Welfare

Lampedusa: i commenti e le reazioni

Le reazioni alla tragedia di Lampedusa. Il Presidente Napolitano: «Servono misure per evitare il ripetersi di queste tragedie». Le note di Unicef Italia e Naga. Andrea Riccardi chiede i funerali di Stato. Rocca (Cri) chiede "corridoi umanitari"

di Redazione

Mentre sale il bilancio dei morti per il naufragio del barcone di migranti al largo di Lampedusa, arrivano le prime reazioni. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha dichiarato: «Coscienze scosse, servono misure per evitare il ripetersi di queste tragedie».

Cordoglio e dolore per l’ultima tragedia che si è compiuta questa mattina a largo delle coste della Sicilia li esprime Giacomo Guerrera, presidente di Unicef Italia che proesegue: «Ancora un altro barcone, altri migranti, altre notizie di persone che hanno perso la vita durante l’ennesimo viaggio della speranza. Ancora altri bambini coinvolti. Appare sempre più necessario garantire ai migranti accoglienza, a partire da un arrivo in condizioni di sicurezza nel nostro territorio. Dobbiamo accogliere e proteggere tutti i bambini che giungono in Italia, perché non si trovino mai più ad affrontare viaggi estenuanti che già troppe volte si sono conclusi in un dramma, evitabile e prevedibile».

Duro il commento del Naga che lo intitola “Lacrime di coccodrillo”, sottolineando che al dolore si aggiunge la rabbia per quello che è successo e per come viene interpretato.

«Si attribuisce la responsabilità delle morti in mare agli scafisti, alle condizioni atmosferiche, al caso: la responsabilità è invece dei Paesi europei, della politica dei respingimenti e della mancata accoglienza», dichiara la presidente del Naga Cinzia Colombo.

«Il mondo cambia: la crisi economica incide profondamente sull’immigrazione riducendo gli ingressi e facendo aumentare gli spostamenti interni e i rientri; i Paesi sulle coste africane del mediterraneo vivono sconvolgimenti politici e sociali. Ma la risposta europea rimane sempre la stessa: rafforzare la Fortezza Europa. Una fortezza sempre più vecchia, che cerca di conservare, chiudendosi, un passato e una presunta identità in disfacimento, senza nuove idee per affrontare la realtà e tantomeno il futuro» prosegue la presidente del Naga che conclude: «O si troverà una soluzione politica per affrontare quella che non è un’emergenza, ma un fenomeno del presente, o le morti in mare continueranno, come le lacrime di coccodrillo».

Un funerale di Stato a Roma. A chiederlo è Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio, che interviene su quella che definisce «l'immane tragedia di Lampedusa» e che «esige da parte di tutti una risposta che non si limiti al cordoglio ma che chiami in causa le responsabilità e si faccia carico del coraggio di una proposta. Chiedo un funerale di Stato, a Roma, per le vittime di questo ennesimo disastro umanitario; e mentre ci uniamo alla preghiera di papa Francesco, e sollecitiamo interventi rapidi ed efficaci per alleviare le sofferenze dei superstiti, non possiamo non tornare a denunciare con forza le carenze della politica europea e mondiale, l’inadeguatezza delle iniziative della cooperazione internazionale di fronte al fenomeno gigantesco, inarrestabile delle migrazioni, una vera emergenza del nostro tempo» dichiara Riccardi.

«I viaggi della speranza destinati a concludersi nella disperazione e nell’orrore devono essere fermati all’origine – continua -, e per questo occorre organizzare un efficiente sistema di controllo internazionale sulle coste del Mediterraneo e di repressione dell’attività criminale dei trafficanti di uomini, donne e bambini. La cooperazione internazionale deve impegnarsi nell’aiuto ai paesi più poveri dell’Africa e nelle zone di guerra, per alleviare le condizioni di vita delle popolazioni e prevenire, ove possibile, il fenomeno migratorio. L’Europa deve aprire a Lampedusa o in Sicilia un Centro di prima accoglienza non solo italiano, nel quale si esprima la solidarietà dell’intera Unione; e deve farsi carico del reinsediamento dei profughi, dei migranti, dei richiedenti asilo nei diversi paesi europei che possono accoglierli e offrire loro condizioni dignitose di vita e di lavoro. E questo è solo il minimo che si possa e si debba fare nell’immediato».

Andrea Riccardi, infine, ricorda la visita del Pontefice nell'isola. «L’8 luglio scorso papa Francesco aveva lanciato da Lampedusa un appello a risvegliare le nostre coscienze “perché ciò che è accaduto non si ripeta”. Si è ripetuto; ed è responsabilità di tutti coloro che “con le loro decisioni a livello mondiale hanno creato situazioni che conducono a questi drammi”. A questa denuncia di tre mesi fa, ieri il papa ha aggiunto una sola parola: "Vergogna". L’Europa, il mondo, si muovano!»

