Welfare

Lampedusa, morire come topi

Ancora emergenza: tragedia in mare e scontri nei centri.

di Franco Bomprezzi

Mentre l’economia mondiale e quella nazionale tengono banco e preoccupano non solo i mercati ma i governi, nelle prime pagine dei giornali trova spazio anche il dramma dei profughi e degli immigrati. Ieri i disordini in Puglia e a Crotone e la nuova tragedia del mare hanno riportato in primo piano un tema che continua a non trovare soluzioni adeguate.

“La stiva, il gas, le urla per uscire” è il titolo drammatico sulla prima del CORRIERE DELLA SERA, di taglio centrale. In occhiello “Tragedia a Lampedusa, 26 morti. Scontri e feriti a Bari e Crotone”. I servizi alle pagine 22 e 23. Sempre in prima parte il commento di Isabella Bossi Fedrigotti: “I dannati del mare”. Scrive la Fedrigotti: “È al dolore di chi resta che non si può non pensare, ed è forse per questo che in una disgrazia, in una tragedia, quasi quasi si preferisce apprendere che ha perso la vita un’intera famiglia, e non soltanto l’uno o l’altro, poi per sempre pianto con strazio dai sopravvissuti. Giacciono ora i corpi dei venticinque sulla tolda del barcone, coperti dai teli di plastica dei pescatori, e se non sapessimo che sotto ci sono cadaveri di uomini e donne, se non intravedessimo, su di un lato, lo scorcio di una bara, si potrebbe immaginare che nascondono merci, bagagli, fagotti, reti… Chissà se i gitanti in partenza sull’altra barca — incrocio di destini contrapposti in modo che più violento non si può — hanno davvero capito cosa ripara quel telo azzurro. Chissà se guardano fisso per cercare di cogliere qualcosa con la misteriosa smania di chi rallenta in autostrada per vedere feriti e morti di un incidente, o se, invece, soltanto pregustano in allegria l’escursione, lanciando, al passaggio, uno sguardo appena un po’ incuriosito all’ennesima carretta del mare approdata nell’isola”. In apertura di pagina 23 la cronaca da Lampedusa: “Chiusi nella stiva, muoiono soffocati”. Scrive Alfio Sciacca: “Racconti dell’orrore. Fotogrammi di una guerra tra disperati o più verosimilmente opera di scafisti senza scrupoli. La polizia li ha già identificati: sono 5 e presto potrebbero essere arrestati per l’omicidio del migrante buttato in mare e forse anche per i 25 morti nella stiva. I superstiti hanno riferito anche di altre 5 carrette partite sempre dalla Libia. Dicono di averle viste navigare al loro fianco e poi perdersi lontano. Ma a Lampedusa ieri è approdato solo un altro natante con 53 persone che, tra l’altro, hanno detto di essere tunisini. Degli altri barconi non c’è alcuna traccia e nessuna richiesta di aiuto è arrivata in Italia o a Malta. Sul peschereccio degli orrori, un legno di appena 15 metri, i trafficanti di uomini ne hanno caricati 297. Stipati uno sull’altro con la raccomandazione di non muoversi troppo per evitare di squilibrare l’imbarcazione. I 26 finiti nella stiva di due metri per tre e alla quale si accede da una botola di 50 centimetri, sarebbero stati i primi a salire a bordo immaginando magari di aver conquistato il posto più comodo al riparo dal sole e dalle folate di vento della notte. Ma quel piccolo vano senza una presa d’aria si è rivelato la loro tomba”. Felice Cavallaro, inviato sul luogo dell’ennesima tragedia, raccoglie le testimonianze: «Laggiù con mio fratello, lui non ce l’ha fatta», nel titolo le parole dei sopravvissuti, che raccontano: “«Salvo perché vomitavo» , spiega l’altro, tormentato dall’idea che non potrà nemmeno piangere Oneibuki. «Era disperato pure lui, ma io non riuscivo a trattenermi e così qualcuno, sopra, dopo tanti tentativi, mi ha fatto mettere il naso fuori. Ho fatto un salto, mi sono ferito, ho combattuto come altri dieci, venti, trenta di noi per uno spazio minimo, spinto verso la fiancata perché vomitavo ancora, e poi sono rimasto lì fuori, bloccato, lontano da Oneibuki che non ho più rivisto…» . È il racconto dell’ultima notte d’inferno con l’immagine di «un sacco lanciato in mare» , come aveva creduto Lucky, senza immaginare che si trattasse del fratello. «Per me non ci sarà nemmeno una tomba dove pregare…» . Parla, piange e invidia l’altro sventurato, Paul, con le mani pietose sul corpo immobile del fratello. Drammatico epilogo di una traversata segnata dalla violenza di chi negava ossigeno ai compagni di sventura, anche a costo di farli morire”. A pagina 22 le cronache degli scontri a Bari e Crotone: “Sassi sui poliziotti e roghi. La rivolta degli immigrati”. Racconta Fabrizio Caccia: “Traffico nel caos, roghi di cassonetti e blocchi stradali, l’aeroporto isolato, 12 treni regionali cancellati e gite saltate anche per migliaia di croceristi sbarcati al porto come ogni lunedì per andare a vedere i trulli di Alberobello, le grotte di Castellana o i sassi di Matera. Il bilancio definitivo degli scontri parla di 29 stranieri fermati (ragazzi del Mali, del Ghana, della Costa d’Avorio, ma anche pakistani, bengalesi, afgani e un iracheno) e quasi 60 feriti tra manifestanti, forze dell’ordine, automobilisti di passaggio, il più grave un poliziotto che ha perso due denti colpito da una pietra. Ci sono stati momenti terribili”. Il punto sulla situazione dei migranti nel pezzo da Roma di Lorenzo Salvia: “Nei Centri attese fino a dieci mesi per la decisione sulle richieste d’asilo”, sottolineando le differenze tra i Cara, i centri per i richiedenti asilo, e i Cie, i centri di identificazione ed espulsione. I primi, fino ad ora, erano luoghi più tranquilli. La rivolta di ieri toglie anche questa convinzione.

