Non profit

L’acqua spacca la politica

Il Governo pone la fiducia sul decreto che contiene l’apertura ai privati. Opposizione sul piede di guerra

di Redazione

Arriva in Parlamento la lunga battaglia sulla privatizzazione dell’oro blu. Con le proteste di opposizioni e associazionismo ma anche qualche mal di pancia nella Lega

 

“Fiducia sul decreto per l’acqua ai privati. La Lega contesta”, è il richiamo di prima pagina sul CORRIERE DELLA SERA sulla privatizzazione dei servizi idrici. All’interno Gabriele Dossena e Roberto Bagnoli se ne occupano a pagina 15. “Acqua ai privati, scontro sulla fiducia” è il titolo del pezzo di apertura. «l governo ha deciso: alla Camera porrà la questione di fiducia sul decreto Ronchi, il cosiddetto dl «salva infrazioni» per l’attuazione di obblighi comunitari, già approvato dal Senato, che contiene anche la contestata norma sulla riforma dei servizi pubblici compresa la liberalizzazione dell’acqua. Il decreto deve essere convertito in legge entro il 24 novembre, pena la decadenza». In particolare «Con l’articolo 15 del decreto arriva la liberalizzazione dei servizi pubblici locali. Le gare ad evidenza pubblica diventano la regola per l’affidamento dei servizi (ad eccezione della distribuzione dell’energia elettrica, del trasporto ferroviario regionale e delle farmacie comunali e compresa l’acqua che, però, rimane bene pubblico) da parte delle amministrazioni. Le gestioni frutto di un affidamento «in house» cessano alla data del 31 dicembre 2010. Le società partecipate possono mantenere contratti stipulati senza gara formale fino alla scadenza nel caso in cui le amministrazioni cedano loro almeno il 40% del capitale. Diverso il discorso per quanto riguarda le società quotate che hanno tre anni in più per adeguarsi a patto che abbiano almeno il 40% di quota di partecipazione pubblica al 30 giugno 2013, quota che scende al 30% al 2015. L’opposizione insorge contro la decisione del governo di porre la fiducia (che sarà votata mercoledì pomeriggio), temendo che l’affidamento ai privati del servizio idrico (pur mantenendo pubblica la proprietà della rete), possa portare ad un incremento delle tariffe». Anche la Lega però è insoddisfatta: Il Carroccio «non nasconde la sua insoddisfazione per le norme sull’acqua previste dal decreto Ronchi. Secondo il vicecapogruppo alla Camera, Marco Reguzzoni, «la fiducia impedisce di migliorare ulteriormente il testo. Presenteremo dunque – ha annunciato il leghista – un ordine del giorno e lavoreremo con il governo per renderlo più aderente alle aspettative degli amministratori locali del Nord». «Il testo che è arrivato dal Senato è migliorativo rispetto a quello originario, però la Lega sull’articolo 15 (quello sui servizi pubblici locali, ndr.) avrebbe voluto migliorarlo per farlo corrispondere con la sua posizione storica a favore dell’acqua pubblica» ha aggiunto Reguzzoni. “Business da 5 miliardi. Ma la rete perde un litro su tre” è il titolo del pezzo di analisi economica: «Secondo i dai dati forniti da Federutility e contenuti nel Blue Book 2009, sintesi della situazione dei servizi idrici nel Paese, l’Italia ha le tariffe dell’acqua tra le più basse del mondo. Il nodo di un possibile rialzo delle tariffe è fra le questioni sollevate da quanti si dichiarano contrari alle norme sulla privatizzazione dell’acqua contenute nel dl Ronchi, sui cui è stata posta la fiducia. Quest’anno la tariffa media – fa sapere Federutility, che riunisce 550 aziende italiane dell’acqua ed elettricità – è risultata pari a 1,29 euro al metro cubo. Una famiglia di tre componenti, residente a Roma, paga un importo complessivo di 177 euro per un consumo medio annuo di 200 mc di acqua. A Tokyo per la stessa quantità si paga il corrispettivo di circa 280 euro, a San Francisco poco più di 400; 430 euro a Helsinki, 560 a Bruxelles, 740 euro a Parigi, 800 a Zurigo e poco meno di 970 euro a Berlino».

