Welfare

L’affido condiviso mette in conflitto i tribunali italiani

Minori: la cassazione deciderà su un dubbio di competenza

di Benedetta Verrini

La legge 54/2006 sull?affidamento condiviso dei figli in caso di separazione e divorzio, che ha introdotto una vera e propria rivoluzione culturale nella risoluzione dei conflitti tra coppie con figli minori, rischia di ?inciampare? in una trappola procedurale. Si stanno infatti accumulando presso la Corte di Cassazione alcuni fascicoli riguardanti il conflitto di competenza fra tribunali ordinari e tribunali per i minorenni nelle cause che riguardano la separazione di coppie di fatto e l?affidamento dei loro figli. Fino ad ora, infatti, nell?ordinamento giuridico italiano è esistito un ?doppio binario processuale? per le questioni riguardanti l?affidamento dei figli: dal tribunale ordinario passano tutti i casi sui figli di coppie legalmente coniugate; dal tribunale per i minorenni tutti i casi sui figli di coppie di fatto. Nel richiamare una responsabilità condivisa dei genitori, la legge 54 si è sforzata di tutelare tutti i minori, legittimi o naturali che siano. Cosa sta succedendo, dunque? «Un difetto di chiarezza nell?articolo 4 della legge ha fatto sorgere un conflitto di competenza», spiega la professoressa Claudia Mazzucato, docente di Diritto penale alla Cattolica di Milano. «In particolare, al comma 2, nel passaggio in cui stabilisce che le nuove norme debbano trovare applicazione anche ai ?procedimenti relativi ai figli di genitori non coniugati?, la norma ha creato un dubbio sul modello processuale da seguire». Dall?entrata in vigore della legge 54, nel foro di Milano, ad esempio, il tribunale per i minorenni si è già più volte dichiarato incompetente a decidere, rimettendo la causa al tribunale ordinario, che a sua volta ha rimesso la decisione alla Suprema Corte. «Personalmente, ritengo che la nuova legge sull?affidamento condiviso non abbia inteso modificare le competenze dei tribunali, ma soltanto unificare il diritto sostanziale», prosegue la Mazzucato. «Pertanto, la decisione più sensata sarebbe quella di lasciare le rispettive competenze ai diversi tribunali, i quali dovranno comunque rifarsi alle nuove disposizioni». Una scelta tutta a favore del tribunale ordinario o tutta per il tribunale per i minorenni, in effetti, finirebbe per provocare un ?ingorgo? di cause in capo all?uno o all?altro. «Qualunque sarà il pronunciamento della Suprema Corte, è evidente che tutto il settore dei minori e della famiglia, in ambito giudiziario, ha bisogno di una razionalizzazione», dice la Mazzucato. «Urge un intervento del legislatore. Oggi la materia è frammentata tra tribunale ordinario, tribunale per i minorenni e giudice tutelare. è evidente che sarebbe necessario riassorbire tutte le competenze in un organo ad hoc. Non certo secondo lo schema della pdl Castelli del 2003, che mirava ad azzerare i tribunali per i minorenni, ma conservando tutte le specializzazioni che in essi si realizzano in un quadro più ampio, che coinvolga anche la famiglia». www.giustizia.it


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