Famiglia
L’america fa l’impero, l’Italia gli affarucci
In anteprima l'editoriale di Vita magazine, da sabato in edicola, dedicato alla campagna per la difesa della 185/90 insieme a tutte le informazioni per ADERIRE e FAR ADERIRE
Armi e poi armi e poi ancora armi. L?11 settembre ci ha lasciato un?eredità davvero pesante. Il budget di spesa per la Difesa presentato settimana scorsa dal presidente Bush è il più impressionante della storia dell?umanità. Come ha detto Paul Kennedy, professore di Storia a Yale, autore del celebre Ascesa e declino delle grandi potenze, “Il potere degli Stati Uniti non ha precedenti nella storia. Anche l?impero romano, che nel momento di massimo splendore aveva investito somme enormi nelle operazioni militari, aveva a est un altro impero mai sottomesso, quello persiano”. Invece, come hanno evidenziato gli esperti, la spesa per l?esercito Usa nel 2002 sarà dieci volte superiore a quella di Cina e Russia messe insieme; e il budget militare di Bush prende il 40% della spesa militare di tutti i paesi del mondo. Se si aggiunge a questa massa bruta anche l?incredibile vantaggio tecnologico, si può capire quanto il dominio americano sul mondo sia schiacciante.
Tutto frutto dell?11 settembre? No, perché in realtà già prima di quel tragico giorno il sottosegretario alla Difesa Rumsfeld aveva anticipato davanti alla Commissione la necessità di una straordinaria revisione del bilancio militare “per affrontare le nuove situazioni della prima metà del XXI secolo”. Per questo la scelta americana ha suscitato una presa di distanza da parte dei ministri degli esteri europei riuniti settimana scorsa a Caceres. Persino gli inglesi, per bocca di Chris Patten, commissario europeo per le relazioni estere aveva definito le scelte americane “semplicistiche e assolutiste”.
Difficile prevedere se l?Europa riuscirà a smarcarsi da questa paurosa escalation militare innescata dalla Casa Bianca. Certamente potrebbe essere un?occasione unica per affermare un?altra filosofia nelle relazioni internazionali.
Purtroppo in contemporanea, da Roma, giungeva la notizia di un maldestro passo indietro rispetto a una delle più importanti conquiste della società civile in questi anni: la legge 185 che regola il commercio delle armi. Il caso è insieme clamoroso e triste. Clamoroso perché, non solo smantella di fatto quella legge che era un?indubbia conquista di civiltà, ma addirittura va oltre il dettato dell?accordo europeo che l?Italia doveva ratificare e che prevedeva la possibilità per i paesi sottoscrittori di porre un veto sul paese di destinazione finale delle armi.
Ed è anche triste perché a livello politico nessuna voce si è levata, quanto meno per discutere e limare quella decisione. Addirittura Marco Minniti, uno dei leader della Quercia, ha definito la scelta “una conquista di civiltà”. Ma quale civiltà? Quella che imbottisce il mondo povero di strumenti di morte anziché, ad esempio, delle medicine necessarie per combattere l?ecatombe dell?Aids ? Quella che ci illude di essere un po? meno moscerini rispetto alla strapotenza americana? La forza di civiltà non ha bisogno di elicotteri, carri armati e bombardieri. Si affernma sulla strada della politica e delle idee. è la forza di chi sa costruire alleanze e sviluppa meccanismi economici che producono sviluppo e benessere. Per questo, per quanto minima in rapporto a ciò che si sta muovendo al di là dell?Oceano, la decisione del parlamento italiano è una decisione tristissima, contro la quale battaglieremo. Già in tanti, anzi in tantissimi hanno detto di sì, come dimostra il record di adesioni raggiunti sul sito di Vita.
Ps: Qualche storico ci dovrà prima o poi spiegare come un paese che si appresta a spendere 379 miliardi di dollari per la difesa in un solo anno, l?11 settembre non sia stato in grado di difendere neppure il cuore di questo suo gigantesco sistema, il Pentagono. Noi poniamo solo la domanda. Qualcuno saprà risponderci?
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