 

LA REPUBBLICA apre sulla politica (“Schifani sfida Fini: uniti o elezioni”) e richiama con una foto notizia appena sotto il titolone la privatizzazione: “Battaglia sull’acqua ai privati il governo chiede la fiducia”. Riferisce e commenta Paolo Rumiz: Pd e Idv intenzionati a dare battaglia. Ma «se questo accade, la storia comincia a far rumore; e se fa rumore c’è il rischio che gli italiani mangino la foglia. Cadrebbe la cortina di silenzio che negli ultimi anni ha avvolto il business legato alla distribuzione del più universale e strategico dei beni nazionali». Il nodo è semplice, scrive Rumiz: da 20 anni lo Stato non investe e non ha nemmeno ora le risorse per farlo. Dunque passa la patata bollente ai privati, «dimenticando che quasi ovunque le grandi società sono entrate in gioco, e che le tariffe sono aumentate in assenza di investimenti sulla rete». Si capisce dunque la decisione di mettere la fiducia. Decisione rispetto alla quale non sono chiare e trasparenti le intenzioni di voto della Lega. Nelle pagine economiche, Licio Cillis intervista il vice capogruppo della Lega, Marco Reguzzoni: “La Lega: «Legge da modificare non può finire così un bene pubblico». In linea generale spiega il leghista la soluzione Ronchi è accettabile, ma la Lega storicamente è a favore dell’acqua pubblica. Dunque si prevedono ulteriori aggiustamenti al testo. Nel pezzo di cronaca, Cillis riferisce però che il sottosegretario leghista Roberto Castelli è allineato sulle posizioni del governo. Mentre in Italia andiamo verso i privati, a Parigi si fa il cammino opposto ovvero si torna all’acqua pubblica contando così di risparmiare 30 milioni di euro l’anno.

 

Voto di fiducia ai servizi idrici ai privati” titola il SOLE24ORE in taglio medio di prima pagina. All’interno c’è un articolo di cronaca che evidenzia anche, con infografico, la spesa per l’acqua in varie città europee e non (al primo posto c’è Berlino, Roma è ottava su 10 prima di Miami e Buenos Aires, dove l’acqua è quasi gratis); a pagina 14 invece c’è il commento, un corsivo non firmato in cui si dice che «più che privatizzazione si propone l’affidamento a terzi con gara, che è una liberalizzazione contenuta». «Molto dipenderà da come si faranno le gare», nota il SOLE, ma secondo il quotidiano di Confindustria «l’apertura al mercato di gestori privati è una sfida di modernizzazione che non si può perdere».

 

“L’acqua” e il decreto Ronchi sono in copertina del GIORNALE che annuncia “L’acqua privata? Disseterà tutti”. L’occhiello precisa che «34 litri su 100 vengono sprecati, intanto che la sinistra grida allo scandalo». Il pezzo di Nicola Porro , prima dei dati, parte con lo stigmatizzare la parte politica – Condacons, Vendola ( ma la Puglia è fra le regioni che usa peggio le sue risorse) e un pizzico di Di Pietro-, che oggi è contro il decreto Ronchi, scritto anche dal on. Fitto «ma non capiscono che affidare alle imprese la gestione di alcuni settori pubblici, compresa la distribuzione idrica, è solo il primo passo per far funzionare bene i servizi ai cittadini». Ed ecco i dati a pagina 13: 12,4miliardi di litri di acqua in bottiglia, pagandola anche mille volte di più di quella del rubinetto; 196 sono i litri procapite l’anno; L’Italia è il primo paese in Europ per il consumo di acqua in bottiglia e il terzo al mondo dopo gli Emirati; 6 miliardi sono le bottiglie di plastica che ogni anno gli italiani usano. Non tratta solo dell’acqua il decreto in oggetto, l’omnibus-decreto Ronchi fissa altre importanti novità, fra cui: “slitta al 30 giugno la data entro cui il Governo deve varare il primo decreto attuativo del federalismo fiscale” e “ le gare per l’affidamento dei servizi pubblici locali saranno ad evidenza pubblica”.

 

