Qualche settimana fa meeting a Roma tra il nuovo premier inglese David Cameron e Silvio Berlusconi. L’incontro pare sia andato molto bene, soprattutto secondo il nostro capo del governo. Che ha addirittura proposto un gruppo di lavoro tra rappresentanti dei tories e del Pdl. Per parlare di cosa? Beh, un punto all’ordine del giorno potrebbe essere l’impresa sociale. Italia e Regno Unito sono i paesi europei dove il fenomeno è più sviluppato e dinamico. Dove, ad esempio, sono presenti diverse popolazioni d’impresa sociale: quelle di prima generazione derivate dall’evoluzione all’interno del settore non profit e dei sistemi di welfare (cooperative sociali in Italia, charities in UK) e quelle di seconda generazione che sono un “brand” applicabile a diverse forme giuridiche, senza vincoli troppo stringenti per quanto riguarda i settori di intervento (in Italia le imprese sociali ai sensi del dlgs 155/06 e in Uk le Community Interest Company). Non manca poi un articolato sistema di rappresentanza e coordinamento di queste imprese: consorzi e federazioni italiane e la Social Enterprise Coalition inglese. Per non parlare di centri di ricerca e di formazione manageriale. Insomma ci sarebbe di che discutere e scambiare tra i rappresentanti dei due partiti, anche se, a questo livello, la situazione è assai diversa: per la politica inglese l’impresa sociale è una issue contesa tra i due schieramenti e infatti ha occupato una posizione centrale nella recente campagna elettorale. In Italia nulla, anche se proprio una coalizione di centro destra promosse e approvò la normativa più recente. Sarebbe auspicabile inoltre un tavolo tra strutture governative nazionali e locali con competenza in materia, soprattutto nelle definizione di sistemi di incentivi e politiche di sviluppo. Il Cabinet Office inglese da una parte e dall’altra… chi lo sa. La relazione tra i due paesi su questo tema potrebbe essere così rilevante che, vista la probabile assenza di iniziativa a livello politico istituzionale, potrebbero essere le organizzazioni del settore e i centri di produzione di conoscenza a farsi carico di aprire un tavolo bilaterale.
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