Formazione

L’ala sinistra della destra

Berlusconi l’ha voluta al Welfare perché è una che ne sapeva di sociale". Intervista a Grazia Sestini.

di Ettore Colombo

Grazia Sestini ha tre caratteristiche che ci hanno colpito, andandola a incontrare nei suoi uffici ministeriali romani. La prima è che, alle spalle di una stanza spaziosa e un po? disadorna che si raggiunge dopo vari controlli e porte blindate, campeggiano una effige della Madonna del Conforto («dono del Comune di Arezzo») e una fotografia di lei con il Papa. La seconda è che la Sestini sostiene di essere «una donna timida, scontrosa, taciturna», il che francamente – a vederla a conferenze e dibattiti – non sembra, forse perché è una toscanaccia vera («Mi ha sbloccato la politica, mi creda»). La terza è che, quasi per caso, nel chiederle cosa sta leggendo («Un libro su Isabella di Castiglia», risponde), viene fuori che legge in macchina, ogni mattina (prestissimo) e ogni sera (abbastanza tardi), quando da Roma rientra da o parte per Arezzo. «Ho una madre malata, che ha bisogno di me, le sto vicino». Particolare che, raccontato con discrezione e pudore, ce la rende simpatica E se la Sestini sfotte («Vita è un giornale molto utile, ma troppo di sinistra») la rassicuriamo: si sbaglia, senatrice, è un giornale semplicemente plurale. Vita: Onorevole Sestini, cosa faceva lei, dieci anni fa? Insegnava, giusto? Sestini: Sì, insegnavo. Alla politica sono arrivata per due motivazioni, che normalmente muovono qualunque avventura umana: rispondere a un?inclinazione (nella vita bisogna fare le cose che piacciono) e per amicizia con persone che erano implicate in questa attività. Vita: L?esperienza nel mondo della scuola, invece, le aveva già fatto incontrare il mondo del sociale? Sestini: Il mondo della scuola è un mondo che ti fa conoscere tutto. Vuol dire incontrare le famiglie, il mondo associativo, il sistema dei servizi. La scuola è un microcosmo vero, basta non viverlo come un ufficio postale. Soprattutto apre alla ricchezza dell?incontro con le persone. Il mestiere di insegnante, dopo quello di genitore, è il mestiere più bello del mondo perché non ti permette mai di prescindere dal rapporto umano. Vita: Torniamo alla politica. Lei all?inizio va nel Ppi, che stava al centro, poi nel Cdu, che va col Polo. La scelta per un partito di matrice cattolica, esperienza da cui viene, è chiara. Ma il Berlusca perché? Sestini: Dal riconoscimento degli spazi per una presenza cattolica in politica e nella società. Ho seguito prima quella che è stata chiamata la ?diaspora?: ho iniziato nel Ppi, dove si stava tutti assieme, poi al momento della divisione con l?allora Cdu ho seguito il Cdu perché si collocava in un ambito dove si condividevano valori e agibilità politica in cui credevo. Poi ho seguito e inseguito tutti gli spazi di libertà che si sono aperti, ritenendo che la presenza della sinistra, rispetto agli amici del centro che hanno scelto di restare nel Ppi, fosse preponderante e ne impedisse ogni autonomia. Vita: Sì, ma Forza Italia perché? Per fare una bella campagna anticomunista fuori tempo (storico)? Sestini: No, guardi, io non sono ?anti? nessuno. Poi vengo da una regione dove i comunisti c?erano e ci sono davvero, nel senso buono e meno buono del termine. Nel senso buono perché l?esperienza comunista, dalle mie parti, ha creato aggregazione, servizi, ha cresciuto molte persone e io ho un profondo rispetto per tutte le appartenenze ideali. Dall?altra parte ha creato un sistema di potere che ha finito per distruggere le idealità stesse. Questo imputo alla sinistra. Vita: Facciamo così, parliamo della sua vicinanza ai movimenti cattolici. Cl, in particolare. Sestini: Vede, non è sentirsi vicini, ma appartenere. Io non sarei quella che sono, non avrei fatto l?insegnante né la politica né tante altre scelte nella mia vita se non appartenessi a una realtà che è anche associativa ma che è soprattutto d?amicizia ed educativa. Non è la risposta a un associazione che mi ha spinto, come accadeva una volta quando le associazioni mandavano in Parlamento i loro rappresentanti per tutelarne meglio gli interessi, ma l?idea che quello che faccio in politica lo faccio sotto la mia totale responsabilità ma educata da una ?amicizia? e da una ?compagnia?. Educata dalla Chiesa. Questa è la radice della politica per me, perché è la radice della persona. In politica, come nella vita, non c?