Famiglia
L’Aja invita a tutelare meglio i minori “special needs”
Jiamian, Lorenzo, Erika e gli altri: la scelta di tante famiglie italiane supportate da AiBi in uno speciale su Vita in edicola
Jiamian ha 2 anni e appena arrivato in Italia ha già realizzato un primato: è il primo maschietto adottato proveniente dalla Cina. Francesco e Franca Paggi, i suoi genitori, sono presissimi: sono rientrati da Shanghai il 30 settembre scorso, dopo aver trascorso i primi 15 giorni con il loro piccolo in Cina. La famiglia è stata assistita da AiBi, che insieme al Ciai (ed ora anche il Cifa) è tra i pochissimi enti italiani accreditati a Pechino.
La pratica adottiva di Jiamian è stata “speciale” anche perché il bambino è stato considerato “special need”, dal momento che è nato con il labbro leporino. “E’ già stato operato due volte nel suo paese, in modo corretto, e adesso fino ai 9 anni non ci penseremo più”, dice il suo papà. La famiglia Paggi vive a Macerata. Già abbinati alla Cina e in attesa di adottare, nell’aprile scorso i Paggi hanno deciso di rispondere all’appello di AiBi per i bambini con bisogni speciali.
Si tratta di bambini traumatizzati o con problemi comportamentali, bambini con handicap fisici o mentali, bambini con più di 7 anni, gruppi di fratelli. Sono loro a rappresentare la parte più consistente dei minori inseriti nel circuito dell’adozione internazionale. Dovrebbero avere la priorità, perché ne hanno già avute abbastanza e adesso meritano un po’ d’amore. Eppure ancora pochissime coppie sono disposte ad accoglierli.
Il fenomeno è così macroscopico che il Bureau di Diritto Internazionale Privato presso L’Aja vi ha dedicato un intero capitolo nella “Guida alle Buone Prassi” sull’applicazione della Convenzione dell’Aja. Le Linee Guida sono state pubblicate a inizio estate e invitano tutti gli Stati firmatari a sensibilizzare le famiglie “per non alimentare una domanda non necessaria e irrealistica di bambini sani e molto piccoli”.
Da qualche tempo AiBi ha dedicato un intero settore operativo, con uno staff appositamente formato, ai bambini con bisogni speciali. Le famiglie che si rivolgono ad AiBi per un’adozione vengono sensibilizzate. Sul sito dell’ente vengono pubblicati gli annunci dei casi difficili in attesa di abbinamento. Alcuni paesi esteri, come Colombia e Cina, hanno iniziato a inviare schede individuali relative agli special needs.
Le famiglie che hanno risposto a questa sensibilizzazione rifiutano qualsiasi etichetta, vivendo la propria scelta con normalità e grande felicità. “Abbiamo pensato che l’ignoto che ci aspettava, in una scelta come questa, non era diverso da quello che vivono le coppie in attesa di un figlio biologico”, racconta Francesco Paggi. Come è andato il primo incontro con Jiamian? “Incredibile. A 2 anni ha camminato sicuro verso di noi. Lui serio come un ometto, mia moglie ed io incapaci di trattenere le lacrime. Di quella prima giornata ricordo anche una cosa buffa. Con nostro grande stupore, a un certo punto, ha mangiato da solo una banana. Ecco. Jiamian ha di speciale solo il fatto che è mio figlio”.
Altre storie come quella dei Paggi e un approfondimento sul problema dei bambini con bisogno speciali nel numero di Vita questa settimana in edicola.
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