E se noi cattolici, preti in prima fila, e se molti politici di un certo versante, che fanno una guerra civile perché non nascano certi registri e, soprattutto, perché le unioni civili non siano né unioni né civili, ci domandassimo come mai più del 50% dei matrimoni veri, fatti in chiesa o in comune, vanno a “farsi benedire”?
Perché a Milano gli affitti siano così immorali? Perché le scuole private siano così costose? Perché nessuno pensa ad aprire una casa editrice che faccia costare metà i libri e i testi scolastici?
E se ci domandassimo, alla fine, come preparare, aiutare, seguire, tutte le coppie, quelle vere? Non credo che abbiate le vere statistiche di quanto sta succedendo nella metropoli milanese, e non solo.
Nella Cascina Molino Torrette, dove vivo, famiglie fino al giorno prima sugli scudi, citate come esemplari,saltano irrimediabilmente. Telefonate, e-mail di figli, di genitori, di mariti, di mogli normali, distrutte nel giro di pochi mesi e anni, mi fanno saltare sulla sedia. È un momento drammatico.
Sta qui la profonda, infinita crisi e la disarmante povertà morale delle nostre città. Non trattasi di registri. Il vero qualunquismo non tocca i temi teorici, sui quali è facile discutere e litigare.
Non voglio far l’integralista stagionato; ma è sull’amore che ognuno di noi fa beatamente il qualunquista, sapendo di non aver opposizioni e diatribe ideologiche.
Dove non c’è amore vero, costante, gratuito, totale, non c’è vita né laica né religiosa. Soprattutto non c’è educazione. L’educazione nella scuola, negli oratori, nello sport, che non ha le radici nell’amore ricevuto e dato, non può sopravvivere.
Per carità, facciamo pure le nostre battaglie. Ma non facciamole da ipocriti, da doppiogiochisti. E noi preti, nella catechesi matrimoniale, facciamo meno teoria e lavoriamo molto di più con piccoli gruppi, con le piccole liturgie familiari, con la presenza pastorale fuori dalle mura del tempio e molto più dentro le mura di casa.
Oggi l’AMORE profondo, unico, pare un’ipotesi addirittura poco scientifica, antropologicamente e psicologicamente. I secoli di storia, di religioni, di vita sociale, ce li siamo sarcasticamente illustrati, quasi fossero un fumetto per contadini analfabeti e deficienti.
Quando si arriva a questi livelli, vuol dire che, soprattutto noi credenti, abbiamo perso su tutti due i fronti: su quello pratico e su quello teorico.
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