Per dar conto dell’ennesima tragedia in mare e delle proteste in Puglia LA REPUBBLICA mette in pagina una fotonotizia: “Lampedusa, «Urlavano per uscire, morti nella stiva» Immigrati in rivolta, violenti scontri a Bari”. I servizi all’interno. «L’orrore è in fondo a una botola di due metri per tre», scrive l’inviata Alessandra Ziniti. «Erano i più forti, tutti uomini giovani, tra i 20 e i 30 anni, nigeriani, alcuni etiopi, pochi libici. In Italia sono arrivati in una bara galleggiante, una fossa comune piena di veleni in cui li hanno costretti, a colpi di bastone, gli scafisti di quest’ultima traversata di morte». Il carico era partito da Tripoli. Troppo pieno per ospitare tutti i circa 300 migranti. Sicché i primi cinquanta sono stati fatti scendere nella stiva. Accorgendosi che non riuscivano a respirare la metà di loro sono usciti, l’altra metà è stata fermata dagli uomini del “servizio d’ordine”. La tragedia è stata scoperta anche grazie alla telefonata di un passeggero che aveva un telefono satellitare e ha chiamato un familiare in Italia. Capitano della nave e marinai saranno incriminati per omicidio. Ed è raccapricciante il racconto di Francesco Viviano: «Li hanno seppelliti vivi, li hanno ammazzati come cani i due scafisti, il capitano e la guardia armata di bastone, i due che avevano organizzato il viaggio»: è la testimonianza di un superstite, il cui fratello è stato ricacciato sotto la stiva ed è morto asfissiato. «Era impossibile intervenire», racconta un altro, «quegli assassini hanno preso i primi 50 di noi e li hanno messi dentro quel buco… Poi hanno fatto salire tutti gli altri… non c’era spazio per muoversi e quella botola che portava alla stiva era impossibile aprirla perché sopra c’eravamo noi». Il capitano continuava a dire che avrebbero sofferto ma non sarebbero morti. Una bugia che ha scatenato il finimondo a bordo. Inutilmente. In appoggio Francesca Russi riferisce della rivolta nei Cie a Bari e Crotone: la rivolta dei richiedenti asilo è cominciata ieri all’alba a Bari (nel cui Cie ci sono 1114 stranieri in attesa) e poi si è spostata sui binari ferroviari, dove è stato bloccato un convoglio merci. Via via la protesta è dilagata fino a che i funzionari della Prefettura hanno promesso che entro domani sera il governo darà una risposta agli immigrati (moltissimi dei quali libici). Nel Salento invece nordafricani hanno incrociato le braccia per protestare contro la paga troppo bassa (3,5 euro all’ora). «Le insopportabili attese per le pratiche di valutazione delle richieste di asilo e il numero crescente di dinieghi rappresentano una condizione inaccettabile nella fase straordinaria che stiamo attraversando. I centri di accoglienza scoppiano in tutta Italia», ha detto Nichi Vendola, presidente pugliese.

