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L’Albo per le famiglie accoglienti di Roma, un modello per l’Europa
L'iniziativa di Refugees Welcome Italia può diventare un esempio da seguire. Punta a coinvolgere la società civile costruendo con cura le relazioni di accoglienza in famiglia. Nella capitale quasi mille persone che hanno dato la loro disponibilità ad accogliere migranti e rifugiati. La storia di Alina, ospitata in casa da Adele
di Redazione
A distanza di oltre un anno dall’inizio del conflitto in Ucraina, Refugees Welcome Italia stila un primo bilancio di una sua iniziativa, l’Albo delle famiglie accoglienti di Roma Capitale, che durante l’emergenza si è candidato quale esempio da replicare nelle altre capitali europee. Il modello punta a coinvolgere e mobilitare la società civile costruendo con cura le relazioni di accoglienza in famiglia in un contesto di comunità più ampio.
L’attività dell’Albo è iniziata il 14 marzo 2022 in concomitanza con l’arrivo a Roma di migliaia di persone rifugiate dall’Ucraina. In quella circostanza c’è stata una grandissima adesione da parte dei cittadini romani, con quasi mille persone che hanno dato la loro disponibilità ad accogliere attraverso la landing page creata appositamente da Refugees Welcome Italia.
«Ogni famiglia è stata accuratamente profilata per valutarne l’idoneità all’accoglienza», sottolinea Fabiana Musicco, presidente di Refugees Welcome Italia. «Sono stati analizzati gli elementi di adeguatezza dell’abitazione all’accoglienza, ma anche la verifica della corrispondenza delle aspettative e della comprensione di cosa significhi un’accoglienza interculturale. Per l’anno 2022, il totale delle convivenze attivate grazie allo strumento dell’Albo delle famiglie accoglienti di Roma è stato di 91, per un totale di 163 persone ospitate, di cui 53 minori. La principale sfida per il 2023 sarà quella di diffondere capillarmente l’albo sul territorio di Roma, rendendo questo modello – testato principalmente in funzione dell’emergenza ucraina – strutturale e includendo per quanto più possibile persone di altre nazionalità».
«L’Albo rappresenta un unicum a livello internazionale», prosegue Musicco. «Con il tempo abbiamo sviluppato una metodologia di lavoro che si fonda sulla mobilitazione della società civile. La creazione, la costruzione e la cura delle relazioni di accoglienza in famiglia e mentoring si inseriscono in un contesto di comunità più ampio. Le persone rifugiate e migranti delle cosiddette comunità accolte e la comunità accogliente, rappresentata dai volontari, dagli attivisti e dallo staff, si incontrano e danno vita a un’unica comunità, basata sull’incontro delle differenze. Una metodologia, questa, che prevede un accompagnamento costante nel tempo da parte degli attivisti e del team di Refugees Welcome».
Nello specifico, l’impatto dell’emergenza Ucraina sull’avvio delle attività dell’Albo famiglie accoglienti di Roma è stato molto forte perché Refugees Welcome Italia, in qualità di ente attuatore, si è confrontato con numeri inediti e con nuove sfide dell’accoglienza in famiglia, come l’inserimento di donne con minori, l’assenza di una lingua comune di comunicazione tra ospiti e famiglie accoglienti, l’assenza di un progetto individuale finalizzato ad una permanenza a Roma di medio o lungo periodo e le vulnerabilità specifiche dovute a sindromi da stress post traumatico e danni psico-fisici estremamente recenti. «Una complessità che è stata possibile gestire grazie al sostegno di alcuni donatori, come Unicef International e al progetto di accoglienza diffusa promosso dalla Protezione civile», conclude Musicco. «Ci auguriamo per il futuro di costruire partenariati sempre più forti che ci daranno la possibilità di attivare sempre più accoglienze».
Dall’inizio della guerra in Ucraina, più di otto milioni di persone sono state costrette ad abbandonare la propria casa. Di queste, circa 170mila sono arrivate nel nostro Paese. Fra loro c’è anche Alina, una giovane studentessa che è stata accolta da Adele, una donna pensionata con la passione per la musica. Fra le due è nato un rapporto genuino e profondo, basato sull’affetto e il sostegno reciproco. Alina ha trovato una casa lontano da casa e Adele si sente meno sola.
«Quando ho conosciuto Adele, ho capito di aver trovato una famiglia in Italia», spiega Alina. «Come tante altre persone, sono stata costretta a lasciare l’Ucraina e Adele mi ha accolta ed è stata da subito come una nonna per me. A causa dei tanti cambiamenti che hanno all’improvviso stravolto la mia vita, avevo difficoltà a concentrarmi su me stessa, sullo studio e sulla ricerca di un lavoro, ma da quando sono arrivata in questa famiglia finalmente riesco a concentrarmi sui miei progetti. Mi sento più stabile. Io e Adele abbiamo ormai costruito la nostra routine: la cucina è il nostro spazio per incontrarci e stare insieme, guardiamo la tv, le telenovelas, chiacchieriamo o a volte semplicemente restiamo vicine in silenzio. Avere qualcuno vicino fa bene sia a me che ad Adele, ma credo faccia bene a tutti».
Credits: foto Refugees Welcome Italia
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