Non profit

Lambro, disastro sottovalutato

Inquinamento drammatico dell'ambiente fino al Delta del Po. I racconti dei quotidiani

di Franco Bomprezzi

Il caso Mills, l’inchiesta Telecom-Fastweb, la corruzione: questi i temi che “inquinano” le prime pagine dei giornali italiani, ma non riescono comunque a oscurare del tutto una vicenda gravissima, drammatica, che sta distruggendo l’ecosistema del territorio bagnato dal Lambro, in Lombardia, ma sta ora minacciando pericolosamente tutto il bacino del Po, fino al Delta: la corsa contro il tempo per bloccare l’inquinamento da petrolio, causato da un sabotaggio doloso a una ex raffineria di Villasanta, è comunque un argomento forte per i quotidiani in edicola.

“Lambro, i crimini e gli errori” è il titolo della fotonotizia al centro della prima del CORRIERE DELLA SERA, che apre, come molti giornali in edicola oggi, con la sentenza di prescrizione del caso Mills. Ma all’allarme ambientale il quotidiano di via Solferino dedica due mezze pagine interne, 26 e 27, con i servizi di Rita Querzé e di Andrea Galli, separati, al centro, da una bella infografica con la mappa che documenta il percorso dell’enorme macchia di petrolio, e riassume le tappe di questo gravissimo episodio di inquinamento sicuramente doloso:  martedì scorso circa quattromila metri cubi di olio e gasolio sono stati liberati nel Lambro a Villasanta, nei pressi di Monza, da una ex raffineria. Dopo 24 ore i detriti oleosi sono confluiti nel Po. Una metà della macchia è stata intercettata dal depuratore di Monza, che poi è andato in tilt, e ora funziona solo al 30%. Sul Po è stata sospesa la navigazione alla nautica da diporto. Il prefetto di Cremona e i sindaci del Reggiano hanno vietato la pesca. Non si prevedono rischi per l’acqua potabile nel Polesine. Ieri sul ponte provvisorio di Piacenza e sul San Nazzaro si è lavorato per realizzare due nuove barriere, dopo che non aveva funzionato un primo blocco nel Piacentino. Un disastro che spinge il governo a dichiarare, lunedì prossimo, lo stato di emergenza. Ma un disastro che forse si poteva limitare. Il pezzo di Andrea Galli ricostruisce ora per ora i ritardi nell’allarme e negli interventi di Protezione civile: “Sos lanciato in ritardo e il caos delle barriere: tutti gli errori ora per ora”. Orari, mobilitazioni, mezzi, uomini: tante cose sembrano non tornare. A cominciare dall’insufficiente sorveglianza alla Lombarda Petroli: l’ultimo turno finisce alle 3.30 di notte, il turno successivo inizia alle 8.30 del mattino, cinque ore di buco, durante le quali si compie il criminoso disastro ecologico. Ma Bertolaso è comunque fiducioso: “La situazione non è irreparabile”.

LA REPUBBLICA dedica due pagine centrali alla “Corsa contro il tempo sul Po ferito dall’onda nera «Le barriere non bastano»”. Sono la 20 e la 21: «L’hanno fatto apposta a perder tempo, così c’è da spendere un bel pacco di milioni» l’accusa è del gestore di una trattoria sul Po, ma – sottolinea Fabrizio Ravelli – è una persuasione diffusa. Dal canto suo Bertolaso rassicura: «ce la faremo… credo non sia una situazione irreparabile. Nelle prossime ore la gran parte di questa massa oleosa sarà recuperata». Non perde l’occasione il capo della Protezione civile di sottolineare che nelle prime ore la situazione è stata in mano agli enti locali. Che appunto hanno perso tempo. Dunque ecco la deroga per lo smaltimento degli oli che si sta facendo fatica  a recuperare. Il ministro Prestigiacomo parla di «attentato alla salute dei cittadini e dell’ambiente». Le indagini si muovono nel sottobosco degli appalti: nella zona del Lambro dove si è verificato l’inquinamento sono in atto lavori per quasi 200mila metri quadrati di superfici, piste ciclabili, edifici eco-sostenibili.

“Allarme marea nera per Po e Adriatico”. IL SOLE 24 ORE richiama in prima la cronaca di Jacopo Giliberto, inviato a Piacenza per verificare la situazione del Po. «Il fiume è stato ferito da una mano criminale a Monza, da chi nella notte fra lunedì e martedì ha aperto i serbatoi della raffineria di Villasanta e liberato nel Lambro milioni di litri di olio combustibile e gasolio». Ora il catrame ha pennellato le rive del fiume fino ad arrivare nel Po, proseguirà verso il delta del fiume, mietendo vittime nella flora e nella fauna: i danni non possono essere quantificabili, Bertolaso rassicura, le centrali dell’Enel sul percorso riducono la produzione di energia per concentrarsi sullo smaltimento del liquido nero, Wwf pronostica un disastro ambientale alla foce del fiume, il ministro dell’ambiente Prestigiacomo afferma che il consiglio dei ministri lunedì dichiarerà lo stato di emergenza. Chi vive sul Po, intanto, o chi vive del Po è arrabbiato, chiede quando finirà l’onda nera che sta uccidendo il fiume. E l’ambiente circostante.

