Salute

L’Alzheimer? Si combatte a tavola

Al via il reclutamento, inizialmente a Milano, di 350 persone con difficoltà di memoria per una sperimentazione che si propone di verificare la possibilità di contrastarne l’evoluzione con una dieta specifica

di Redazione

Negli ultimi dieci anni, numerose ricerche hanno dimostrato che un miglioramento delle abitudini alimentari e degli stili di vita può avere degli effetti protettivi sul cervello e sulla memoria. In particolare lo studio di Nikolaos Scarmeas, neurologo della Columbia University, che ha tenuto sotto osservazione 1.880 persone per un periodo medio di 4,3 anni, suggerisce che l’adesione alla dieta mediterranea e a una moderata attività fisica, dimezzi il rischio di Alzheimer. Il dato risulta ancor più importante se si considera che la momento non esistono cure farmacologiche in grado di arrestare o far regredire il processo patologico.

La dieta occidentale è caratterizzata da un eccesso di calorie totali, zucchero e carboidrati raffinati, grassi e altri prodotti animali, che favoriscono la resistenza insulinica, l’obesità, le dislipidemie e uno stato pro-infiammatorio e, per contro, da una relativa carenza di pesce e di sostanze protettive anti-ossidanti ed anti-infiammatorie di origine vegetale. Tutto ciò, associato ad uno stato di alterazione del metabolismo, si ritiene che favorisca anche lo sviluppo dell’Alzheimer.

Il Progetto di sperimentazione coordinato dalla Fondazione Istituto Neurologico, Carlo Besta, in collaborazione con la Fondazione Ca’ Granda Policlinico, la Fondazione Istituto Nazionale dei Tumori e dall’Istituto Scientifico San Raffaele, intende verificare, arruolando complessivamente circa 350 persone, la possibilità che, utilizzando l’applicazione di un protocollo dietetico rigoroso di tipo mediterraneo si ottenga una significativa riduzione del tasso di progressione da declino cognitivo lieve (MCI) a malattia di Alzheimer nella popolazione sottoposta a trattamento dietetico rispetto alla popolazione di controllo.

All’incontro di presentazione della ricerca, svoltosi presso la sede della Fondazione ‘Carlo Besta’, sono intervenuti: Alberto Guglielmo, Pierluigi Zeli, Ferdinando Cornelio; Fabrizio Tagliavini, rispettivamente Presidente, Direttore Generale, Direttore Scientifico e Coordinatore scientifico del progetto, della Fondazione IRCCS Istituto Neurologico ‘Carlo Besta’; assieme a Stefano Cappa, Ordinario di Neuropsicologia Istituto Scientifico San Raffaele; Patrizia Pasanisi, dell’Unità di Medicina Preventiva e Predittiva Fondazione IRCCS dell’Istituto Nazionale dei Tumori; Elio Scarpini, Responsabile Unità Valutativa Alzheimer Fondazione IRCCS Ca’ Granda Policlinico.

In Lombardia, che al 1° gennaio 2009 aveva una popolazione residente di circa 9.750.000 (7,34 milioni con meno di 60 anni e oltre 2,41 milioni con oltre 60 anni), ogni anno si stimano circa 3.300 nuovi casi di Alzheimer, mentre i soggetti colpiti dalla patologia con più di 60 anni risulterebbero circa 83.000, di cui i 2/3 con più di 80 anni. Nel Comune di Milano si stimano circa 500 nuovi casi all’anno e i malati di Alzheimer sarebbero più di 14.000. E i dati riferiti all’Alzheimer vanno moltiplicati per due per avere un quadro complessivo delle malattie neurodegenerative.

«L’ipotesi che intendiamo verificare – sostiene Ferdinando Cornelio, Direttore Scientifico della Fondazione IRCCS Istituto Neurologico ‘Carlo Besta’ -, ampiamente riportata dalla letteratura degli ultimi anni, supporta scientificamente l’idea – da tempo oggetto di interesse della Direzione Scientifica della nostra Fondazione – di voler approfondire, con appositi ed appropriati studi, la ricerca di soluzioni percorribili, non medicalizzate, per la prevenzione delle patologie neurologiche degenerative cronicizzate e gravi quali le demenze. L’ipotesi di una sperimentazione clinica per valutare l’efficacia preventiva di una dieta mediterranea particolare per la prevenzione di dette malattie è stata quindi inserita tra le priorità scientifiche del Piano Pluriennale della Fondazione ed il progetto “Prevenire la demenza di Alzheimer con l’alimentazione” ha preso avvio con la costituzione di un Gruppo di lavoro multidisciplinare”, nel gennaio 2012.