Il voto sull’acqua è legato ai sussulti della maggioranza per IL MANIFESTO che in prima pagina mette una bella foto di Palazzo Chigi che si rispecchia in una pozza d’acqua sovrastato dal titolo “Fanno acqua” e che sintetizza nel sommario: «”Subito elezioni anticipate se la maggioranza non tiene”, il presidente del senato Schifani scavalca il Quirinale e pone l’aut aut ai suoi. Il caso Cosentino esplode, i finiani si ribellano, non si trova l’accordo sulla giustizia salva-premier e il governo è costretto a chiedere la fiducia anche sul decreto per la privatizzazione dell’acqua, ieri alla Camera. “Hanno seri problemi” commenta Bersani. Per Di Pietro “è un ricatto politico”». Sulla questione acqua accanto all’articolo dedicato alla fiducia, intitolato «Il governo blinda la privatizzazione», IL MANIFESTO apre alle pagine 2 e 3 con l’articolo di Andrea Palladino «Padroni dell’acqua» in cui si racconta di “Un istituto fondato da un ex maoista e chiamato: Scuola di guerra economica. Un dossier rivolto a governi e multinazionali che spiega le strategie per vincere la battaglia per il controllo privato dell’oro blu. Al primo punto: come neutralizzare i movimenti. Cosa si nasconde dietro la privatizzazione”. «(…) Tutto ha inizio nel 1997, quando l’ex maoista francese Christian Harbulot incontra un generale reduce della guerra d’Algeria, Jean Pichot-Duclos, membro del consiglio internazionale di difesa. Si guardano, si piacciono ed hanno la brillante idea di creare una scuola speciale, unica nel suo genere: la Ecole de guerre économique. I campi di battaglie del futuro saranno i mercati, annunciano, e sarà necessario usare mezzi non tradizionali (…) Undici anni dopo in Europa si parla del futuro dei beni comuni, con l’acqua prima della lista (…)» E prosegue «Da qualche anno nella patria di Veolia e Suez tanti comuni stanno cacciando i gestori privati (…) Ma l’incubo peggiore per le multinazionali – suggerisce il rapporto del think tank francese – sono i movimenti e le ong (…)». A corredo dell’articolo anche la classifica delle multinazionali dei servizi dove l’unica italiana Acea è al 12esimo posto.

 

“Il voto di fiducia sul decreto Ronchi ad AVVENIRE non piace. Lo dice Paolo Viana nell’editoriale in prima pagina, “Ma sull’acqua si doveva costruire dialogo”. Non piace innanzitutto perché il voto di fiducia «eccita e soffoca il dibattito pubblico», quando invece serviva dialogo per arrivare a una larga intesa, che era peraltro possibile, come dimostrato dall’affermazione sulla «esclusiva proprietà pubblica delle risorse idriche» e il «diritto alla universalità e accessibilità del servizio». Nel servizio a pagina 8, “Acqua privata, Italia al bivio”, si dà voce ai movimenti per l’acqua: «La garanzie sbandierate da centrodestra e centrosinistra sono pleonastiche perché la Costituzione prevede già la proprietà pubblica del bene idrico e delle reti, mentre quello che viene insidiato è la gestione di questo patrimonio nazionale», dice Marco Bersani del Forum. Se il decreto passasse, il Forum per l’acqua proporrà ai Comuni di escludere la risorsa idrica dal novero dei loro beni economici, così da sottrarla all’ambito d’azione della legge.

 

“Scontro sull’acqua ai privati” titola LA STAMPA. Il taglio dell’articolo è informativo, con una tabella di Cittadinanza Attiva su quanto le regioni spendono in media all’anno per acquedotto, fognatura e depurazione dell’acqua. «L’articolo 15 del decreto che oggi si vota alla Camera» scrive LA STAMPA «introduce la regola in base alla quale, ad eccezione di elettricità, ferrovie e farmacie, la gara diventa la regola per l’erogazione di qualunque servizio pubblico. Entro la fine del 2010 tutte le società che gestiscono il servizio in monopolio dovranno trovare un partner privato, entro il 2015 i Comuni dovranno scendere al di sotto del 30% nel capitale delle municipalizzate quotate in Borsa. Un emendamento del Pd fatto proprio dal governo dice però esplicitamente che “l’acqua resta un bene pubblico”». Per gli oppositori del decreto non basta, l’acqua deve rimanere un bene pubblico al 100%. Ma, scrive LA STAMPA, in molte zone d’Italia la gestione dell’acqua è già in mani private, «o meglio in mano a società a maggioranza pubbliche con soci privati, piccoli e grandi, italiani e stranieri». LA STAMPA accosta due interviste “pro” e “contro” la privatizzazione. Pro è Paolo Romano, amministratore delegato di Smat, la società metropolitana acque di Torino, controllata al 100% dal Comune e amministratore delegato di Sap, società acque potabili. Le tariffe all’inizio aumenteranno, dice nell’intervista, per recuperare gli investimenti. Ma dopo 10 anni i prezzi dell’acqua cominceranno a scendere e a stabilizzarsi, «Milano, dove c’è stata una gestione efficiente e tanti investimenti è la città dove l’acqua costa meno». Di parere opposto Teresa Petrangiolini di Cittadinanza Attiva, secondo la quale “privato” non è in automatico sinonimo di efficienza: «con la riforma non solo aumenteranno le tariffe, ma i servizi non miglioreranno affatto». A Latina, per esempio, «il gruppo privato Acqua Latina ha aumentato le tariffe del 300%. Gli stessi rincari ci sono stati ad Aprilia, dove tra i privati c’è la multinazionale Veolia. Ma il caso più eclatante è la Sicilia, dove ci sono tante società private, ma pochi investimenti e costi altissimi».

