Sostenibilità

L’allarme WWF: il rischio fallimento è dietro l’angolo

«Colpa della difesa degli interessi delle lobby e l'intransigenza delle grandi potenze»

di Redazione

Sono rimaste molte parentesi e poca sostanza nei testi negoziali passati ora ai Ministri, su cui hanno iniziato a discutere i capi di Stato. Il WWF lancia l’allarme.

 “Le ultime sessioni hanno prodotto disaccordo mentre i negoziatori avrebbero dovuto andare più a fondo dei vari temi chiave – ha dichiarato Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia, presente al Summit – Quando le decisioni più difficili approderanno ai livelli più alti, c’è il pericolo che la questione si concluderà con grandi proclami piuttosto che inserire termini stringenti per affrontare i cambiamenti climatici. La difesa degli interessi delle lobby economiche e l’intransigenza delle grandi potenze sono le principali responsabili della confusione che si è creata in queste ultime fasi di negoziato.”

 Mentre appaiono vere e proprie scappatoie ‘legislative’ sulla contabilizzazione della CO2, non si vede una negoziazione tra paesi sulla maniera più etica ed efficace per mettere in atto le misure che la scienza indica come necessarie.

 Per il WWF il mondo è in questo momento sulla strada di cambiamenti climatici fuori controllo: con gli impegni assunti a oggi dai Paesi industrializzati, il Pianeta rischia un aumento della temperatura fino a 4 gradi al di sopra dei livelli pre-industriali – una ricetta perfetta per il disastro.

 “Le grandi nazioni possono anche snobbare le misure per un’azione efficace per il clima, ma non potranno ignorare i cambiamenti climatici – ha detto Mariagrazia Midulla del WWF Italia – Quando il mondo si volterà a guardare questa conferenza, potrà trovarsi in una situazione di caos climatico o di una crisi appena avvertita. Allora potremo parlare della ‘cura’ di Copenaghen o della ‘maledizione’ di Copenaghen.”

 Negli ultimi sviluppi, tutte le sessioni notturne hanno fallito nel produrre una cornice finanziaria per assistere i Paesi in via di sviluppo ad adattarsi ai cambiamenti climatici e ridurre le proprie emissioni.

Il dibattito sul rafforzamento dei target di riduzioni di emissioni di Co2 per i paesi che storicamente sono i maggiori emettitori (ovvero quelli industrializzati), non è avanzato oltre le offerte assolutamente insufficienti fatte dai paesi industrializzati già prima di Copenaghen.

I testi nella maggior parte dei temi cruciali dei negoziati – come la cooperazione tecnologica, l’adattamento e la tutela forestale – sono stati profondamente privati di ogni solidità nelle ultime 24 ore.

 “I negoziatori degli Stati Uniti hanno provato a mantenere la propria posizione su troppe questioni sia di piccola che di grande importanza e in questo processo si è persa la visione generale – ha detto Mariagrazia Midulla del WWF Italia – E’ giunta l’ora che il Presidente Obama assuma una leadership morale per sostenere le speranze e le aspettative del mondo intero.”

 “Anche la Cina deve elevarsi in un ambito maggiormente etico e affrontare la contraddizione tra la richiesta di scrutinare l’inventario di emissioni degli altri paesi e la diminuzione delle proprie. Per quanto riguarda l’Europa questa dovrebbe essere più audace, e in linea con quanto asseriscono gli scienziati invece di seguire semplicemente quello che fanno gli altri. Ci restano 3 giorni. Il nostro pianeta non può aspettare, i leader devono farsi carico del problema e risolverlo” conclude Mariagrazia Midulla del WWF Italia.


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