«Un dramma, una tragedia, immagini che ci addolorano e che fanno salire anche la rabbia: com'è possibile che ancora si muoia in questo modo per raggiungere un posto sicuro, lontano dalla guerra e dalla fame?». Questo il primo commento di Francesco Rocca, presidente nazionale della Croce Rossa Italiana, al naufragio dell'imbarcazione di migranti a poche miglia da Lampedusa.

«Non ci stancheremo mai di urlare il nostro sdegno davanti a queste tragedie, non ci stancheremo mai di chiedere alle Istituzioni italiane ed europee un impegno concreto per evitarle: non si può parlare di migranti e migrazioni solo in caso di sciagure» prosegue Rocca. «E ancora, non ci stancheremo mai di chiedere corridoi sicuri per chi scappa dalla guerra, per chi ha bisogno, per chi deve essere tutelato: è inaccettabile che succedano drammi del genere. Voglio esprimere tutta la nostra solidarietà alle vittime del naufragio e alle loro famiglie», ha concluso.

«La strage che si è consumata vicino a Lampedusa lascia sgomenti, ma anche pieni di rabbia. Ha ragione papa Francesco: è una vergogna», dichiara don Armando Zappolini, presidente del Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (Cnca).

«Davvero non ci sono altri modi per gestire l’afflusso – prevedibilissimo – di persone che partono ogni anno dalle coste africane per arrivare nel nostro Paese? Noi non lo crediamo. Il problema è che si è scelto di difendere le frontiere e non la vita, di alzare muri invece di affrontare le ingiustizie e accogliere esseri umani. Se cambiamo l’approccio, troveremo le soluzioni».

«Oggi, come accade spesso per le tragedie annunciate, siamo tutti costernati da ciò che abbiamo visto a Lampedusa. Eppure da mesi, ripetiamo che il Mediterraneo è divenuta la tomba per tante, troppe, innocenti vite umane che fuggono da emergenze di ogni genere cui si è andata ad aggiungere quella siriana che, nella sola zona di Siracusa per fare un esempio, ha portato quest’anno ad un aumento esponenziale degli sbarchi da 1200 a 9000» Lo afferma in una nota Andrea Iacomini, portavoce dell’Unicef Italia.

«Voglio dirlo con molta chiarezza» continua Iacomini: «Gran parte dei siriani hanno piani di immigrazione ben strutturati già in patria, che prevedono la sosta in Italia per poche ore, al massimo 48, per poi partire alla volta di Germania, Svezia, Francia luoghi che garantiscono un’accoglienza in sicurezza. Sono le altre umanità, quelle che arrivano nei nostri porti con barconi insicuri, alla mercè di scafisti senza scrupoli, che vanno tutelate. Etiopi, eritrei, somali, senegalesi, egiziani e tanti giovani e famiglie che fuggono dall’Africa subsahariana vanno accolte in maniera preventiva, con strumenti di identificazione più incisivi e all’avanguardia».

Per Iacomini l'Italia, «vive un’emergenza umanitaria che non è più solo un problema del Governo ma deve riguardare l’Europa». Il portavoce di  Unicef Italia confida «nella sensibilità europea del presidente Letta per “battere la scarpa” in sede Ue, come fece Krusciov tanti anni fa, per affermare in via definitiva tutte le difficoltà del nostro Paese nell’affrontare da solo questa emergenza soprattutto perché riguarda centinaia di bambini disperati che devono poter arrivare sulle nostre coste ed essere accolti in condizioni migliori e in maggior sicurezza. Basta morti».

«L'ecatombe di migranti  al largo di Lampedusa in seguito all'incendio del barcone che li trasportava, pone in termini perentori e inderogabili ognuno di fronte alla proprie responsabilità», sostiene Gianni Bottalico, presidente nazionale delle Acli. «Si tratta di una intollerabile vergogna: ci uniamo al Pontefice nel chiedere l'intervento Comunità internazionale per affrontare le cause della tratta di esseri umani. Si deve agire sia sulle cause che costringono alla fuga dai loro Paesi masse di poveri, perseguitati, profughi di guerra, che su un maggiore pattugliamento delle coste meridionali dell'Europa per stroncare il traffico di esseri umani e per prevenire il ripetersi di simili tragedie».

Da Bottalico arriva anche la proposta di dedicare «la giornata di domani, San Francesco, patrono d'Italia, al ricordo di queste e di tutte le vittime dell'immigrazione e alla sensibilizzazione delle coscienze dei cittadini e dei rappresentanti delle istituzioni perché mai più nessuno debba morire per il solo fatto di cercare scampo dagli orrori della guerra, della miseria, della fame».

Ultimo aggiornamento, ore 23.00 I corpi recuperati sono ora 111

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