Salute

L’Aids vent’anni dopo

A pochi giorni dalla scomparsa di Nkosi, il punto di UNAIDS sull'epidemia: 22 milioni di vittime nel mondo in 20 anni; il direttore Piot "Un'epidemia inimmaginabile nel 1981"

di Redazione

Il 5 giugno 1981, data del primo rapporto ufficiale sull’Aids, ”nessuno poteva immaginare che l’infezione da Hiv sarebbe diventata l’epidemia piu’ devastante della storia dell’uomo. Sembrava inconcepibile che una malattia potesse diffondersi tanto rapidamente, arrivando a colpire nei primi vent’anni 58 milioni di persone uccidendone quasi la meta’ (22 milioni)”. Lo afferma Peter Piot, direttore esecutivo del Joint United Nations Programme on Hiv/Aids (Unaids), che domani partecipera’ alla conferenza stampa, organizzata a Citta’ del Capo, in Sudafrica, in occasione del 20esimo anniversario dalle prime diagnosi di Aids. In quel primo rapporto, continua Piot, venivano riferiti cinque casi di Aids, tutti registrati negli Stati Uniti; ma oggi l’epidemia si e’ diffusa in ogni parte del mondo, ”trasformandosi da un semplice argomento di interesse scientifico, quasi una pura ‘curiosita” medica, a una materia complessa, che ha assunto dimensioni sociali e politiche”. Le tappe dell’infezione da Hiv ”rappresentano una pietra miliare” nella storia dell’umanita’: nell’83, quando il virus Hiv fu identificato come responsabile della malattia, il contagio della popolazione eterosessuale africana assunse proporzioni epidemiche ed entro l”85 in ogni regione del mondo era stato segnalato almeno un caso di Aids. La controffensiva al virus raggiunse il suo massimo nel 1987, ricorda Piot, con la creazione del Programma speciale anti Aids dell’Organizzazione Mondiale della Sanita’ (oggi denominato Programma globale), oltre che dell’International Council of Aids Service Organizations (Icaso) e del Network mondiale delle persone con Hiv/Aids. ”Ma dovevano assare ancora molti anni – precisa il direttore dell’Unaids – perche’ si assistesse al primo dato positivo nei Paesi in via di svilupo, ovvero alla riduzione della prevalenza nelle donne incinte dell’Uganda tra il ’91 e il ’93”. Senza dimenticare le conquiste della ricerca farmacologica, due su tutte: l’approvazione della prima molecola per il trattamento dell’Aids da parte della statunitense Food and Drug Administration (nel ’87) e la sintesi del primo antiretrovirale (nel ’96). Ma la cosa drammatica, precisa Piot, ”e’ che in molte aree del mondo l’Aids e’ ancora oggi una realta’ emergente, alle prime fasi del suo sviluppo”. Attualmente infatti, secondo gli ultimi dati disponibili, le persone infettate sono complessivamente 36,1 milioni (in gran parte nell’Africa subsahariana), i nuovi casi sono 3,8 milioni l’anno e gli orfani dell’Aids superano i 10,4 milioni nel mondo (piu’ del 90% nei Paesi subsahariani). Numeri che chiedono ”soluzioni concrete”, conclude Piot, e proprio per trovarle le Nazioni Unite dedicheranno all’Aids una sessione speciale della loro assemblea, in programma a New York dal 25 al 27 giugno prossimi.


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