“Picchiati e soffocati nella stiva” titola senza mezzi termini IL MANIFESTO in un servizio a pagina 9 che da spazio a un’intervista di Laura Boldrini. La portavoce dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (ACNUR) “dovrebbe ormai essere abituata alle tragedie che si consumano ogni giorno nel canale di Sicilia (una media di 8 morti al giorno nel 2011)” scrive il quotidiano comunista, ma non è così. “Non c‘è proprio limite al peggio” dichiara la Boldrini. “E’ una cosa disumana. C’è stata moltissima tensione su quella imbarcazione: alcuni migranti sono stati portati in ambulatorio con gli arti fratturati, altri non volevano lasciare quei corpi. Hanno visto morire familiari. Pensiamo a cosa può voler dire perdere una madre o un figlio in quel modo”. Per i 300 sopravvissuti sbarcati sull’isola si prospetta una strada tutta in salita (per ottenere i permessi di soggiorno) che pone il governo italiano di fronte al solito bivio: “c’è bisogno di soluzioni concrete” sostiene Laura Boldrini. “O si dà il permesso di soggiorno a tutti per motivi umanitari, oppure si incentivano i rimpatri volontari assistiti. Altrimenti si rischia di aumentare notevolmente il numero degli irregolari”. Prima che la classe politica italiana si decida, nell’emergenza, “c’è bisogno di mettere a punto un sistema di accoglienza che oggi è diffuso sul territorio con standard più uniformi a supporto anche di soluzioni più a misura d’uomo in centri più piccoli”.

“Immigrati, rivolte a Bari e Crotone . A Lampedusa 25 morti in una stiva”. È il titolo di uno dei richiami in prima de IL SOLE 24 ORE. Il pezzo a pagina 14 a firma di Karima Mouai mette insieme le due vicende: «Ecco altri morti. Morti da sbarchi che non sembrano volersi fermare. Con un allarme che si ripropone ogni estate. E si riproporrà anche nella prossima, perché c’è una questione strutturale che non viene affrontata. L’ultimo allarme della Fao, solo una settimana fa, lo ha rilanciato il Ministro francese dell’agricoltura Bruno Le Maire che ha ammonito: «La comunità internazionale ha fallito nel costruire la sicurezza alimentare dei Paesi in via di sviluppo. Se non prendiamo subito le misure necessarie questa carestia sarà il peggior scandalo del secolo». Nel Corno d’Africa, nessuno ormai ha più dubbi, si sta vivendo una delle peggiori, se non la peggiore siccità negli ultimi 60 anni. Miope dunque pensare che gli sbarchi cesseranno a breve. Bisogna perciò attrezzarsi. Anche perché la tensione tra i migranti già in Italia va aumentando. Lo evidenziano le immagini della guerriglia da stadio che sono arrivate ieri dal barese. È la vera bomba ad orologeria dell’Italia dei Cie e dei Cara. Non è la prima volta che in questi centri si scatenano disordini di ribellione, ma gli immigrati del Cara di Bari, che alle forze dell’ordine lanciavano pietre (causando non pochi feriti) al grido di «Vogliamo i documenti» sono senz’altro l’allarme più visibile di una pericolosa falla nel sistema. In particolare pesano i ritardi nella concessione del diritto d’asilo. E tafferugli si sono verificati anche a Isola Capo Rizzuto».

AVVENIRE titola “Ricacciati nella stiva muoiono 25 migranti” la fotonotizia in prima sull’orrore a Lampedusa e dedica un piccolo richiamo alla guerriglia di immigrati a Bari. I servizi sulle due vicende occupano il Primo Piano alle pagina 4 e 5. Si comincia dall’attacco degli immigrati libici che attendono da mesi una risposta alla loro richiesta di asilo. «Una situazione straordinaria che non riguarda solo il Cara di Bari – ha detto l’assessore pugliese alle politiche dell’immigrazione Nicola Fratoianni – ci sono state rivolte in altri centri e la situazione è esplosiva dappertutto. Sulla stessa linea anche il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola: «L’immigrazione non è una questione che può essere trattata in termini di mero ordine pubblico e di repressione. Urge una risposta politica al’altezza della situazione». A pagina 5 la tragedia di Lampedusa dei 25 profughi asfissiati nel vano motore che «chiedevano aiuto e venivano ributtati giù». Un box a centropagina evidenzia il commento di Liliana Ocmin (Cisl): «Una tragedia che non deve restare nel silenzio». In taglio basso intervista a Oliviero Forti, responsabile dell’ufficio immigrazione di Caritas Italiana secondo cui «continuerà la fuga dalla Libia. Di fronte a queste persone che ci chiedono aiuto, l’accoglienza è un imperativo categorico».

