Lavoro sociale
L’adeguamento delle tariffe in Piemonte? Un pasticcio
È ancora in stallo sul territorio piemontese la questione dell’adeguamento delle tariffe a seguito dell’aumento del costo del personale delle cooperative sociali. Secondo Giancarlo D’Errico, presidente regionale Anffas e membro del coordinamento del Forum del Terzo settore, senza un intervento urgente, «non c’è altra via d’uscita se non l’abbassamento degli standard dei servizi a scapito dei fruitori»

La situazione è in stallo: in Piemonte continuano a mancare certezze per garantire la sostenibilità dei servizi socio sanitari. Il rinnovo del contratto collettivo nazionale dei lavoratori delle cooperative sociali ha previsto un aumento di circa il 15% da raggiungere per step entro il 2026. A luglio è previsto il prossimo scalino, ma le cooperative sociali continuano a chiedere (finora invano) un adeguamento delle tariffe nelle gare d’appalto, affidamenti e sistemi di accreditamento da parte della pubblica amministrazione. Sul tema abbiamo raccolto qui su VITA una pluralità di punti di vista: dai cooperatori sociali al Coordinamento regionale enti gestori della funzione socio assistenziale, dall’Anci fino al presidente della Regione e all’assessore al Welfare, ai Diritti e alle Pari opportunità della Città di Torino. Continua a mancare una soluzione sostenibile e realizzabile.
La consigliera regionale Pd Monica Canalis, vicepresidente della terza commissione regionale Lavoro, riassume così l’audizione di mercoledì scorso a Palazzo Lascaris, in congiunta con la quarta commissione Sanità e Politiche sociali, di un gruppo auto organizzato di 600 operatori tra educatori e operatori socio sanitari della provincia di Torino: «Ho percepito una fortissima tensione e una grande angoscia. Si tratta di persone che svolgono mansioni molto delicate che richiedono un titolo di studio elevato, ma che vedono il valore del loro lavoro non riconosciuto». In programma c’è un’altra audizione con l’Osservatorio paritetico regionale sugli appalti e sugli accreditamenti territoriali: «Se la Giunta Cirio non interviene velocemente», commenta Canalis, «il sistema rischia seriamente il collasso, con perdita di posti di lavoro e di servizi per le famiglie. Il solo aumento tariffario del 3,5% della quota sanitaria residenziale riconosciuto dalla Regione nel 2024 non è stato sufficiente a garantire la sostenibilità del sistema. Occorre estendere gli aumenti della quota sanitaria ai servizi semi residenziali e costituire i tavoli di lavoro, previsti dalla dgr 38/2024, che individuino per gli anni 2025 e 2026 tariffe adeguate a garantire la sostenibilità del settore, anche alla luce dei rinnovi contrattuali e all’aumento dei costi generali, cercando di raggiungere il 10% di aumento complessivo».

Giancarlo D’Errico, presidente regionale Anffas e membro del coordinamento del Forum del Terzo settore Piemonte, definisce il caso piemontese «un pasticcio». Non vede altra via d’uscita se non «l’abbassamento degli standard dei servizi. A rimetterci saranno soprattutto gli utenti e i fruitori: se non ci si avvierà verso un riequilibrio tra i costi, aumentati, e le entrate, rimaste invariate, questa sarà l’unica strada percorribile. I tavoli di lavoro, che attendiamo da un anno, dovevano servire a tentare di riformare un sistema vecchio di trent’anni. Andrebbe innanzitutto stabilizzato». Per tener desta l’attenzione, stanno per partire due lettere: «La prima indirizzata alle organizzazioni sindacali per organizzare una manifestazione unitaria che coinvolga imprese, utenti e lavoratori. La seconda sarà una richiesta di incontro al prefetto di Torino, a cui fa riferimento il 50% del territorio regionale: vogliamo far presente che in gioco ci sono servizi Lea, i livelli essenziali di assistenza in quanto tali dovrebbero avere la garanzia delle risorse per il loro esercizio a un livello di qualità adeguato».
In apertura, una infermiera della cooperativa Assiste di Torino durante un turno in ospedale (fotografia cooperativa sociale Assiste)
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