è spazio per le mezze misure, ma solo per chi ha a cuore qualche cosa, fossero anche solo gli interessi di bottega, la parte meno nobile della faccenda. Se vuole una battuta, per me che vengo dalla terra dei guelfi e dei ghibellini il senso dell?appartenenza è ancora più forte? Vita: Ma una scelta così dichiaratamente cattolico-militante non pregiudica la laicità della politica? Sestini: No, anzi, la valorizza. Laicità della politica non vuol dire innanzitutto aconfessionalità della politica. L?appartenenza a un riferimento ideale è essa stessa garanzia di laicità perché è garanzia del riconoscimento degli altri e anche della laicità dello Stato cui si riconosce il diritto-dovere di dettare le regole della convivenza. è proprio la mia appartenenza che mi fa rispettare tutte le altre. Vita: Lei ha cominciato da deputato d?opposizione. Chissà che fatica? Sestini: A dire la verità l?ho fatto molto poco, il deputato di opposizione perché sono arrivata alla Camera nel luglio del 1999, quando la legislatura era quasi agli sgoccioli, ma ho fatto in tempo a partecipare alla discussione sulla legge 328 battendomi per alcune modifiche sostanziali, e quella sulle associazioni di promozione sociale. Ricordo un?esperienza molto bella, dall?opposizione, nell?approvare la legge di promozione sociale. Una discussione in cui si è trovato un accordo tra Polo e Ulivo: c?erano 270 emendamenti e la legge era ferma da anni, poi l?abbiamo approvata e oggi, devo dire, funziona. Vita: Poi un bel giorno, con la vittoria della Cdl nel 2001, mi diventa sottosegretario. Com?è andata? Sestini: In un modo decisamente curioso. Io in realtà mi occupavo più di scuola, nella passata legislatura, e per una piccola parte di sociale. Poi durante la campagna elettorale mi ha telefonato Berlusconi dicendomi «Tu t?intendi di sociale, vero?». No, gli rispondo, io veramente mi occupo di scuola? «Sì, ma ti ho sentito parlare di sociale», ribatte. Aveva bisogno di alcune informazioni per un testo. E così, quando c?è stata la formazione del governo mi sono ritrovata sottosegretario. Credo perché sono una delle poche, dentro Forza Italia, che questo mondo lo conosce bene. Vita: In effetti non è che il centrodestra brilli per attenzione al sociale… Sestini: Vede, bisogna intendersi su cosa vuol dire attenzione al sociale. Non scandalizzatevi, ma tra le persone più attente a questi mondi c?è Tremonti: ne ha una profonda stima, poi ci sono delle obiettive difficoltà con le sue concezioni e infatti mi piace molto discutere con lui, visto che abbiamo a volte idee diverse, in merito. Ma è un politico che riesce a capire questo mondo. Altri politici di centrodestra hanno un occhio intelligente sul sociale e passione e sono i due presidenti delle Camere. Vita: Senta, onorevole, vorrei evitare di farle il ?cahier des doléances? sulle materie che la riguardano. Faccia un po? di sana autocritica, così ci risolve il problema. Sestini: Più che un?autocritica, segnalo una difficoltà. Noi siamo qui a fare delle politiche che non gestiamo. Ci sono dei momenti in cui mi sento l?ufficiale pagatore del governo senza poter intervenire, cioè senza poter sapere dove vanno i soldi che diamo. Quest?anno si tratta di un miliardo di euro alle Regioni: non sono tanti soldi (stiamo parlando di servizi sociali, non sanitari) ma è una bella cifra. Bene, dal momento in cui vengono distribuiti alle Regioni, noi di questi soldi perdiamo il controllo. Non sappiamo come, dove e se vengono spesi. Questo lo dico non perché le politiche sociali si fanno solo con i soldi ma perché credo di aver difeso con le unghie e con i denti questo fondo (assieme a quello degli ammortizzatori sociali l?unico fondo che non è diminuito) per vederlo poi disperdere in mille rivoli. Questo è un rammarico grande perché i soldi ci sono, ma dove vanno? Vita: Senta, a proposito di soldi. Quelli per il fondo per l?autosufficienza non ci sono più? Sestini: No, guardi la verità è che non ci sono mai stati, se stiamo parlando di un fondo nazionale, idea su cui peraltro ho grandi dubbi. Quel fondo non c?