“Il barcone dell’orrore: 25 cadaveri nella stiva” titola in un primo piano a pagina 10 LA STAMPA. L’inviata a Lampedusa racconta il ritrovamento dei 25 cadaveri nel vascello stipato di gente all’inverosimile recuperato dalla guardia costiera: 24 ragazzi e una donna che sono stati picchiati da altri quando tentavano di uscire, perché non c’era posto sulla barca, morti asfissiati per i fumi di scarico. Da inizio anno 1.674 persone sono morte nel canale di Sicilia secondo il conteggio di Fortress Europe: numeri al ribasso, precisa LA STAMPA, che non comprendono tutti quelli inghiottiti dal mare senza neppure il conforto della memoria. LA STAMPA va nel cimitero di Lampedusa, dove i giovani immigrati sono seppelliti accanto agli anziani del posto, sulle lapidi indicazioni sommarie: “extracomunitario”, “nigeriano, 18 anni”. Nella pagina accanto la rivolta al Cara di Bari: 60 feriti fra agenti e immigrati, una guerriglia durata ore. Da sette mesi i rifugiati aspettavano i documenti e la risposta alla richiesta di asilo: “Vogliamo solo i documenti per andarcene da qui”. Secondo l’assessore regionale pugliese all’immigrazione Nicola Frantoianni è necessaria una risposta urgente, ovvero un decreto del governo.

E inoltre sui giornali di oggi:

SIRIA
IL SOLE 24 ORE – “La nostra realpolitik alleata di Assad”, commento anonimo a pagina 16: «In Siria non sarà come in Libia. Il presidente Bashar Assad sta compiendo massacri forse anche peggiori di quelli del colonnello Gheddafi ma nessuno si sogna di muovere un dito. In quattro mesi di rivolta non ha fatto una sola concessione o una reale apertura all’opposizione: la sua risposta alle richieste della piazza sono state migliaia di civili uccisi a cannonate ma all’orizzonte non si profila nessun intervento internazionale o della Nato. L’Unione europea sta per varare nuove sanzioni che – come insegna il passato – non serviranno a proteggere la popolazione civile mentre all’Onu è assai improbabile che con il veto russo o cinese si arrivi mai a una decisione concreta.  La cruda e drammatica verità è che – almeno per il momento – dentro e fuori la regione, non si intende dare una spallata a un regime la cui caduta, come quella di Saddam Hussein in Irak, potrebbe aprire un vuoto di potere terrificante nel cuore del Medio Oriente ai confini di Israele, Turchia e Irak. Quello siriano di Assad è un regime che non cede perché uno dei suoi migliori alleati è la nostra realpolitik».

LA STAMPA – “Assad non si ferma, Hama sotto tiro”. La città ribelle di Hama resta sotto il tiro dei carri armati e il governo non accenna a cambiare strategia nonostante l’Unione europea abbia deciso di inasprire le sanzioni e anche la Turchia abbia espresso una dura condanna. Intanto al Cairo l’esercito ha sgombrato la piazza tari dai manifestanti che l’occupavano dall’8 luglio scorso. Ieri LA STAMPA aveva commentato che la repressione siriana ha l’ambizione di “chiudere”, nell’autunno, la “primavera” delle rivolte in Nord Africa.

SOMALIA
AVVENIRE – A pagina 6 il rapporto choc della Caritas sulla Somalia “dove si rischia l’ecatombe”: oltre 2 milioni di persone, un quarto della popolazione, in fuga da fame e violenza. Il livello di mortalità è come nel 1992, quando la fame uccise 250mila persone. Intanto il mondo si muove: Parigi ha portato a 30 milioni i fondi per l’emergenza mentre gli aiuti dell’Unicef stanno raggiungendo le regioni più remote.

