Mondo

L'”all inclusive” della solidarietà

Dalla masseria nel Salento alla parrocchia novarese. Inizia con "l'ospitalità diffusa" la nuova vita di 5.423 migranti

di Daniele Biella

L’accoglienza che non t’aspetti la trovi nei paesini di tutta Italia. Dai semplici cittadini ai sindaci, dai preti ai pensionati: anche se i tg mostrano solo immagini di proteste, c’è una buona fetta di popolazione che ha aperto le porte ai profughi del Nordafrica e che, senza troppi clamori, sta compiendo una gara di solidarietà senza precedenti. A oggi sono 5.423 le persone inserite nel Piano profughi del governo gestito dalla Protezione civile sotto la guida del commissario Franco Gabrielli: di questi, 4.835 sono fuggiti dalla Libia e sono originari dell’Africa centro-settentrionale, 588 sono tunisini con permesso di soggiorno temporaneo. Quasi tutti sono stati prima ospitati in centri di prima accoglienza (la maggior parte a Lampedusa), poi distribuiti nelle regioni: la presenza più alta è finora in Lombardia (958 arrivi), seguita da Campania (558), Veneto (574), Piemonte (523) e Sardegna (312 presenze).
Il modello di accoglienza che sta coordinando la Protezione civile è quello dell’ospitalità diffusa: sono centinaia le parrocchie, le cooperative e le strutture private che si sono messe a disposizione. Per lo più si tratta di piccoli centri: in Liguria la Cri accoglie nelle proprie sedi 21 persone a Varese Ligure, 10 a Ronco Scrivia, 2 a Lavagna, 5 a Chiavari. In Veneto, a Campese, frazione di Bassano del Grappa, 10 ragazzi del Mali sono ospitati da suor Giordana, aiutata da una rete di associazioni locali. A Milano 10 burkinabè sono passati per una settimana dalle strutture Caritas di Rozzano prima di trovare approdo altrove: «Alla mattina c’era la gara tra i cittadini per preparare loro la colazione», rivela don Mario Zaninelli, che ora sta seguendo le sorti dei 200 profughi ospitati nel residence Ripamonti di Pieve Emanuele, alle porte di Milano.
Ovunque, alla notizia dell’arrivo dei migranti, spuntano volontari pronti all’assistenza: «Succede anche nelle valli di Lanzo, nel torinese: i 22 abitanti di Coazze hanno “adottato” 31 africani, lo stesso a Legne, dove i 90 residenti fissi stanno condividendo le loro giornate con 8 famiglie di Mali, Ghana e Ciad», spiega Mauro Maurino del consorzio Connecting people, che si occupa dell’assistenza ai nuovi arrivati. Nel Salento, l’agriturismo Antica masseria del Monte di Andrano sta accogliendo 100 ragazzi dai 22 ai 35 anni di Gabon, Nigeria, Sudan: «Mi rivedo in loro: anch’io ho iniziato da zero», spiega il titolare Antonio Nicolardi, 39 anni. «Per ora un amico sta insegnando loro l’italiano e la gente del paese porta le necessità primarie. Hanno a disposizione un campetto di calcio, stiamo valutando assieme a quali occupazioni potranno aspirare».

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