Non profit

L’alternanza piace poco, ora la scuola diventa azienda

Meno di uno studente su dieci sfrutta l'alternanza scuola-lavoro. Il ministro Carrozza rilancia con un imminente regolamento, ma intanto le scuole sono andate avanti: portare la scuola in azienda non basta più, è la scuola stessa che si trasforma in azienda. E produce e vende per davvero.

di Sara De Carli

È una corsa contro il tempo per rispettare la data di consegna pattuita con il cliente, proprio come in azienda. “Villa dei Padri” aprirà in primavera, ad Armeno, affacciata sul Lago d’Orta. Avrà 28 camere, ognuna con il suo colore identificativo, al posto dell’anonimo numero progressivo. Letti, armadi e comodini ma anche copriletti, tendaggi, cuscini e asciugamani sono tutti ancora da realizzare. Il progetto però è approvato e la camera tipo fa già bella mostra di sé nella Bottega del Legno della scuola Oliver Twist di Como. A realizzare il tutto – dopo avere tutto ideato e presentato a Pietro Fortis, sindaco di Armeno e titolare della commessa – saranno i ragazzi della scuola, una delle poche in Italia ad essersi strutturata come “scuola impresa”, con tanto di produzione e vendita di quei beni e servizi attorno a cui si impernia l’attività didattica.

 

La camera-tipo che Cometa andrà a realizzare per l'Hotel di Armeno

Tecnicamente si chiama “formazione in assetto lavorativo” e pur essendo già prevista tra le pieghe delle leggi italiane fin dal 2001 ed esplicitamente dalla Regione Lombardia dal 2011, le esperienze realizzate si contano in poche decine (ad esempio un training restaurant a Gallarate o un’azienda agricola a Firenze), tanto che per scrivere nero su bianco il valore pedagogico di questo nuovo modello di scuola e per estenderlo all’intero sistema educativo delle scuole secondarie di secondo grado, l’onorevole Elena Centemero, responsabile scuola del Pdl, nelle scorse settimane aveva anche presentato un emendamento ad hoc da inserire nel decreto-scuola in discussione in Parlamento.

L’emendamento alla fine è saltato, ma solo perché si inserisce all’interno di un tema – quello dell’alternanza scuola-lavoro – che è ampio e strategico: il decreto stesso infatti annuncia un nuovo regolamento, da emanare entro 60 giorni (quindi entro l’11 gennaio), per l’implementazione del sistema di alternanza scuola-lavoro, delle attività di stage, di tirocinio e di didattica in laboratorio. Si tratta di una scommessa urgente, per stringere il nesso fra scuola e mondo del lavoro, su cui il ministro Maria Chiara Carrozza si era impegnato pubblicamente a Cernobbio. Giovedì a Verona si apre Job & Orienta 2013, dedicato al “Trovare lavoro a scuola”: tra gli obiettivi dell’evento di quest’anno c’è proprio quello di far conoscere e valorizzare gli strumenti volti a favorire l’inserimento occupazionale dei giovani, di far entrare i ragazzi fin dalla scuola in contatto col mondo del lavoro e di sollecitare in loro la consapevolezza delle proprie competenze e dei propri talenti. Il Miur curerà una sessione dedicata al’alternanza scuola-lavoro come opportunità per l’occupazione dei giovani e presenterà alcuni dati, anticipati oggi dal Corriere: da quando l’alternanza esiste (dlgs n. 77 del 15 aprile 2005) gli studenti coinvolti sono passati da 45.879 a 227.886 del 2012/13, ma significa però ancora troppo poco, cioè l’8,7% di tutti gli studenti. Il 65% dei ragazzi che colgono questa opportunità frequenta un istituto professionale,  il 24,3% un istituto tecnico, il 9,5% i licei. Nell’ultimo anno sono stati attivati 11.600 percorsi, e i ragazzi sono andati per il 58% dei casi all’interno di imprese private.

La formazione in assetto lavorativo è anche un passo in più: «Per anni abbiamo portato la scuola in azienda, con gli stage. Esperienze validissime, che continuiamo a fare, ma serviva un passo in più, perché i ragazzi ci dicevano che “là si fa sul serio”», racconta Alessandro Mele, il direttore della scuola nata nel 2009 dall’esperienza educativa di Cometa. Per “fare davvero” anche a scuola, quindi, si è deciso di portare l’azienda a scuola e da quest’anno in maniera compiuta tutti i percorsi di formazione per il diploma professionale sono costruiti come “botteghe” che ideano, progettano e realizzano prodotti e servizi. Con dei veri committenti e i prof che diventano responsabili di un preciso ufficio e i ragazzi che girano, di volta in volta, dall’ufficio stile a quello del marketing, dalla sala bar all’ufficio relazioni con il pubblico. Anche la lezione di italiano ruota attorno al pannello tendenza piuttosto che agli aggettivi per descrivere la fragranza di una brioche. Ben quattordici docenti – caso più unico che raro in un'azienda – sono iscritti a un dottorato di ricerca, studiando e modellizzando quello che ogni giorno fanno sul campo.

E se la Bottega del Legno lavorerà sulle camere dell’Hotel dei Padri («il valore aggiunto è il tentativo di costruire una rete che valorizzi la tradizione nell’innovazione, stiamo comunque cercando partner e sponsor», precisa Mele), alcuni ragazzi della Bottega del tessuto sono già volati a Barcellona per un meeting negli uffici di BSK (gruppo Inditex, lo stesso di Zara), che produrrà e metterà in commercio un total look nato completamente dentro la Oliver Twist, debutto di una futura Cometa Collection, mentre i ragazzi della Bottega del Gusto lavorano quotidianamente nel bar e nel ristorante aperti al pubblico, dove all’intervallo, a turni, si riversano i 380 studenti della scuola. Gli ordini si fanno rigorosamente in inglese. Perché nel lavoro, oggi, dove vai se l’inglese non lo sai?
 


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