 

E inoltre sui giornali di oggi:

ISLAM
CORRIERE DELLA SERA – “Se l’Islam diventa partito” è il titolo dell’editoriale a firma Angelo Panebianco che ragiona sul caso spagnolo, dove è nato il primo partito islamico dell’occidente: «A differenza di ciò che fa la migliore medicina, la politica democratica non si occupa di prevenzione. Se così non fosse, una notizia appena giunta dalla Spagna dovrebbe provocare grandi discussioni entro le classi politiche di tutti i Paesi europei, Italia inclusa. La notizia è che, come era prima o poi inevitabile che accadesse, c’è già su piazza un partito islamico che scalda i muscoli, che è pronto a presentarsi con le sue insegne nella competizione elettorale di un Paese europeo. Si tratta del Prune, un partito fondato da un noto intellettuale marocchino, da anni residente in Spagna, Mustafá Bakkach. Ufficialmente, il suo intento programmatico è di ispirarsi all’islam per contribuire alla rigenerazione morale della Spagna. In realtà, cercherà di difendere e diffondere l’identità islamica. Avrà il suo battesimo elettorale nelle elezioni amministrative del 2011. Se otterrà un successo, come è possibile, solleverà un’onda (ce lo dicono i flussi migratori e la demografia) che attraverserà l’intera Europa. L’effetto imitativo sarà potente e partiti islamici si formeranno probabilmente in molti Paesi europei. A quel punto, la strada della auspicata «integrazione» di tanti musulmani che risiedono in Europa diventerà molto ripida e impervia».

 

CLANDESTINI
LA REPUBBLICA – Vicenda che ha dell’incredibile in un comune della provincia di Brescia. Coccaglio lancia l’operazione White Christmas, ovvero il Natale senza clandestini. Una scelta che un confuso assessore leghista, tal Claudio Abiendi, spiega così: «Per me il Natale non è la festa dell’accoglienza, ma della tradizione cristiana, della nostra identità». Dunque a Coccaglio, 7mila anime e 500 migranti, fino al 25 dicembre i vigili andranno casa per casa a verificare il permesso di soggiorno. Il sindaco Claretti ci tiene a precisare: «da noi non c’è criminalità, vogliamo soltanto iniziare a fare pulizia».

 

SCUOLA
LA REPUBBLICA – Cortei in 50 città, tafferugli a Milano, due arresti. Contestata la riforma Gelmini da circa 150mila studenti in tutta Italia. Chiedono al governo di bloccare i tagli, 8 miliardi e mezzo alla scuola pubblica, in nome del diritto allo studio e contro la privatizzazione della scuola pubblica. Al di là della cronaca, più interessante il dossier: “Disabili, taglio netto agli insegnanti di sostegno pioggia di ricorsi: «torna la classe differenziale»”. I disabili hanno perso metà dei loro diritti: ore di sostegno, assistenza inesistente, accesso allo studio di fatto negato. I dati relativi a quest’ anno segnalano un meno 500 insegnanti di sostegno e un più 4mila ragazzi disabili

IL MANIFESTO – Una pagina è dedicata al “ritorno d’onda” ovvero «Studenti medi, universitari e precari della ricerca in piazza in 50 città d’Italia. Nel mirino il ddl Gelmini sull’università e i tagli del governo. Occupati i rettorati a Bari e Torino, a Milano la polizia carica: arrestati due liceali, altri due saranno processati questa mattina per direttissima» L’articolo di apertura è dedicata alla “repressione” in atto nel capoluogo lombardo «A Milano gli studenti finiscono in galera». Luca Fazio racconta il corteo di ieri e le reazioni e sintetizzi in apertura dell’articolo «(…) Le pigliano gli studenti, i ragazzi che la sera si ritrovano con un bicchiere in mano, vengono processati per direttissima i writers, le pigliano gli occupanti di case, e figuriamoci i rom…» Nell’articolo c’è di tutto un po’ dai due studenti ventenni «del centro sociale Cantiere rimasti impigliati nelle reti sempre più strette della polizia (altri due sono stati fermati e poi rilasciati): questa mattina alle 9 vengono processati per direttissima (…)» Per finire all’arresto di cinque studenti in Statale, «quattro sono finiti agli arresti domiciliari, il quinto è finito direttamente in carcere. Di quale reato si sono resi colpevoli? Furto di fotocopie, con rissa al seguito» I fatti che risalgono al 2 ottobre: protesta, ingresso in Cusl per fotocopiare un volantino, fotocopie non pagate e rissa «è volato qualche schiaffone. Tutto qui» commenta Fazio «E la sproporzione tra l’illecito contesto e la furia repressiva si può spiegare solo con l’ansia criminalizzatrice che tutto macina nel tritacarne della repressione, Ecco perché le botte al corteo di ieri, e perché in quattro giorni gli arrestati sono saliti a sette. A bocce ferme, senza lo straccio di un’opposizione sociale degna di questo nome, a Milano questo non era mai capitato».

