Cultura

L’Afghanistan oggi, tra racconti e proteste

Al via la 16esima edizione del Terra di Tutti Film Festival, la rassegna di cinema sociale, incontri ed eventi promossa da WeWorld e COSPE. Si parte il sei ottobre con una giornata dedicata all’Afghanistan: dalla proiezione di “Ghosts of Afghanistan” del regista Julian Sher alla presentazione di “Pane, lavoro e libertà - lo chiedono le donne afghane” del collettivo Chep, un lavoro di poster art che sarà installato nel centro storico di Bologna. «Il Paese», spiega Giuseppe Russo, Head of Regional Unit Mea di WeWorld, «è in una situazione drammatica»

di Anna Spena

Afghanistan, quattro giorni fa un attacco kamikaze in una scuola è costato la vita a 35 persone, per lo più ragazze e giovani donne, oltre 82 i feriti. Due gioni fa le autorità talebane hanno disperso una manifestazione con un centinaio di donne – soprattutto di etnia hazara – sparando colpi in aria ad Herat. In Afghanistan 20 milioni di persone vivono nell’insicurezza alimentare e quasi 7 milioni sono sull'orlo della fame. «È un Paese», spiega Giuseppe Russo, Head of Regional Unit Mea di WeWorld, «in una condizione drammatica. Dopo la presa di potere da parte dei talebani la situazione è diventata insostenibile, in modo particolare per donne e bambini, la società civile è andata in crisi». E all’Afghanistan è dedicata un’intera giornata del Terra di Tutti Film Festival, la rassegna di cinema sociale, incontri ed eventi promossa da WeWorld e COSPE, che si terrà a Bologna e online su Mymovies dal 6 al 11 ottobre 2022.

L’Occidente ha invaso l’Afghanistan nel 2001 per rovesciare il regime talebano promettendo democrazia, libertà e diritti alle donne. È stato un disastro. Il racconto di quello che è accaduto e continua ad accadere lo restituisce Julian Sher, uno scrittore e regista. Il suo “Ghosts of Afghanistan”, sarà presentato il sei ottobre a Bologna (Dalle 19:50 – Cinema Lumière, Via Azzo Gardino 65). "Come corrispondente di guerra giovane e idealista”, si legge nella scheda film, “Graeme Smith ha seguito le truppe in battaglia in Afghanistan. Ora torna nel luogo che gli ha dato incubi per vedere se c’è speranza per la pace. Il tumulto e l’incertezza che Smith trova oggi in Afghanistan lo lascia con una speranza sorprendente. Dopo anni passati a raccontare la guerra, scopre persone che per la prima volta discutono su come ottenere la pace, invece di combattere una guerra infinita. Forse questa volta le uccisioni finiranno. Ma per ora, le strade rimangono pericolose… e le ragazze della scuola di Kandahar si sono rimesse il burqa per avventurarsi fuori”.

A fine proiezione il giornalista Stefano Liberi porterà il pubblico a scoprire attraverso podcast e video inediti la storia di Zaynab, una calciatrice in fuga dall’Afghanistan dei talebani. WeWorld è presente in Afghanistan per garantire sostegno alle comunità locali. «Come detto», continua Russo, «a seguito del ritorno al potere dei talebani, la situazione nel Paese è precipitata soprattutto per le donne. Questo ha significato per loro il ripristino di forti restrizioni e discriminazioni. Le donne oggi non possono nemmeno uscire dallo spazio domestico senza essere accompagnate da un membro maschile della loro famiglia. A causa dell’alto tasso di uomini morti nei recenti conflitti e delle conseguenze della pandemia e di altre patologie diffuse, oltre 2 milioni di donne sono vedove. Di queste un numero ancora maggiore è divenuto capofamiglia, e per loro, le possibilità di ottenere un lavoro o anche solo di chiedere l’elemosina sono praticamente assenti. Sono proprio queste donne ad essere le più povere tra i poveri, per lo più analfabete, costrette a mendicare per sopravvivere rischiando ogni giorno la vita dal momento che i talebani hanno vietato alle donne di uscire di casa senza un tutore maschio. O ancora peggio sono i bambini a dover lavorare o mendicare, con tutti i rischi psicologici, fisici annessi e un altissimo tasso di abbandono scolastico – aggravato dalla completa esclusione per le bambine dall’educazione secondaria. La conseguenza più drammatica è quella per cui molte madri che non riescono più a garantire nemmeno un pasto al giorno si vedono costrette ad abbandonare i propri figli davanti agli orfanotrofi».



