Negli ultimi cinquant’anni, il numero di grandi scimmie esistenti al mondo si è dimezzato, tanto che tutte e quattro le specie di grandi scimmie – bonobo, scimpanzé, gorilla e orango – sono considerate endangered (in pericolo) o critically endangered, in grave pericolo di estinzione. Per alcune di esse parliamo ormai di poche centinaia di esemplari rimasti, a volte isolati tra loro, minacciati soprattutto dalla caccia, dalle malattie e proprio dalla distruzione degli habitat. La gestione sostenibile delle foreste – quali quelle certificate secondo gli standard Fsc (Consiglio per la gestione forestale sostenibile) – ha un ruolo vitale nella conservazione delle ultime grandi scimmie rimaste al mondo, ovvero bonobo, scimpanzé, gorilla e orango. È quanto emerge dall’ultimo rapporto promosso dal WWF «Great Apes and Logging» appena reso noto a livello internazionale, che contiene un decalogo di raccomandazioni per i governi dei Paesi importatori ed esportatori di legname, le imprese e i consumatori.
Secondo il report del WWF, la rete di aree protette e sistemi naturali in questi Paesi deve essere strettamente correlata alla gestione di foreste certificate. Queste foreste possono rappresentare un’estensione degli habitat esistenti oltre che corridoi ecologici di connessione tra habitat isolati, creando una rete adeguata di ambienti in cui le grandi scimmie possano vivere e riprodursi. Le analisi scientifiche effettuate hanno confermato che se le foreste vengono correttamente gestite è possibile coniugare le esigenze della conservazione con il mantenimento del loro valore anche economico per le generazioni future. Negli ultimi dieci anni la deforestazione ha distrutto milioni di ettari di foresta dove vivono ancora le grandi scimmie in Paesi come Indonesia, Malesia, Repubblica Democratica del Congo, Gabon, Camerun e Nigeria, senza contare le altre aree forestali colpite dal taglio illegale come l’Amazzonia.
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