Formazione

Lampedusa, mare amaro

Turismo responsabile. Andare o non andare in vacanza sull’isola degli sbarchi?Sull’isola del Mediterraneo, i flussi della ricchezza e dell’indigenza si incrociano...

di Carlotta Jesi

I clandestini non li vedi neanche, assicura chi c?è stato. E il mensile Traveller, nel numero dedicato alle isole del Mediterraneo, assicura anche di più: «La paura di trovarsene uno al fianco, è infondata. Ai clandestini è riservato solo il centro d?accoglienza». Il dubbio, però, resta: a Lampedusa, quest?estate, si va o no? E non solo perché se li inquadrano i telegiornali, quei barconi carichi di disperati, ti chiedi come sia possibile che non li veda tu. E non solo perché i numeri parlano chiaro e ti chiedi come si faccia a scrivere che un?isola è solo dei 20mila turisti agostani se nello stesso mese ci sbarcano 10mila clandestini.
Nelle conversazioni e nelle email pre vacanza il dubbio se andare a Lampedusa dilaga perché Lampedusa è il simbolo di tanti altri luoghi in cui, per due mesi l?anno, i flussi dell?abbondanza si incrociano con quelli dell?indigenza. Il dubbio sull?isola del Mediterraneo riguarda anche Tarifa, in Spagna, dove i surfisti dividono le onde con gli scafisti, riguarda le aree colpite dallo tsunami, la Cuba con la base di Guantanamo e tanti altri posti del mondo. Andarci in vacanza, è turismo responsabile o no?
«Certo che lo è. Altro che non preoccuparsi, io rovescerei la logica di Traveller: preoccupatevi dei clandestini di Lampedusa, occupatevene. La sola presenza dei turisti sull?isola contribuisce a creare una terra cuscinetto tra la realtà del Cpt e il resto del Paese», spiega Duccio Canestrini, autore del bestseller sul turismo sostenibile Andare a quel Paese, edito da Feltrinelli. Sull?atteggiamento giusto con cui sbarcare sulla più famosa delle isole pelagie, Canestrini non ha dubbi: «Non c?è bisogno di fare i missionari, basta essere permeabili, aprire gli occhi su quel che accade e raccontarlo».
Contrario al boicottaggio di Lampedusa è anche Alfredo Somoza, uno dei fondatori dell?Aitr, l?Associazione italiana turismo sostenibile: «L?isola, che non è nemmeno una provincia dell?Italia, è ostaggio e vittima di questa situazione: non ha il potere di decidere le politiche sull?immigrazione e, comunque, non è neppure il luogo in cui potrebbe vivere chi ci sbarca. Non ha voce in capitolo e quindi non mi sfiora nemmeno l?idea di boicottarla. Consiglio il contrario: andateci, informatevi su quel che accade e fate valere le vostre opinioni attraverso il voto».
Filippo Miraglia, responsabile immigrazione dell?Arci, che dall?inizio di maggio denuncia rimpatri forzati verso la Libia di clandestini sbarcati a Lampedusa, si spinge fino a consigliare azioni di disobbedienza civile: «Andate al porto, e al centro di detenzione, a chiedere che gli immigrati vengano liberati. Informate gli altri turisti su ciò che accade». Ma attenzione, avverte: «Gli isolani non vedono di buon occhio la presenza degli anti razzisti che prendono le difese dei clandestini spesso rimpatriati in massa, anche se per legge i provvedimenti di espulsione devono essere individuali, e senza la sentenza di un giudice. E lo stesso vale per i turisti che si mettono a fare domande sul Cpt». La pensa così anche Enzo Mainardi, fondatore del portale www.clandestinos.it: «Più che Lampedusa, e i suoi abitanti, io boicotterei Bruxelles e il parlamento europeo che ha votato contro le espulsioni di massa chiedendo di alloggiare i clandestini in alberghi degni di esseri umani. Ma bisogna essere realisti: in quali alberghi? Con quali soldi? Con quali forze umane ed economiche a disposizione? Visto che a Bruxelles gli alberghi a quattro stelle non mancano, perché non ci pensa il Belgio ad accogliere, identificare ed eventualmente smistare negli altri Paesi europei gli immigrati che arrivano a Lampedusa? Sono curioso di sapere come verrebbero accolti. I responsabili di questa situazione non sono gli isolani, ma chi fa le leggi».

Gli sbarchi
I cpt esauriti

Nei mesi estivi, a Lampedusa sbarcano anche 11mila clandestini. A differenza dei 20mila turisti, però, hanno un?unica possibilità di alloggio: il Cpt in zona aeroporto con una capienza massima di 190 posti. Che, mentre scriviamo, sono già sovraffollati da 840 persone. Per mancanza di letti, ha denunciato Medici senza frontiere nel 2004, i clandestini dormono per terra e spesso ai malati non vengono fornite le cure necessarie. Ma questo non è l?unico problema del Centro di permanenza temporanea. Al suo interno, denunciano ong e parlamentari, da metà maggio sono riprese le espulsioni di massa, e non convalidate da un giudice di pace, come vuole la legge.

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