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L’Aido a Veronesi: macché trapianti da vivente, faccia la legge
Replica dell'associazione alla proposta di Veronesi di dare impulso ai trapianti di rene da vivente per ovviare alla scarsità di donazioni. "La colpa è della legge che non c'è"
L’associazione Donatori di organi reagisce alle parole del ministro della Sanità sulla scarsità di trapianti in Italia e si ribella: “Macché traianti di rene da vivente”, dice Vincenzo Passarelli. “Meglio sarebbe, per dare impulso ai trapianti, applicare finalmente la legge del 1999 che ancora oggi, a distanza di tre anni, manca dei necessari regolamenti attuativi”.
La protesta dell’Aido segue alle dichiarazioni del ministro della Sanità, che presentando il Piano sanitario nazionale 2000/2003 aveva auspicato l’istituzione di un registro di donatori viventi per il rene, proprio come succede per il registro dei donatori di midollo osseo. Scopo dell’iniziativa sarebbe quello di aumentare i trapianti di quest’organo, in cui l’Italia non riesce a stare al passo con altri Paesi.
“Se per esempio negli Stati Uniti si eseguono circa 6-7 mila trapianti di rene all’anno” aveva detto Veronesi, “in Italia, di fronte ad una lista d’attesa di 9 mila malati, ne vengono eseguiti solo 1.500. Per questo si debbono fare piu’ trapianti da vivente. In Italia gli interventi sono solo 60, mentre grazie alle tecniche chirurgiche endoscopiche, che creano un disagio limitato, i prelievi di rene da un donatore vivente potrebbero essere molti di piu’. Si potrebbe”, aveva aggiunto il ministro, “lanciare un grande progetto solidaristico, una grande campagna nazionale creando un registro di donatori di rene come quello che esiste per i donatori di midollo osseo”.
Di qui la protesta dell’Aido: “Togliersi un rene non è come donare un pezzetto di midollo osseo, che si ripristina”, conclude Passarelli. “E’ vero che in alcuni casi il trapianto da vivente è necessario, specie se qualcuno in famiglia ha urgente bisogno e non si riesce a trovare un donatore. Ma non può diventare un sistema. I trapianti di rene aumenterebbero, come tutti gli altri trapianti, se davvero si desse corso a una riforma coraggiosa che purtroppo giace da troppo tempo inattuata, e non certo per colpa dei donatori o delle associazioni”.
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