è mai stato. C?era la copertura, individuata dalla sinistra, prima con l?addizionale Irpef, poi con l?aumento delle accise cui il governo ha sempre detto di no perché vuol dire aumentare la pressione fiscale. Questo non vuol dire che non ci sia un impegno su questo tema come sulla lotta alle povertà, ma sono necessari investimenti corposi. Vita: Scusi, ma a voler aumentare la pressione fiscale per finalità sociali si commette forse peccato? Sestini: Io non ero contraria alla tassa di scopo per il fondo sull?autosufficienza, voi di Vita lo sapete. Riguarda non solo l?oggi ma anche il domani: il numero di coloro che si trovano in queste condizioni è destinato ad aumentare, per l?allungamento della vita media. è un problema che riguarda tutti noi (un problema e una gioia: le persone così vivono più a lungo). Mi sembra che il dibattito di questi giorni sulla possibile revisione del programma di governo verta anche su questo: rivedere il sistema di welfare non vuol dire solo riforma delle pensioni. Vita: Mi faccia un elenco di buoni propositi fino al 2006. Tanto quelli non si negano a nessuno. Sestini: Noi abbiamo due esigenze. La prima è quella della revisione del sistema pensionistico: bisogna approvare la riforma nel più breve tempo possibile (riforma che avrei fatto in modo più drastico) e allora sì che si libererebbero energie e risorse per un miglioramento del sistema dei servizi. La seconda questione sta nel chiarimento su che cosa sia essenziale nelle prestazioni, cioè la definizione di livello essenziale, che noi abbiamo già fatto ma che è ferma al ministero dell?Economia. Vita: Vista la scoppola elettorale che avete preso? Sestini: (Interrompe) Ad Arezzo, come Forza Italia, abbiamo preso il 24,4%, e si va al ballottaggio, nonostante la sinistra abbia messo in piedi un esercito, candidando un senatore supportato da nove liste. Io la scoppola non l?ho presa. Vita: Sottosegretario, mica esiste solo Arezzo! A Roma An e Udc affilano i coltelli? Lei cosa chiede? Sestini: Io non chiedo niente. Dico che c?è da prestare attenzione, nella politica fiscale, nella scelta dell?abbassamento delle tasse, che condivido, a una fascia di persone (che la commissione Povertà stima in 2 milioni e 300mila) che non si godrà la riduzione delle tasse perché a loro spesso mancano i soldi per sopravvivere. Una famiglia media dal reddito medio ne godrà ma chi non ne godrà avrà bisogno di forme di sostegno diverse: l?assistenza è un investimento innanzitutto perché sorregge la dignità delle persone e perché produce la fuoriuscita dalla povertà. Vita: Dovendo scegliere, meglio l?8 per mille al volontariato di Tremonti o la ?+Dai -Versi?? Sestini: Il grande limite del Terzo settore oggi in Italia è che per l?86% dei suoi bilanci dipende dal pubblico. è naturale, ma l?obiettivo deve essere quello di farlo dipendere meno dal pubblico e di far in modo che si finanzi sempre più grazie ai privati. L?idea della possibilità di deduzione mi piace di più di quella di Tremonti, che non è molto diversa come idea (l?8 per mille è una forma di libertà) ma mi piace di meno quando dice che la gestione dovrebbe essere del ministero del Tesoro. Sarebbero soldi privati che ridiventano pubblici. La deducibilità alla fonte mi convince di più. Vita: Quale tra le ?grandi riforme?annunciate vorrebbe vedere varate in questa legislatura? Sestini: La riforma del mercato del lavoro. Riguarda molto il Terzo settore. Pensate alla borsa lavoro, alle società di lavoro interinale, alla liberalizzazione del mercato del lavoro: riguardano il mondo associativo più di quanto si pensi. Le grandi riforme che vorrei vedere approvate nella legislatura comunque sono due, la legge sull?impresa sociale e la nuova legge sul volontariato. Se il Consiglio dei ministri smettesse di chiacchierare e le approvasse, visto che sono tutti d?accordo, sarebbe meglio. Con la differenza che quella sull?impresa sociale ha bisogno della copertura finanziaria, quella sul volontariato no. Anzi libera risorse. Vita: Su entrambe riuscirete a fare, finalmente, anche un po? di dialogo bipartisan? Sestini: Su quella sull?impresa sociale è già accaduto alla Camera, sul volontariato è stata depositata in Parlamento una proposta di legge a firma Mimmo Lucà, dei Ds, che non è molto diversa dalla nostra. Dialogheremo senz?altro.


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