Mondo

L’Africa nell’era del 2.0

Durante le elezioni i dieci paesi nel mondo che hanno scritto il nome di Obama sul motore di ricerca Google, sono africani. Un piccolo segnale della fame di hi-tech che sta contaminando tutto Continente nero

di Martino Pillitteri

Secondo Google Insights, i dieci paesi nel mondo che hanno scritto il nome di Obama sul motore di ricerca Google, sono africani. In altre parole, negli ultimi 12 mesi, il record di “Googling for Obama”, appartiene all’Africa.

Se da un lato, nel continente nero, la penetrazione Internet è tra la più basse al mondo con il 3,5% degli utenti globali (sono 50 milioni gli utenti internet e  la penetrazione della banda larga è di circa l’1%)  dall’altro, la voglia di conoscenza, di partecipazione e di essere connessi agli eventi mondiali da parte degli africani non solo può ribaltare le percezioni che molti occidentali hanno maturato nei confronti delle capacità e delle espirazioni degli africani, ma questo dato non concede più attenuanti alle scuse di troppi politici africani che spesso associano le cause del non sviluppo ai pochi aiuti internazionali.  

Gli ostacoli e i deterrenti alla crescita ci sono: oltre alla nota corruzione, le forniture elettriche sono inefficienti, i redditi sono iniqui e il tasso di alfabetizzazione in molte aree è ancora basso. La mancanza di infrastrutture basilari nel continente ha determinato un mercato nel  quale ci sono 4 linea telefoniche per 100 persone.  Nonostante ciò, l’e-change è possibile anche in Africa.

In fondo però ,dietro ogni crisi, c’è una nuova opportunità. L’1% di penetrazione internet  in alcuni paesi africani può anche essere interpretato come un 99% di opportunità di crescita, di innovazione, di obiettavi da perseguire e di sfide da vincere. L’accesso alla banda larga è un processo lento ma gli indicatori positivi, come la politica dei sussidi per comprare un telefono, (sono 280 milioni gli utenti di telefonia, l’85% sono telefoni cellulari) i contenuti costi di penetrazione, e le offerte di contratti prepagati, vanno di pari passo con la graduale liberazione del mercato delle  telecomunicazioni. Sta anche per essere completata un submarine cable di fibre ottica  che faciliterà e aumenterà l’accesso  della banda larga nei paesi dell’Africa occidentale.

E se poi si ragiona come fa Hamadoun Toure, il numero uno dell’International Telecommunication Union, “che il futuro dell’IT in Africa non dipende dagli aiuti internazionali, ma da un patto con il settore privato. Non abbiamo bisogno di carità, abbiamo sono bisogno di un buon ambiente che possa attrarre il settore privato”, allora il futuro dell’Africa può essere una scommessa vincente.

 Statistiche ed approfondimenti su temi relativi all’IT, business e news in Africa a disposizone sul web:

 
www.internetworldstats.com
www.appafrica.net
www.allafrica.com
www.africaonline.com
www.afrol.com
www.africannews.com
www.newsfromafrica.org
 

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