All’onda nera del Lambro, ITALIA OGGI dedica un commento a firma di Sabian Rodi. A tema lo strano trattamento che della notizia ha fatto il Corriere della Sera, quotidiano del Nord e della Lombardia. Che al secondo giorno (cioè ieri) ha relegato la notizia a mezza pagina, senza neanche dedicare l’apertura della sezione Milano-Lombardia. Questo contrapposto alla scelta di un quotidiano locale come Libertà di Piacenza  che ha dedicato tre pagine all’onda nera, con tanto di spettacolari foto a colori. Commenta Sabina Rodi: siamo alle solite. Per i giornalisti di prima classe gli eventi notiziabili sono solo quelli a portata di taxi…

IL MANIFESTO ha un piccolo richiamo in prima per l’emergenza Lambro: «Allarme ignorato, Bertolaso sott’acqua» e un’intera pagina per raccontare la vicenda dal titolo: «Protezione civile sparita. Lambro, giallo e accuse». Nel sommario si ricorda che l’allarme è partito in ritardo, «la rabbia dei prefetti e degli enti locali. Ieri è arrivato Bertolaso, ma ormai è tardi. L’onda nera avanza verso l’Adriatico distruggendo tutto. La procura mette sotto la lente l’appalto di Ecocity e una ditta in difficoltà». IL MANIFESTO affida il commento a Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia «I cittadini devono riprendersi il fiume». Di Simine sintetizza gli avvenimenti il rischio che la marea nera lungo il Po arrivi a minacciare il delta «e gli approvvigionamenti idropotabili di intere città come Ferrara. Sulla “mano criminale” si sono spese fiumi di dichiarazioni di giusto sdegno. Cosa guidasse quella mano resta un mistero: il gesto di un folle? Vendetta? Avvertimento mafioso? (…) Ma quello che appare nella sua sconcertante evidenza, fin d’ora, è la totale mancanza di dispositivi di sicurezza e l’inadeguatezza della reazione da parte delle istituzioni: se la colata è potuta durare per ore, è perché nessun sistema di allarme si è attivato. Come ciò sia stato possibile in un sito industriale che accoglie migliaia di tonnellate di combustibili, è un mistero». E conclude «Un aspetto positivo questa vicenda lo ha avuto: molti cittadini sono ora giustamente indignati per l’accaduto e chiedono a gran voce che il Lambro torni a essere un fiume: vogliamo trovare un luogo in cui questa protesta possa manifestarsi, iniziamo sabato mattina con una catena umana al Parco Lambro di Milano: i milanesi tornino ad abbracciare il loro fiume, insozzato da una politica fino ad oggi distante da quelle acque». 

Per IL GIORNALE non è una notizia  di copertina, ma di cronaca a pag. 20. Il titolo però sintetizza il disastro “il fiume nero soffoca il Po. Prossima vittima il mare”. E nell’occhiello l’annuncio del  ministro dell’ambiente Prestigiacomo «Attentato alla salute dei cittadini, i colpevoli pagheranno» . Guido Mattioni scomoda Giovanni Brera e Don Camillo, «figli del Grande Fiume» per elencare il tragico viaggio del serpentone fetido che finisce al mare. «Lì dove stanno  già lucidandogli ottoni delle maniglie, l’acciaio delle pentole e oliando le stecche degli ombrelloni. Lavorando per esser pronti alla benvenuta invasione dei soliti herr und frau Fritz, ma anche i nuovi russi. Prima che a cavalcare l’onda nera siano certi giornali stranieri». Nelle pagine milanesi la notizia che il governatore  della regione Lombardia Formigoni ha messo in moto i volontari delle guardie ecologiche. Si tratta di 2600 uomini, domenica ne partiranno 150 alla volta del Lambro con il compito di rimuovere gli ostacoli che impediscono le operazioni di bonifica. Intanto la procura di Monza ha iniziato le indagini «e sembra che dietro ci sia una brutta storia d’interessi economici e speculativi.  Al momento l’unica cosa è certa: l’atto è doloso  perché qualcuno ha manomesso le cisterne dell’ex raffineria Lombarda Petroli di Villasanta». ILGIORNALE dà la notizia anche delle diverse iniziative  a partire da domenica delle associazioni ambientaliste dalla Lipu, all’Oipa.

