Terzo settore

Amministrazione condivisa, in una ricerca il toolbox per realizzarla

Presentato in Università Cattolica il volume voluto da Fondazione Terzjus che raccoglie i primi risultati di un’analisi multidisciplinare intitolato “Per un laboratorio dell’amministrazione condivisa”. Luigi Bobba, che ha chiuso il convegno, ha sottolineato che il lavoro presentato nel volume è il «prologo per una nuova fase»

di Antonietta Nembri

Due parole: “amministrazione condivisa” sono diventate la chiave nel dibattito  pubblico, indicando non solo la coprogrammazione e la coprogettazione, ma anche tutte le prassi attraverso cui si viene a determinare una cooperazione fattiva tra le varie articolazioni dello Stato e gli Enti del Terzo Settore.

Il libro

E proprio a questa idea è dedicato il volume “Per un laboratorio dell’amministrazione condivisa”, che per la collana Quaderni Terzjus presenta i primi risultati di una ricerca multidisciplinare curata da Barbara Boschetti e che ha visto il contributo di diversi ricercatori e studiosi di diverse discipline, dall’economia alla giurisprudenza, passando dalla statistica alla sociologia. Una pluralità di voci che si sono ritrovate anche nelle due sessioni di dibattito cui sono intervenuti diversi relatori tra i quali il rettore della Cattolica Franco Anelli che ha lodato l’originalità di un laboratorio che ha saputo mescolare più conoscenze. 

Nel suo intervento Gianpaolo Barbetta, coordinatore della laurea magistrale in Politiche pubbliche dell’ateneo di largo Gemelli ha ricordato da un lato come il benessere collettivo non possa essere garantito dalla sola amministrazione pubblica ma dalla «interazione di diversi soggetti pubblici e privati e dagli stessi cittadini attivi. Un’interazione che non è né automatica né semplice». Riferendosi alla stessa amministrazione condivisa ha osservato la necessità di superare l’approccio verticale tipico della Pa e soprattutto che non è «un valore in sé».

Da parte sua Felice Scalvini, consigliere di Fondazione Terzjus, ricordando come non basti la normazione nei grandi processi di trasformazione perché occorre che «il diritto sia incarnato», ha osservato che uno dei limiti delle leggi è «nell’impegno dei soggetti perché la norme producano degli effetti». Per Scalvini inoltre, il valore della ricerca sta nell’aver indagato come integrare la parte dottrinale della normativa con la prassi così che si capisca «di che cosa ci sia ancora bisogno perché l’amministrazione condivisa diventi una prassi del nostro sistema democratico verso la sussidiarietà».

A chiudere il primo giro di tavolo Fabrizio Palenzona, presidente della consulta delle Fondazioni bancarie del Piemonte e della Liguria che ha sostenuto la ricerca e la pubblicazione del volume. 

Un laboratorio multidisciplinare

A raccontare il laboratorio di ricerca e il suo metodo Barbara Boschetti che ha sottolineato anche come in questa ricerca multidisciplinare si sia potuto mettere a confronto il modello teorico e la realtà dell’esperienza dell’amministrazione condivisa. Questa che è la prima annualità di ricerca si è concentrata sullo stato di avanzamento delle pratiche di Amministrazione condivisa esaminando le loro potenzialità e criticità  attraverso un ampio spettro di metodi e tecniche di indagine (mix methods research – analisi secondaria di dati statistici, rilevazione sistematica sulle procedure  amministrative, interviste in profondità con gli attori coinvolti, osservazione  partecipante durante riunioni pubbliche).

Una cassetta degli attrezzi

«Si è dimostrato che quando funziona dà buoni frutti, cambia le politiche pubbliche e il cambio positivo per l’essere centrata sul design cioè è progettata sulla progettualità», ha osservato. Il punto di caduta del progetto ha sottolineato, non è teorico, quanto piuttosto pratico, nella misura in cui si  intende fornire una cassetta di attrezzi utili, come linee guida, griglie di analisi e valutazione, proposte di policy, risorse formative, a supporto di quanti sono impegnati a  diverso titolo in attività in qualche misura legate all’Amministrazione condivisa. Infine Boschetti ha richiamato la necessità di un salto culturale e di occuparsi dei costi del design della stessa amministrazione condivisa. 

Ha voluto richiamare da una parte la necessità di non perdere la dimensione personalistica del welfare «lo Stato per la persone, come diceva la Pira» a discapito di una visione antropologica negativa, Luca Antonini, giudice costituzionale che ha ricordato l’importanza della sentenza 131/2020 della Corte  costituzionale, che ha nei fatti fornito una autorevole fonte di legittimazione a coprogrammazione e alla coprogettazione, e «l’amministrazione condivisa è una delle chiavi più importanti». Antonini ha anche osservato come è grazie alla società solidale che un assistito è una persona e non un fascicolo e qui si gioca l’incrocio con la Pubblica amministrazione.

Il salto culturale

«L’amministrazione condivisa come salto culturale è fondamentale», ha sottolineato Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum Terzo Settore che ha anche richiamato la necessità di un “facilitatore” una figura che faccia da ponte, avvertendo anche il rischio che a volte corrono gli enti del Terzo settore di comportarsi come monadi «vanno costruite piattaforme e soprattutto occorre riconoscersi». La sfida politica resta la «coprogrammazione» per Pallucchi che ha invitato a stigmatizzare «dove l’amministrazione condivisa viene usata in modo strumentale». A chiudere la prima sessione, moderata dalla giornalista Elisabetta Soglio, il direttore generale del Mlps Alessandro Lombardi per il quale occorre ragionare in un’ottica di medio periodo.


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Nell’introdurre la seconda sessione, Gabriele Sepio, segretario generale di Fondazione Terzjus, ha sottolineato il diverso approccio culturale necessario per passare dalla competizione alla collaborazione e l’importanza del dialogo tra tutti gli stakeholder dell’economia sociale.

A intervenire sul Laboratorio dell’Amministrazione condivisa che continua: Luciano Gallo, esperto dell’Anci che ha sottolineato la necessità di creare un ecosistema e puntare a un’integrazione degli strumenti più appropriati, Gianfranco Marocchi, co-direttore di Impresa sociale e vicedirettore di Welforum.it per il quale il problema sono le dinamiche e Marisa Parmigiani, direttrice Unipolis che nel suo intervento ha richiamato l’interesse delle fondazioni e la necessità in tema di coprogrammazione serve «ascolto e concorso alle soluzioni». 

A chiudere l’incontro Luigi Bobba che ha annunciato che il lavoro fatto e pubblicato nel libro «è il prologo per la nuova fase», ma è anche un tema fondativo per Terzjus «il primo quaderno era dedicato a Ets e Pa».

Il volume online

È possibile scaricare gratuitamente il quaderno “Per un laboratorio dell’amministrazione condivisa” (Esi, Napoli, 2024) dalla sezione report e ricerche del sito www.terzjus.it

In apertura foto da Pixabay, all’interno immagini del convegno

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