Famiglia

L’adozione aperta è già realtà: le nuove famiglie non siano lasciate sole

È faticoso immaginarsi aperti ad un'idea di famiglia non statica, ma si tratta di un cambiamento che sta già avvenendo. Piuttosto che negarlo, si pensino e si creino percorsi di accompagnamento per queste nuove famiglie, che non possono essere lasciate sole. In attesa della sentenza della Corte Costituzionale sulle adozioni aperte, il dibattito su VITA prosegue con la riflessione di Devi Vettori, formatrice su tematiche adottive, a sua volta adottata

di Devi Vettori

In questi giorni sono molte le riflessioni attorno alla delibera che farà la Consulta riguardo alla legittimità o illegittimità costituzionale dell’articolo 27 comma 3° della legge 184 del 1983 sulle adozioni. La questione è ovviamente complessa poiché coinvolge molteplici aspetti che toccano da vicino quello che fino a qualche tempo fa sanciva una differenza sostanziale tra l’adozione e altre forme di sostegno e accompagnamento per i minori, ovvero la cessazione di qualsiasi relazione e legame con i genitori e la famiglia di origine.

Al di là di ciò che verrà stabilito dalla sentenza, credo che in questa riflessione sia necessario aver presente un dato di realtà, cioè che è da ormai molti anni che l’interruzione dei legami non è più così netta e soprattutto non è più così inviolabile. Non sono pochi infatti i casi di ricerca e ritrovamento (con esiti vari e variegati) di genitori o ancora più spesso di fratelli, sorelle e altri familiari di origine, non solo attraverso i canali istituzionali ma anche e soprattutto attraverso il web e i social, che accorciano distanze e scavalcano limiti, troppo spesso portando fatiche emotive complesse.

Se infatti pensiamo a quante persone adottate, più o meno giovani, sentono la spinta a cercare informazioni riguardo alle proprie origini (anche se non necessariamente sempre rispetto ai propri genitori di nascita) appare chiaro quanto questa necessità influisca anche sulla serenità delle stesse persone adottate e spesso di riflesso anche sulle loro famiglie (adottive). Anche sorvolando sul tema della ricerca delle origini, su cui certamente sarebbe necessario soffermarsi con tempi e modi adeguati, serve tenere presente che a questo riguardo serve poter ipotizzare almeno uno spazio in cui poter fare questo movimento di pensiero, che sia fisico o metaforico o più probabilmente entrambi, e che non abbia il fine di chiudere un qualsivoglia cerchio ma di contenere tutte le possibilità ipotizzabili, che possa permettere di sostare in esse.

Trovo auspicabile che questo spazio possa essere rappresentato (anche) dalla famiglia, che possa essere luogo emotivo in cui poter esplorare ed indagare se stessi e il proprio vissuto. Perché ciò sia possibile però è necessario che la famiglia possa essere e pensarsi aperta, pronta al cambiamento e alle trasformazioni che è chiamata a sperimentare. Il che ci porta, io credo, a iniziare una riflessione su quanto serva alle famiglie – e nel caso specifico a quelle adottive – pensarsi in evoluzione anche rispetto alla società, nei confronti della quale, per il comprensibile bisogno e necessità di sentirsi legittimate, hanno forse posto un limite alle modifiche di percezione che di fatto già sono già in essere.

Certo comprendo che sia faticoso immaginarsi aperta ad un’idea di famiglia non statica, in cui possono entrare a fare parte, seppure a diverso titolo, componenti prima ritenuti necessariamente estranei ma che, nei fatti, sempre più spesso si palesano con il proprio bagaglio di fatiche e di inciampi che le famiglie stesse si trovano a sorreggere quasi sempre da sole. Perciò credo che piuttosto che negare un cambiamento che in concreto sta già avvenendo, ci sia un’ urgenza stringente di pensare e creare percorsi di accompagnamento e sostegno a queste nuove famiglie, con confini meno definiti ma più reali, che non possono essere sole nel confrontarsi con i mutamenti che sono portate a sperimentare.

*Devi Vettori è presidente e co-fondatrice dell’associazione Legàmi Adottivi. Laureata in lettere, è formatrice su tematiche adottive tiene laboratori di narrazione adottiva per genitori e persone con storie di adozione. Sul suo sito si presenta come nata in un paese lontano e cresciuta in un altro, figlia adottiva e mamma di pancia.

Foto di bennett tobias su Unsplash

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