Sostenibilità
L’Africa torna al tavolo del negoziato
I paesi del continente nero premono per il rispetto dei vincoli del 1997
di Redazione
I delegati africani sono tornati al tavolo del negoziato alla conferenza sul clima di Copenaghen, dopo aver provocato una sospensione dei lavori di diverse ore per protesta contro il mancato ascolto delle loro posizioni. “Tutti i paesi” stanno intervenendo, hanno confermato diverse fonti all’agenzia stampa tedesca Dpa. Dopo che gli africani avevano abbandonato il tavolo ufficiale, la presidente della conferenza, Conie Hedegaard, aveva avviato un round informale di negoziati con i partecipanti per superare l’impasse. I negoziati nella capitale danese stanno procedendo seguendo l’approccio del “doppio binario”, da una parte la revisione e l’aggiornamento del protocollo di Kyoto varato nel 1997 sui tagli vincolanti dei gas serra e dall’altra l’estensione degli impegni a tutti i paesi, compresi quelli che non hanno ratificato Kyoto come gli Stati Uniti. Ma i paesi africani temono che la Hedegaard non stia dedicando la necessaria attenzione alla conferma di Kyoto, che contiene impegni vincolanti per la riduzione delle emissioni inquinanti nei paesi ricchi. “Uccidere Kyoto significa uccidere l’Africa”, ha commentato Mama Konate, esponente della delegazione del Mali. Il tetto massimo di una crescita del riscaldamento globale di due gradi centigradi, che e’ fra gli obiettivi della conferenza, significherebbe un calo del 25% per i raccolti in Mali, sostiene Konate. E questo vorrebbe dire “la fame per il 44% della popolazione del Paese entro il 2020”.
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