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WeWorld ha deciso di intervenire supportando le donne sole capofamiglia e le loro figlie e figli che vivono nella provincia di Herat, per garantire loro accesso al cibo. Nonostante le difficoltà di penetrazione del denaro nel Paese a causa delle condizioni critiche dell’apparato finanziario, le negoziazioni con le nuove autorità e la riluttanza di alcuni donatori a causa della situazione politica, è stato a poco a poco possibile reintrodurre programmi di aiuto umanitario di carattere monetario. Grazie al radicamento e alla possibilità di azione del partner locale Rural Rehabilitation Association for Afghanistan (RRAA), WeWorld è riuscita a dare il via a un progetto di Cash for Food. Ed è proprio così che un anno fa è iniziato l’intervento dell’associazione che ha supportato fino ad oggi 420 famiglie guidate da donne vedove senza alcuna fonte di reddito.

E quelle delle donne sono voci che rimangono inascoltate dentro il Paese, spesso anche fuori. Così il collettivo femminista CHEAP ha restituito valore e ridato eco attraverso il progetto “Pane, lavoro e libertà – lo chiedono le donne afghane”. Il nuovo lavoro di poster art di CHEAP verrà presentato giovedì 6 ottobre, alle ore 19.30, presso il Cinema Lumière di Bologna (piazzetta P. P. Pasolini, 2/b) ed è già installato nel centro storico di Bologna, in particolare all’interno delle bacheche comunali di via Indipendenza, a partire dal 29 settembre.

"Pane, lavoro e libertà" sono tre parole diventate manifesto, uno slogan utilizzato dalle donne afghane che per prime hanno avuto il coraggio di protestare pubblicamente nel mese di agosto del 2022, a un anno dalla caduta di Kabul per mano dei Talebani, per ricordare “il giorno nero”. Con questo lavoro, il collettivo femminista vuole rivendicare con forza i diritti negati e agganciare la prospettiva di genere per relazionarsi allo scenario afghano, attraverso una serie di messaggi, evidenziando le voci delle donne dell’Afghanistan che non si rassegnano al silenzio imposto dal regime. Voci trasformate in public art attraverso la tecnica del paste up, cioè l’utilizzo di carta e colla, che rappresenta anche una dichiarazione d’intenti in termini di dedizione all’effimero e ricerca del contemporaneo come temporaneo.

La XVI edizione di Terra di Tutti Film Festival, si apre a Bologna il 6 ottobre, fino all’11 ottobre 2022. È una rassegna di cinema sociale, incontri ed eventi promossa da WeWorld – impegnata da 50 anni a garantire i diritti di donne bambine e bambini in 27 Paesi del mondo compresa l’Italia – e COSPE – al lavoro in 25 paesi per assicurare lo sviluppo equo e sostenibile, il rispetto dei diritti umani, la pace e la giustizia tra i popoli. Il Festival, a cui si può partecipare anche online su Mymovies, ha l’obiettivo di dare visibilità a popoli, paesi, lotte e conflitti «dimenticati» dai mezzi di comunicazione di massa. Il programma dettagliato su www.terradituttifilmfestival.org. Sostengono il Festival, tante realtà come Regione Emilia-Romagna, Emilia-Romagna Film Commission, Comune di Bologna, Fondazione Cineteca di Bologna, AFIC (Associazione Festival Italiani del Cinema), Coop Alleanza 3.0, Emil Banca, e tante realtà sociali del territorio.

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