Solo un richiamo in prima pagina di AVVENIRE, poi a pagina 11 l’allarme ambiente va sotto il titolo “Domani l’onda nera arriverà al mare”. L’attacco del pezzo di Diego Motta, da Piacenza, è davvero nero: «Sta nelle mani di un geologo la scommessa di tenere in vita il grande fiume». Il geologo è Giovanni Rocchi, responsabile del nucleo idroelettrico della centrale Enel Green Power di Isola Serafini, fermato dalla Prefettura mercoledì sera per fare uno sbarramento con le sue 11 paratie che ogni anno raccolgono 3mila tonnellate di rifiuti. Oggi l’obiettivo di questo che è «l’ultimo baluardo» prima del mare è «tentare di salvare il salvabile», anche se – pare paradossale – nessuno sa ancora cosa sia stato riversato di serbatoi della Lombarda Petroli, se si tratta di idrocarburi pesanti o leggeri, se stanno in superficie o se si depositano sul fondo, e quindi se i filtri posti in superficie in questi giorni servono a qualcosa o meno. Proprio per questo, anche se dopo Isola Serafini il fiume sembra più pulito, la situazione potrebbe essere in realtà anche peggio di quanto appaia. Per Bertolaso «la situazione non è irreparabile» e gran parte della massa oleosa sarà recuperata prima che arrivi a Ferrara. Per il ministro Prestigiacomo la Lombarda Petroli non era azienda ad alto rischio, cosa che «allunga nuove ombre sul misterioso sabotaggio». 

LA STAMPA dedica all’onda nera del Lambro le pagine 20-21. Le notizie, con l’intervento e l’impegno di Bertolaso, nel pezzo di Francesco Spini “Il petrolio del Lambro non finirà in mare”, il reportage di Fabio Poletti “A mani nude per fermare la chiazza nera”, che racconta di come sia mancato il coordinamento e che ciascun paese ha fatto per sé nell’affrontare l’emergenza: «Il sindaco di Caorso Fabio Callori è uno dei più arrabbiati: “Abbiamo fatto tutto da soli”. Dieci chilometri più avanti, Andrea Consolini di Roncarolo, duecentocinquanta abitanti sotto un campanile, quasi cento al lavoro per una notte intera, nemmeno si lamenta più: “Ci abbiamo messo quattro ore, ma ce l’abbiamo fatta”. Il serpente giallo con le spugne che ripuliscono l’acqua attraversa il fiume. Almeno il grosso di questa chiazza oleosa con un odore che si sente a chilometri si dovrebbe fermare qui. Se il fiume è vivo lo si deve a quelli come Andrea. Dieci anni fa hanno salvato il paese dall’inondazione del Po. Adesso salvano il Po dal veleno che ci ha versato chissà chi. “Ci hanno solo detto di non pescare nel fiume. Ma chi ci pesca più da anni?”. Un vecchio butta nel fiume una sigaretta: “Mi ricordo quando ci fu lo sversamento nell’80. Ora è molto peggio…”. E’ peggio perché di petrolio nel Po ne è finito troppo. E’ peggio perché all’inizio sembrava che la situazione fosse sotto controllo. E che lo sversamento doloso dalle cisterne della Lombarda Petroli di Villasanta che ha inquinato prima il Lambro e poi questo fiume non fosse così imponente. E’ peggio perchè ci sono voluti due giorni prima di avere un unico coordinamento».
 
E inoltre sui giornali di oggi:

CASO DI GIROLAMO
LA STAMPA – Un insolitamente duro Marcello Sorgi contro il presidente del Senato Renato Schifani,  con un editoriale “Lacrime di coccodrillo”: «Schifani parlava, appunto, come se il caso che riguarda il parlamentare truffatore – che, fingendo di aver residenza in Belgio, era riuscito ad essere inserito in lista con una raccomandazione del suo amico nazista Gennaro Mokbel,  già in rapporti con la Banda della Magliana e con il potente clan calabrese Arena, e si era poi fatto eleggere come rappresentante degli italiani all’estero grazie a un’attiva collaborazione del ramo tedesco della ’ndrangheta -, non fosse già noto, nelle sue grandi linee, e rubricato dagli uffici del Senato da un anno e mezzo. Come se un altro esponente del Pdl, il senatore Augello, non avesse cercato, fin da agosto 2008, di convincere i suoi colleghi a intervenire. E come se la questione non fosse tornata all’ordine del giorno una seconda volta, quando appunto fu reiterata dal Senato la decisione di proteggere dalle sue ignominiose responsabilità il suddetto Di Girolamo.
Ora è tutto uno scaricabarile. Il presidente della Camera Fini, in aperta polemica con i senatori della sua stessa parte, dice che voterebbe per l’arresto di Di Girolamo. Il capogruppo Gasparri, che si è battuto per evitarlo, sostiene che la responsabilità è di chi accettò che un simile campione fosse messo in lista. E fa il nome di Marco Zacchera, pure lui ex An, che ha riconosciuto che la scelta fu sua».

