Economia

L’agricoltura ha bisogno di braccia, regolarizzare chi già ci lavora o lasciarli nelle mani della mafia

Il sottosegretario alle Politiche sociali e al Lavoro, Steni Di Piazza: «Dobbiamo provvedere, in tempi rapidissimi, a regolarizzare quelle centinaia di migliaia di cittadini stranieri, presenti nel nostro territorio - senza riaprire in modo “indiscriminato” le frontiere - disponibili a rispondere subito a quelle offerte di lavoro in quei settori in cui abbiamo carenza di mano d’opera. Integrandoli socialmente»

di Redazione

“Basta con le banalizzazioni degli anni scorsi, gli immigrati non sono nemici", anzi "siamo noi ad aver bisogno di loro". Lo ha ribadito ai microfoni di Circo Massimo su Radio Capital la ministra delle Politiche agricole, Teresa Bellanova. "Il Nord sta soffrendo – ha ricordato Bellanova – c'e' difficoltà a far arrivare i lavoratori e le lavoratrici dai Paesi dell'Est., Nonostante il corridoio verde per le merci, le persone non vogliono spostarsi: dobbiamo garantire loro che potranno lavorare in condizioni di assoluta sicurezza. C'è un forte deficit di manodopera, bisogna mettere anche loro in condizioni di lavorare in modo regolare anche perchè se certi processi non li governa lo Stato, ci pensa la mafia. Dobbiamo fare i conti con la realtà".

Un ragionamento e un bisogno che il sottosegretario alle Politiche sociali e al Lavoro, Steni Di Piazza rilancia e dettaglia con un ragionamento proposto in un comunicato.

“C’è un grido d’allarme a cui non possiamo non dare una risposta immediata e risolutiva. È un grido d’allarme che arriva dalla filiera agro-alimentare, settore produttivo strategico per il nostro Paese, che oggi ha difficoltà a trovare la manodopera necessaria per garantire i prodotti alimentari necessari al fabbisogno degli italiani. Questo settore, per troppi anni, è stato vittima di fenomeni come le diverse forme di caporalato. Oggi si rende indispensabile intervenire. Dobbiamo perseguire un doppio obiettivo:

* consentire agli imprenditori del settore agricolo di poter reclutare velocemente il personale;

* riportare alla completa legalità l’intero settore, anche attraverso un serio progetto di integrazione sociale, cancellando così le immagini delle baraccopoli in cui vivono una parte dei braccianti agricoli.

Uscire dall’ambito dell'economia sommersa, con la conseguente assunzione degli oneri fiscali connessi a un'attività produttiva o lavorativa regolare, è la soluzione che ci consentirà:

* da un lato di dare una risposta immediata alla richiesta di aiuto della filiera agro alimentare,

* dall’altro di provvedere, in tempi rapidissimi, a regolarizzare quelle centinaia di migliaia di cittadini stranieri, presenti nel nostro territorio – ma senza la necessità di aprire in modo “indiscriminato” le frontiere – disponibili a rispondere subito a quelle offerte di lavoro in quei settori in cui abbiamo carenza di mano d’opera.

E poi possiamo attingere, temporaneamente, anche ai percettori di misure di sostegno al reddito, senza fargli perdere la misura che attualmente percepiscono. Agricoltori, allevatori, pescatori, viticoltori e vivaisti devono essere messi nelle condizioni di poter trovare manodopera in modo semplice, ma legale. Partiamo con l’emersione del sommerso. Ridando alle persone la dignità sociale, si riduce il disagio e la criminalità.Assieme alle altre misure messe in campo dal Governo, queste sono le basi minime per la ripartenza economica del settore. Senza aspettare il post Coronavirus”.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.