Mondo

L’Africa vista con gli occhi di un africano

La mostra “Popoli del lago Ciad”, del fotografo Abdoulaye Barry sarà Museo delle Civiltà Luigi Pigorini di Roma fino al 13 gennaio. «In questa mostra non vedrete la pornografia dell’umanitarismo, non la ricerca del sensazionale ma la vita normale in un Paese africano», ha sottolineato Claudio Ceravolo, presidente di Coopi che ha organizzato l'esposizione

di Paolo Biondi

«In questa mostra non vedrete la pornografia dell’umanitarismo, non la ricerca del sensazionale ma la vita normale in un paese africano»: con queste parole Claudio Ceravolo, presidente di Coopi, ha inaugurato a Roma la mostra “Popoli del lago Ciad, del fotografo Abdoulaye Barry. Si tratta di un evento che ha la particolarità di mostrarci una parte d’Africa raccontata da un africano.


Una serie di magnifiche immagini che hanno il privilegio dunque di mostrarci una realtà dall’interno, in una esposizione che si svolge fino al 13 gennaio prossimo in una cornice d’eccezione, il Museo delle Civiltà Luigi Pigorini di Roma, che conferma la sua vocazione di essere «una casa delle idee», come ha detto il direttore del museo nel corso della cerimonia inaugurale.

«L’autore delle foto è africano e conosce i problemi dall'interno», ha tenuto a sottolineare Leonardo Carmenati, direttore vicario dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics) del Ministero degli Esteri italiano che, con il suo contributo, ha reso possibile la mostra realizzata dalla «collaborazione che Coopi ha con Vita», come ha tenuto a sottolineare Claudio Ceravolo.

La mostra parla di una crisi dimenticata con almeno tre aspetti rilevanti, ha aggiunto il presidente del Coopi: «Il primo è il tema del cambiamento climatico con le sue influenze gigantesche sul lago del Ciad. Il secondo aspetto è l’emergenza Boko Haram, che sta ancora conducendo una guerra e continuano sia i rapimenti sia gli scontri. Il terzo è il problema dell’emigrazione della quale questa zona d’Africa è una meta di passaggio».

Seguendo il lavoro di Coopi, il fotografo ciadiano ha trascorso alcuni mesi viaggiando attraverso il sud del Niger, al confine con la Nigeria, nell’estremo nord del Camerun, e in Ciad documentando così sia l’intervento della Ong sia la quotidianità di chi vive la crisi sulla propria pelle, ogni giorno.

L’esposizione delle foto di Abdoulaye Barry, nato a N’Djamena nel 1980, è stata curata da Laura Serani e Giuseppe Frangi.

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