MOVIMENTI
LA REPUBBLICA –  Domani a Roma la manifestazione del popolo Viola. Arriva il sì dalla Cgil mentre il deputato Pdl Fabio Granata prende il patentino del movimento (dicendo «non condivido la loro ossessione per Berlusconi ma trovo che siano un’area dialogante»). Si dichiarano lontani dai partiti, fedeli alla Costituzione e indipendenti (hanno fatto una colletta per coprire i costi della manifestazione di piazza del Popolo).

MILANO VIOLENTA
IL GIORNALE – In copertina la “guerra degli immigrati” perché a Milano, in via Padova è stato ferito un altro straniero durante una rissa. Il pezzo di cronaca ammette che la zona è oggi maggiormente presidiata dalle forze dell’Ordine dopo l’omicidio del 13 febbraio scorso. Ma gli abitanti hanno paura che sia iniziata una  vera e propria faida fra bande».

LA STAMPA – Ancora violenza in via Padova. Una rissa finita con un accoltellamento, con un maghrebino di 21 anni ferito . A leggere la cronaca una delle tante risse che accadono a Milano ogni giorno, ma visto che è accaduta in via Padova conquista l’apertura nazionale del giornale. 

CARCERE
IL MANIFESTO – In un box a piede dell’articolo dedicato all’inchiesta sul G8 dal titolo «Da anni appalti secretati Spunta il giro delle carceri», si dà notizia di un nuovo suicidio in carcere, il dodicesimo dall’inizio dell’anno. Si tratta di un trentottenne che si è impiccato a Rebibbia «veniva da un Opg. L’istituto, dopo gli ultimi arresti, ormai scoppia». Ieri infatti erano presenti 1.680 detenuti per una capienza di 1.200. Angiolo Marroni, garante dei detenuti del Lazio commenta: «La situazione è ormai fuori controllo non c’è nessuno spazio per effettuare trattamenti nei confronti dei detenuti. Le nostre carceri sono ormai contro la Costituzione. E non sarà il piano carceri a risolverla bisogna pensare a un’altra linea. Aggiungo che il direttore di Rebibbia non ha voluto dare informazioni su questo suicidio. Ma non è tacendo che cambieranno le cose».

LIBERALIZZAZIONI
LA REPUBBLICA – Dal primo marzo banche e poste non avranno più il monopolio dei pagamenti. Si potranno aprire conti nelle catene della grande distribuzione, presso società telefoniche. Porte aperte anche all’esterno. Conti di pagamento su cui versare cifre non enormi, necessarie per la vita quotidiana e per le solite bollette. La vigilanza sarà di Bankitalia. Fra i pronti a partire, Coop e Carrefour.

L’AQUILA 
AVVENIRE – Sono pronte le linee guida per la ricostruzione dei centri storici abruzzesi danneggiati dal terremoto di aprile: le presenterà il presidente della regione Abruzzo la settimana prossima e avranno la forma di un decreto del commissario. Saranno i sindaci soli a decidere il riperimetramento dei centri storici (che potranno essere estesi), senza senza coinvolgimento delle associazioni di cittadini. Nessun cenno alle risorse, che saranno quantificate dal ministro degli Interni. 

SESSO PRECOCE
CORRIERE DELLA SERA – La cronaca milanese apre con un titolo choc: “Pillola del giorno dopo, boom nel week end”, la paura di rimanere incinte porta molte giovanissime alla Mangiagalli, triplicano le ragazzine che chiedono il farmaco: “Arrivano anche molte quattordicenni”.

EUTANASIA
AVVENIRE – Da ieri la Gran Bretagna ha nuove linee guida sul suicidio assistito: resta illegale in via di principio, ma di fatto la procura valuterà caso per caso, ex post, per decidere se archiviare o passare in giudizio. Il discrimine per evitare l’imputazione sarà la presenza di una «sincera compassione», escludendo che ci siano in campo possibili ragioni economiche, anche se già nella presentazione si è ammesso che è ancora da stabilire come valutare la sincera compassione. Francesco Ognibene in prima pagina commenta la notizia: «par di capire che si ridurrà all’assenza di risentimento o d’interesse personale». Si tratta per lui di una «truffa culturale agghiacciante»: quella che «fa passare il repulisti per ammirevole virtù». 

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