TERZO SETTORE
IL SOLE 24 ORE – “Onlus con “partecipazioni” societarie”: «Con la circolare n. 38/E diramata ieri l’agenzia delle Entrate torna a occuparsi di Onlus. In particolare, viene rettificato l’orientamento espresso nella risoluzione n. 164/E del 2004 e nella circolare n. 59/E del 2007 circa la possibilità di partecipare ad una Onlus da parte di società commerciali ed enti di pubblici e di soggetti “esclusi” dalla qualifica agevolata.  In entrambe le occasioni le Entrate avevano chiarito che la partecipazione in una Onlus da parte di soggetti esclusi dal regime di favore era consentita solo se questi ultimi non esercitano un’influenza dominante. Ora l’Agenzia corregge il tiro, considerato che, negli ultimi anni, complice anche la crisi di risorse pubbliche, si sono modificati i rapporti di collaborazione tra le organizzazioni del terzo settore e gli enti pubblici e le società commerciali, alla luce del principio di sussidiarietà previsto dall’ultimo comma dell’articolo 118 della Costituzione e delle sollecitazioni provenienti dalla Ue. Via libera quindi alla costituzione o alla partecipazione di Onlus da parte di enti pubblici e società commerciali anche se, nella compagine sociale (o, per le fondazioni, nell’organo esecutivo), i cosiddetti “enti esclusi” sono numericamente prevalenti o assumono un ruolo determinante nella definizione degli atti di indirizzo e di gestione. In ogni caso dovranno però sempre essere osservati gli stringenti vincoli posti dal decreto legislativo n. 460/1997, ritenuti di per sé sufficienti ad evitare possibili manovre elusive. La circolare sottolinea infatti che sarà il controllo operato in sede di accertamento da parte dell’Amministrazione finanziaria a garantire che le agevolazioni connesse alla qualifica di Onlus siano legittimamente fruite. Disco rosso, invece, se gli enti “esclusi” vogliono partecipare ad una Ong. Secondo le Entrate, infatti, questa circostanza è esclusa dalla normativa che prevede il riconoscimento di idoneità di fini delle Ong» 

ITALIA OGGI – Gli «enti esclusi» rientrano nelle onlus, e lo fanno dalla porta. L’Agenzia delle Entrate ha infatti rivisto la propria posizione e stabilito che gli enti pubblici e le società commerciali possono costituire (o partecipare ad) onlus, anche nel caso in cui esse nella compagine sociale siano «numericamente prevalenti o assumano un ruolo determinante nella definizione degli atti di indirizzo e di gestione dell’ente onlus». Lo ha fatto con la circolare n. 38/E, con data 1 agosto 2011. Nella stessa circolare si dà anche il via libera alla partecipazione di una onlus a una impresa sociale, il riconoscimento della qualifica di onlus ai trust opachi e l’esenzione dall’imposta di registro per le organizzazioni di volontariato anche prima dell’iscrizione a un registro regionale o provinciale. 

GEORGE SOROS
ITALIA OGGI – Contrordine: Soros non lascia e non si pente. Così titola il quotidiano economico, che bacchetta gli errori di molti giornali, che avevano annunciato, nei giorni scorsi, la chiusura dell’hedge fund di George Soros. Soros ha «semplicemente deciso di sottrarsi ai controlli più stringenti della Security Exchange Commission», la Consob americana, annunciando «candidamente» di «preferire l’opacità alla trasparenza». Il pezzo di Mario Lettieri e Paolo Raimondi ricostruisce decenni di speculazioni e vent’anni in cui Soros «ha lavorato e pagato profumatamente per costruirsi una verginità di filantropo» e critica una «filantropia fatta con i soldi della speculazione più selvaggia». 

AMBIENTE
ITALIA OGGI – Denuncia degli ambientalisti spagnoli sui frequenti incidenti che accadono nello stretto di Gibilterra durante il rifornimento in mare (bunkering), preferito al rifornimento a terra perché in questo caso il carburante non viene tassato. La pratica è vietata dalle leggi spagnole, ma ammessa da quelle inglesi. Da inizio anno ci sono già stati quattro incidenti, con conseguente versamento in mare di carburante e olio di raffreddamento. Un inquinamento minore ma talmente ripetitivo da essere «più nefasto di una marea nera». 

CRISI
LA REPUBBLICA – “Crollo dei mercati, tonfo Italia”. L’apertura del quotidiano diretto da Ezio Mauro fotografa la reazione delle borse che evidentemente non si fidano né del piano Obama né della tenuta dei conti italiani. Il Tesoro ha convocato il Comitato per la stabilità: oggi vertice con Consob, Bankitalia e Isvap. Domani Berlusconi parlerà in Parlamento.

AVVENIRE – “Crisi nera, ora di agire” è il titolo di apertura di oggi del quotidiano cattolico che nel sottotitolo riassume così: “Non basta l’accordo americano, le Borse a picco. Berlusconi alle Camere, convocate le parti sociali”. Nel sommario: «Il capo del governo domani prima a Montecitorio e poi in Senato. Intanto avverte: “ Situazione drammatica, non ho la bacchetta magica. E l’opposizione collabori”. Giovedì l’esecutivo vede banche, imprese e sindacati. Che a loro volta incontreranno le opposizioni,. L’ipotesi di un governo tecnico non convince. A Piazza Affari bruciati 15 miliardi».

CARCERI
AVVENIRE – A pagina 15 si parla della prima casa aperta a Caltagirone in Sicilia per dare ospitalità ai parenti dei detenuti. Un rudere ristrutturato dalla diocesi accoglie chi va al colloquio. Dieci i posti letto gratuiti. 


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