Alberto Guglielmo, Presidente della Fondazione IRCCS Istituto Neurologico ‘Carlo Besta’, dopo aver ricordato l’impegno nella ricerca e cura delle malattie neurodegenertive dell’Istituto, ha sottolineato: «Il valore della collaborazione tra i quattro importanti istituti di ricerca milanesi, sia di carattere pubblico che privato. L’aumento delle malattie neurodegenerative, in crescita esponenziale in rapporto alla crescita delle aspettative di vita e all’invecchiamento della popolazione, infatti comporterà sempre di più il doversi misurare con enormi problemi finanziari, organizzativi e sociali, difficilmente sopportabili dalla singola famiglia, dai singoli Istituti di ricerca e dallo Stato. Anche da ciò nasce l’importanza di unire le forze per trovare rimedi capaci di contrastare preventivamente e ridurre gli effetti della neuro degenerazione. Noi vogliamo lavorare per far diventare lo studio un progetto regionale che possa anche inserirsi a pieno titolo nel dibattito e nelle iniziative di Expo 2015. Va in questa direzione la presenza, a questo incontro, del Direttore Generale della ASL di Lecco, Marco Votta, e il suo esplicito interesse a collaborare allo sviluppo del progetto».

La verifica dell’ipotesi di partenza verrà effettuata reclutando, nella fase di verifica della fattibilità che durerà 6 mesi, 20 soggetti da randomizzare in un gruppo di controllo (10 soggetti) ed un gruppo di intervento (10 soggetti) da invitare a pranzo alla Cascina Rosa, presso la Fondazione Istituto Nazionale dei Tumori, due volte alla settimana per tre mesi. Il cambiamento alimentare sarà proposto con attenta gradualità nel corso del primo mese allo scopo di evitare fermentazioni intestinali che potrebbero compromettere la compliance. Lo studio si propone, a seguito degli esiti positivi della fase preliminare, di reclutare successivamente almeno 350 soggetti da randomizzare in un gruppo d’intervento (con assistenza attiva per il cambiamento della dieta e l’incremento dell’attività fisica) e un gruppo di controllo (che riceverà solo raccomandazioni di stile di vita) di pari dimensioni.

Ogni soggetto reclutato sarà associato al proprio accompagnatore formando una coppia. In entrambe le fasi dello studio saranno raccolte informazioni anamnestiche e neuropsicologiche e strumentali: esame obiettivo internistico e neurologico, esami ematologici , liquorali e strumentali.

Il trattamento complessivo comprende: la progressiva adozione di una dieta mediterranea rigorosa; la progressiva introduzione dei principi di equilibrio nutrizionale della macrobiotica e di alcuni alimenti tipici della tradizione macrobiotica; un programma di esercizio fisico quotidiano (principalmente passeggiate e orticultura):

Negli incontri di cucina, i soggetti reclutati per sottoporsi alla dieta ‘rigorosa’ saranno accolti da Franco Berrino (Fondazione Istituto Nazionale dei Tumori) e da Susanna Fusari Imperatori (Fondazione IRCCS Istituto Neurologico ‘Carlo Besta’) e assaggeranno piatti a base di zuppa, oppure, d’estate, un’insalata mista, un piatto di cereali integrali (o pasta anch’essa integrale) con legumi e verdure, a volte pesce, un dolce senza zucchero e senza ingredienti di derivazione animale (uova, latticini) dolcificato con frutta fresca e/o secca. I primi incontri saranno preceduti da un breve corso di cucina per insegnare a cucinare i cereali integrali e i legumi in forma appetibile e adattata alle eventuali comorbilità, in particolare gastroenteriche, e con attenzione ad eventuali interferenze con le terapie farmacologiche in atto. Ad ogni incontro si forniranno le ricette degli alimenti consigliati. Ad ogni incontro, infine, si forniranno campioni di alimenti da cucinare a casa e anche alcuni piatti precotti che richiedano solo di essere riscaldati.

Nel corso dell’incontro sono state anche illustrate le 6 buone regole da osservare per prevenire l’aggravamento delle difficoltà di memoria: 1. Dieta sana; 2. Esercizio regolare; 3. Attività mentale; 4. Igiene del sonno; 5. Una vita attiva; 6. Ridurre lo stress, che verranno propagandate attraverso manifesti e locandine affissi nelle strutture sanitarie milanesi.

 

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