Non sempre se i numeri della macroeconomia sono positivi, l'economia reale se ne accorge. L'ennesima prova arriva dall'Africa:
nonostante l'economia africana nell'ultimo decennio abbia continuato a migliorare stabilmente, l'obiettivo di far diminuire la povertà degli abitanti è stato solo parzialmente centrato. In pratica, se l'Africa dei valori economici sta bene, gli africani in carne e ossa non se ne sono ancora accorti. Per lo meno, non tutti. E' quanto emerge dai dati dell'ultimo
Afrobarometro, redatto da un pool di associazioni indipendenti, che ha preso in considerazione le economie e il livello di vita di 16 paesi africani negli ultimi dieci anni, completandolo con un sondaggio condotto dal 2011 al 2013 su un campione di 50mila cittadini di 34 paesi.
La crescita del Continente è impressionante: alla fine di quest'anno l'economia africana nel suo complesso crescerà del 5%, ma altrettanto impressionanti sono i contorni della situazione socioeconomica reale, della popolazione concreta: il 50% degli intervistati ha dichiarato che "qualche volta" non ha cibo a sufficienza, acqua potabile e medicine; il 20% ha risposto la mancanza di uno o più di questi elementi essenziali alla vita è un'esperienza "frequente". I livelli di povertà variano a seconda dell'area geografica: il Nord sta meglio delle regioni dell'Est e dell'Ovest, soprattutto a causa degli scarsi investimenti dei governi in settori quali le infrastrutture, la sanità la scuola
I livelli più alti di povertà si sono registrati in Burundi, Guinea, Niger, Senegal e Togo, mentre Algeria e le isole Mauritius sono le nazioni più ricche. In alcuni paesi, che attualmente si trovano a metà classifica, si sono tuttavia verificati notevoli progressi negli ultimi dieci anni: è il caso di Capo Verde, Ghana, Malawi e Zambia; al contrario, paesi come Sud Africa, Botswana, Senegal, Mali e Tanzania hanno visto i livelli di povertà crescere dal 2003 a oggi. Gli africani dal canto loro sembrano consapevoli della situazione, visto che oltre la metà di loro considera l'economia del paese in cui vive "negativa", e solo un terzo ha visto le proprie condizioni economiche migliorare nel corso dell'ultimo anno.
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