Migranti

Lampedusa: ancora un naufragio, ancora bimbi morti, ancora madri che piangono

Ci sarebbero otto dispersi nel naufragio avvenuto a largo di Lampedusa. Al molo Favaloro il corpo di una bambina di due anni. Le testimonianze di volontari e pescatori dell'ultima tragedia del mare

di Alessandro Puglia

Ancora un naufragio a largo di Lampedusa con il corpo di una bambina senza vita recuperato dai soccorritori e trasbordato al molo Favaloro, il teatro del dolore di Lampedusa dove ieri sera si è assistito nuovamente alla scena di madri disperate che piangevano la perdita dei loro figli. Secondo le prime ricostruzioni ci sarebbero otto dispersi dopo che il barchino in cui viaggiavano oltre 50 persone si sarebbe ribaltato. La piccola di due anni sarebbe deceduta subito dopo la fase dei soccorsi che sono comunque arrivati tempestivamente.

In poco più di 24 ore sono sbarcati a Lampedusa 1.087 persone, 576 erano a bordo di un peschereccio approdato in porto, tutti gli altri viaggiavano a bordo di barchini provenienti dalla Tunisia con un numero compreso tra i 40 e le 50 persone a bordo.

Oltre la salma della bimba di due anni ci sarebbero altri bambini tra i dispersi. Lo si apprende attraverso le testimonianze raccolte dagli operatori di Mediterranean Hope, il progetto sulle migrazioni della Federazione delle chiese evangeliche in Italia «Al molo erano arrivate 43 persone sbarcate da una motovedetta della Guardia Costiera che li aveva recuperati. C’era anche la salma di una bambina di due anni. Al molo una donna della Guinea piangeva perché in mare ha perso il figlio di un anno e mezzo e il marito. La donna era stata anche punta da una medusa, le persone erano tutte in stato confusionale. Il piccolo di un anno e mezzo si chiamava Bintu», racconta Francesca Saccomandi operatrice di Mediterranean Hope presente al molo. 

Ad avvistare un gruppetto di migranti che i erano aggrappati a degli scogli sono stati due pescatori dell’isola, che come spesso capita, salvano vite umane durante una normalissima battuta di pesca. «Eravamo partiti verso le 17, prima ci siamo imbattuti in un gruppo di ragazzi che si trovava tra gli scogli e abbiamo chiamato i soccorsi. Successivamente verso Muro Vecchio ne abbiamo trovati altri due, due ragazzini che tremavano dal freddo, era buio e quindi abbiamo lanciato una fune, loro si sono gettati in mare e sono saliti nel nostro peschereccio», racconta intervistato da Vita Giuseppe Del Volgo, comandante del peschereccio Giusi.

«Sono passati 10 anni dalla strage del 3 ottobre del 2013, 10 anni dalla visita di Papa Francesco e a Lampedusa e la gente continua a morire in mare. C’è sconforto e rabbia perché le istituzioni non possono rimanere inermi davanti ai morti in mare. E non ci si può accorgere di questo problema solo in queste occasioni» dice Filippo Mannino, sindaco di Lampedusa, che oggi in occasione della Festa dell’Albero, ha piantato con i sue cittadini due alberi accanto alla Porta d’Europa, uno in memoria di Giulia Cecchettin, l’altro per ricordare la piccola di due anni arrivata senza vita al molo.

Nella foto i due migranti soccorsi tra gli scogli a Muro Vecchio da Giuseppe Del Volgo, pescatore di Lampedusa

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