 

ERBA
IL GIORNALE – Pubblica a pag. 21 alcuni stralci del libro scritto da Lucia Bellaspiga e da Carlo Castagna “Il perdono di Erba” (edizioni Ancora). Una serie di distinguo rispetto a quanto riferito dai mass media dall’11 novembre 2006, giorno dell’eccidio, ad oggi. Castagna dice di non aver mai detto di non volere l’ergastolo a proposito dei carnefici e scrive: «Non sono un marziano continuo a dire che la giustizia degli uomini deve essere applicata ma parlo anche di un ‘altra Giustizia che ha tempi e logiche diverse».

 

DON GNOCCHI
IL GIORNALE – In occasione degli Ambrogini il sindaco di Milano Letizia Moratti ha proposto Don Gnocchi per la grande medaglia d’oro alla memoria.

 

POLITICA
IL MANIFESTO – Il commento in prima pagina di Norma Rangeri è dedicata alla crisi strisciante nella maggioranza «Prova generale» è il titolo. «Tenere unito un partito nato sul predellino è più difficile del previsto, e la tentazione di scioglierlo nel bagno di folla (elettorale) guadagna terreno. Nonostante la corazzata dei ventotto voti di fiducia, l’ultimo ieri sul decreto che privatizza i servizi di erogazione dell’acqua, il governo traballa, come un pugile suonato dalle divisioni della sua maggioranza (…) La bocciatura del lodo Alfano ha scoperto il tallone di Berlusconi alimentando l’escalation contro la magistratura. Da Palermo a Milano, il capo del governo è assediato da incubi di nuovi procedimenti penali, quando ormai si sono ridotti i margini di mediazione sulla giustizia e il processo breve ha la forma di un boomerang. Ossessionato dal tradimento degli alleanti (il voto di ieri era contro la Lega), e dal fantasma di Bettino Craxi del ’93, Berlusconi torna al complotto (…)».

 

INFLUENZA A
AVVENIRE – 190 reazioni avverse provocate dal vaccino contro l’influenza. E’ il dato, aggiornato al 10 novembre, fornito dall’Agenzia del farmaco (Aifa) nel rapporto sulla vaccinazione pubblicato sul suo sito, nel quale si specifica che le reazioni avverse sono quasi sempre simili “a quelle ai vaccini stagionali, si tratta di reazioni previste anche per il vaccino pandemico”. Tra le 190, 4 sono state riscontrate in bambini sotto gli 11 anni.

 

AFRICA
AVVENIRE – Il Congresso dei diritti civici, piattaforma associativa di diverse ong nigeriane, lanciano un appello ai capi tradizionali africani: scusatevi per il ruolo che avete avuto nella tratta degli schiavi. È la prima volta che sul fronte africano emerge un mea culpa in questa direzione. «Per questo l’appello del Crc è apparso come un segnale estremamente salutare, nonostante esso si iscriva anche nello sfondo dei contenziosi in corso in Nigeria sul riconoscimento costituzionale dei leader tribali».

 

RIFORME
ITALIA OGGI – “Tutti i partiti sono riformisti ma nessuno fa le riforme”. Il questo articolo pubblicato dal giornale dei professionisti nella sezione Primo Piano, Diego Gabutti ne ha per tutti, destra e sinistra. «Quando tutti parlano di riforme» scrive l’autore del pezzo «ma le riforme non si fanno mai, se non per burla, allora la verità è che nessuno le vuole, né condivise né votate (in barba a Gianfranco Fini e a chi la pensa come lui) dalla sola maggioranza. Il centrosinistra, sostiene l’articolo, mobilitandosi a favore della Costituzione minaccia controriforme appena il centra destra minaccia riforme. Le riforme del centro destra invece diventano del tutto irrimandabili quando si sta avvicinando una temuta sentenza di Tribunale. Ci mancherebbe anche, conclude ironicamente Gabutti, che come dice Fini «le riforme debbano essere condivise».

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