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Laila Basim: «Vi racconto la disperazione delle studentesse afghane»
Nuova stretta del regime talebano: via le ragazze delle università. Siamo tornati a intervistare l'attivista che a Kabul partecipa al movimento di protesta delle donne. Racconta la rabbia di tante giovani, il dissenso di molti docenti (30 si sono dimessi nell'ateneo della capitale) e preannuncia una manifestazione nei prossimi giorni
Piangono le ragazze afghane. Le mani sul volto e la fronte coperta dall'hijab appoggiata sui banchi. In segno di disperazione. Piangono nelle aule delle università, dove stavano costruendo i loro sogni, il loro futuro. Tutto cancellato dell'ennesimo sfregio dei taleban, che con un decreto fatto circolare martedì, e in vigore da ieri, hanno ordinato il divieto per tutte le donne di accedere alle università, pubbliche e private. Sono decine i video già virali sui social, con le studentesse che tornano a casa dopo aver trovato chiusi i cancelli degli atenei del Paese. In una clip si vedono cinque giovani vestiti di bianco che, dopo aver appreso la notizia del bando, lasciano in protesta l'aula in cui stavano sostenendo gli esami, in solidarietà con le colleghe donne che li ringraziano con un applauso commosso. «Contro questa ennesima violenza del regime talebano, ci uniremo in una grande protesta vicino l'Università di Kabul», ha assicurato Laila Basim, giovane attivista afghana per i diritti umani, che guida da mesi le manifestazioni di piazza. L'abbiamo raggiunta via telefono per farci raccontare quello che sta accadendo in queste ore. Un mese fa, senza paura, intervistata per VITA, diceva: «Meglio morire sotto il fuoco talebano, che essere cancellate dalla storia». Adesso possono frequentare la scuola soltanto le bambine fino ai 12 anni.
Laila, come hai saputo del divieto imposto dai taleban alle studentesse universitarie? Che cosa è successo?
«Ho saputo che alle donne era stato proibito frequentare la mia università a Kabul dalla pagina persiana della Bbc. Pochi minuti dopo avevo raggiunto un gruppo di ragazze che protestavano, gridavano contro il ministero dell'Istruzione talebano che aveva annunciato la decisione martedì. Sono onestamente scioccata. Ci avevano detto che i cancelli delle scuole sarebbero stati riaperti alle donne con il passare del tempo, invece hanno chiuso anche quelli delle università».
Che cosa faranno le ragazze che non hanno finito gli esami?
«La maggior parte delle studentesse che ho incontrato non aveva ancora finito gli esami. Quando sono arrivata all'Università di Kabul, c’erano molte ragazze all’ultimo anno e altre che stavano dando l’ultimo esame. Questa è una vera tragedia per ogni studentessa, e per me è una grandissima sofferenza, perché sono un’attivista e sto lottando insieme a gruppi e movimenti per la libertà delle donne. Il futuro di tutte queste figlie è senza speranza e davvero difficilissimo».
Con questo nuovo divieto, i talebani hanno escluso le ragazze da ogni grado scolastico. Cosa altro possono togliere loro?
«I talebani hanno prelevato le studentesse dalle aule mentre svolgevano gli esami, e hanno intimato loro di non entrare più all'università. Ieri tantissime di loro sono rimaste fuori dai cancelli chiusi per protestare. In Afghanistan, alle donne viene negata solo l'istruzione. Per noi non ci sono più diritti, i talebani ci hanno tolto tutto ormai. Divieto di andare a scuola. Divieto di seguire le lezioni e dare esami. Restrizioni al traffico, restrizioni alle partenze. Questa è vita?».
Avete in programma delle proteste contro questa barbara decisione? Che momento vive la popolazione afghana?
«Stiamo organizzando una grande protesta vicino all'Università di Kabul a cui parteciperanno anche studenti, insegnanti, cittadini comuni. Attualmente i talebani hanno circondato le università e non consentono a nessuno di entrare negli atenei. Più di 30 insegnanti si sono dimessi dall'Università di Kabul dopo la pubblicazione del bando. Moltissimi giovani studenti hanno interrotto i loro esami in solidarietà con le colleghe donne. Gridavano: "Perché mai impedite alle ragazze di studiare?"».
La foto in apertura, dal profilo Facebook di Leila Basim, la mostra durante una riunione del movimento di protesta femminile afghano, lo scorso 25 novembre, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
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