terza carica degli Usa aveva alle spalle un pesante incidente diplomatico sul tema, con un attacco al vescovo di san Francisco. Pelosi aveva attaccato la Chiesa per la rigidità sull’aborto, sostenendo che non si può dire quando ci sia l’inizio della vita.

 

SANREMO

SOLE24ORE – Formidabile nello stare sull’attualità a suo modo. Per “coprire” il festival fa i conti in tasca a Benigni: “La Benigni Spa vale 30 milioni” titola in prima pagina. E all’interno spiega: «Pinocchio e la fata turchina sono buoni imprenditori», cioè Roberto e la moglie Nicoletta gestiscono 4 società – una casa di produzione cinematografica, un’etichetta musicale e e due immobiliari – che nel 2007 hanno fatto registrare un giro d’affari di quasi 30 milioni, dovuto soprattutto alla Melampo cinematografica; ma attenzione: i costi sono poco più di 12 milioni, anche se in passato le cose andavano peggio e la società si ritrova con un totale passivo di 65 milioni. A difesa di Benigni, si precisa che il contratto di cui si è parlato con la Rai (350mila euro) non è per la sola apparizione a Sanremo ma comprende la possibilità per Melampo di pubblicare tutti i vecchi sketch del comico andati in onda sulla tv pubblica nell’arco di 20 anni.

 

EXPO

LA STAMPA – “Moratti tradita dalla Lega” titola oggi il quotidiano di Torino sulla vicenda dell’Expo 2015. Al sindaco di Milano sono state tolte le competenze sulle infrastrutture, a vantaggio del presidente lombardo Formigoni. Una scelta che è stata fatta lunedì sera ad Arcore. «Con una manovra a tenaglia» tra Tremonti, La Russa e Bossi, Moratti è stata costretta a rinunciare a Paolo Glisenti come amministratore delegato della società di gestione dell’Expo, che aveva seguito fin dall’inizio il progetto e l’iter per la candidatura di Milano. In più, competenze chiave come quelle sulle infrastrutture, che finora facevano capo a Moratti come commissario dell’Expo, sono state attribuite al “Tavolo lombardia”, in ultima analisi a Formigoni. Moratti è accusata di essere andata avanti in modo troppo indipendente nelle trattative con il governo sull’Expo: «Si sente super partes, ma senza i voti di Forza Italia non sarebbe stata eletta» l’accusa un deputato milanese del Pdl.

 

TURIMO SESSUALE

CORRIERE DELLA SERA – Il focus è dedicato al boom del turismo sessuale. L’Europa dell’est sarebbe la nuova meta. Fra le voci anche quella di Marco Scarpati di Ecpact («Da parte di alcuni paesi c’è più attenzione al fenomeno, ma i cacciatori si sono fatti più furbi». E intanto il giro d’affari è arrivato a 250 miliardi, grazia anche agli 80mila orchi italiani e nelle stazioni di servizio delle autostrade della Repubblica Ceca ci sono ragazzini offerti anche per 5 euro.  


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